Cronaca

Un’inezia i 32 milioni di euro per il Piano olivicolo nazionale

Lo stanziamento del ministero delle Politiche agricole di 32 milioni di Euro per il primo “Piano olivicolo nazionale” è poca cosa a confronto col valore dell’aiuto di solidarietà che la Ue (e quindi Italia compresa) sta regalando all’olio d’oliva tunisino con l’eliminazione del dazio sulle importazioni nei Paesi della Comunità europea. Infatti, l’imposta doganale azzerata con le decisioni della Ue di agevolare l’importazioni in Europa di olio tunisino, prima per circa 57 mila tonnellate e recentemente per ulteriori 35mila tonnellate l’anno, gravava per Euro1,024 al chilogrammo di olio importato dal frontaliero Paese Nordafricano. Quindi, trattandosi di un’importazione complessiva di olio d’oliva tunisino di circa 92mila tonnellate l’anno, il conto del “regalo” della Ue agli importatori è presto fatto: ben 92 milioni di Euro l’anno di dazio eliminato. Cifra, questa, che nel biennio per cui è stato concesso l’incremento di importazione di ulteriori 35mila tonnellate l’anno porta ad un mancato incasso d’imposta da parte dell’Erario statale della somma di circa 184milioni di Euro. E, come ha affermato il presidente di Confagricoltura della provincia di Taranto, Luca Lazzaro, l’importo ministeriale stanziato per finanziare su scala nazionale il “Primo piano olivicolo” sicuramente “impallidisce” a cospetto dell’agevolazione concessa dall’Ue all’agricoltura tunisina.        

Infatti, lo stanziamento del ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina (Pd), a favore degli operatori olivicoli ed oleari italiani per far fronte alle difficoltà che sicuramente si verificheranno a seguito dell’enorme quantità di olio d’oliva extracomunitario che sarà presente nei prossimi due anni sul mercato interno italiano – a detta di alcuni autorevoli esponenti del mondo rurale – “rappresenta una vera inezia rispetto al reale fabbisogno per rilanciare il settore olivicolo nazionale”. Ed è uno stanziamento davvero irrisorio soprattutto per far fronte a danni economici che la categoria dei produttori olivicoli ed oleari italiani riceverà a breve dall’immissione nel mercato comunitario di ulteriori 70mila tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero. Infatti, secondo i bene informati, la somma stanziata dal Governo italiano per il primo “Pon” (Piano olivicolo nazionale, per appunto) serve verosimilmente a tacitare unicamente il coro di proteste che si sono elevate in questi ultimi mesi intorno dalla decisione della Commissione europea di incrementare le importazioni di olio dal frontaliero Paese Nordafricano. “Ma sarà mai possibile – si chiedono sconcertati alcuni operatori olivicoli pugliesi – finanziare un intero comparto produttivo come quello olivicolo ed oleario, che in Italia rappresenta tra i principali filoni del settore primario e che fa del nostro Paese  una delle principali realtà produttive in Europa ed al mondo di olio extra vergine di oliva?”.Difatti, le aziende olivicole nazionali sono circa 900mila e sviluppano un volume d’affari di ben 3 miliardi di Euro, pari al 3% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano. Le produzioni tipiche già riconosciute di olio “Made in Italy” sono 42 Dop ed una Igp. Però, nonostante l’esiguità delle risorse messe a disposizione dal ministero guidato da Martina, le due principali Organizzazioni agricole nazionali, Coldiretti e Cia, commentano positivamente l’attività del Governo avviata per il comparto con il primo Piano olivicolo nazionale. Infatti, il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, al riguardo del Pon ha affermato: “Si inizia un percorso per valorizzare concretamente il prodotto italiano di qualità verso i principali mercati di destinazione europei ed extraeuropei facendo leva sul piano olivicolo nazionale che destina risorse interessanti al settore per incrementare la produzione nazionale, sostenere attività di ricerca, stimolare il recupero varietale e la distintività a sostenere ed incentivare strumenti di aggregazione dell’offerta. Sostanziale opportunità di recupero anche per gli oli salentini, la cui immagine è stata ingiustamente messa a dura prova a causa della  Xylella Fastidiosa”. Invece, per i direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, “La Puglia dovrà saper cogliere l’occasione per beneficiare delle iniziative dirette alla valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva  con particolare riguardo ad azioni divulgative per favorire la conoscenza delle proprietà nutrizionali e salutistiche degli oli extravergini di qualità. Il Pon dovrà servire anche da supporto agli oli salentini. L’olio è il terzo prodotto pugliese più esportato, per un valore di circa 106 milioni di Euro, quasi il 9% dell’export di olio dall’Italia”. Infatti, la Puglia con la sua produzione di 169, 325 tonnellate di olio di oliva di pressione dell’annata 2015/16 rappresenta quasi il 40% della produzione olivicola italiana (che per detta campagna  olivicola è stata complessivamente di circa 380mila tonnellate) conta un fatturato di 522 milioni di Euro l’anno. Il tessuto imprenditoriale del comparto è rappresentato da 270mila imprese olivicole esistenti, pari al 22% delle aziende italiane del settore. Soddisfazione per l’approvazione del Pon ha espresso anche la “Cia Puglia” che attraverso il suo presidente regionale, Raffaele Carrabba, ha dichiarato di ritenere il Piano olivicolo nazionale “una grande opportunità” per un settore in forte affanno ed alle prese, soprattutto in Puglia, con problematiche di non poco conto, quale è l’emergenza legata alla presenza in molti uliveti del Salento, del brindisino e del tarantino del batterio xylella fastidiosa. Carrabba ha inoltre affermato: “Occorre puntare a valorizzare sempre più l’olio extra vergine di oliva, difendendo la qualità e la tipicità e rafforzando la filiera”. Infatti, per la Cia Puglia, “il Piano olivicolo nazionale rappresenta anche uno strumento importante in un momento particolare dovuto all’ok dato dall’Ue alla importazione di olio tunisino a dazio zero”. “Provvedimento, quest’ultimo, che non farà che aggravare ulteriormente la situazione – ha pure ammesso il presidente pugliese della Cia –  se si considera che proprio l’olio di oliva è il prodotto principe della nostra agricoltura”, concludendo che “è fondamentale impegnarsi sempre più nel garantire tracciabilità e chiarezza sull’indicazione di origine, nel contrasto alle contraffazioni ed al fenomeno dell’italian sounding”. E ciò nell’interesse primario sia dei consumatori, che devono avere informazioni chiare e veritiere sui prodotti che acquistano, che degli operatori virtuosi ed onesti del settore. Auspici e buoni propositi che dovranno, però, misurarsi necessariamente con la realtà ed i costi economici globali del settore. Per cui, probabilmente, è prematuro illudersi sul risultato finale del primo Pon e delle sue altrettanto probabili inadeguatezze finanziarie. Infatti, ciò che è certo per gli operatori italiani, e pugliesi in particolare, del comparto è che il mercato all’ingrosso dell’extra vergine di oliva nazionale si è praticamente fermato dopo la recente decisione (definitiva) della Ue di incrementare l’importazione di olio d’oliva dalla Tunisia e, per questo, i prezzi dell’olio d’oliva pugliese di qualità sono già tendenzialmente al ribasso. Situazione, questa, che è sicuramente preoccupante se si considera che la campagna di produzione è da poco terminata e potremmo essere alla vigilia di un’altra buona ed abbondante annata  produttiva. Intanto, da Bruxelles potrebbe arrivare un altro duro colpo al settore se, come annunciato, a breve la Ue decidesse di abolire l’obbligo della data massima di conservazione per l’olio d’oliva sull’etichetta. Una scadenza che – come è noto – non riguarda il prodotto, ma la sua conservabilità nel contenitore in cui è stato confezionato. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Aprile 2016

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