Un’istituzione della buona cucina
Una istituzione della buona cucina. Cinquantasette anni di tradizione, fondato infatti nel 1964. Parliamo del celebre ristorante Toruccio a Giovinazzo, due passi dal mare. Molto più che una semplice meta gastronomica, ma vera anima della ridente cittadina. Oggi lo gestisce con mano felice e sapiente il patron Giancarlo Arcieri. Facciamo un po’ di storia. Toruccio (abbreviativo di Salvatore) nasce nel 1964 per mano di Salvatore Bavaro. Toruccio è infatti un diminutivo, sta per Salvatoruccio. Originariamente era solo una rivendita di cozze. Piano piano Bavaro ci mise un ombrellone, si ingrandì e divenne pizzeria. Giancarlo Arcieri lo ha rilevato nel 2017 dopo qualche tempo di alterne fortune ed è ritornato agli splendori di una volta. In cucina ci sta uno chef di collaudata bravura, Corrado Amato che da poco ha vinto il premio Cappello d’ Oro a Napoli. Da notare che una delle carte vincenti del locale è la scelta rigorosa delle materie prime a chilometro zero, della freschezza dei prodotti (pesce e frutti di mare in testa) molti dei quali fatti in casa ( pane e taralli ad esempio). Abbiamo intervistato Giancarlo Arcieri.
Arcieri, come nasce Toruccio?
“Nel 1964, fu per iniziativa di Salvatore Bavaro che mise allo stesso punto, una rivendita di cozze, come ce ne sono tante sulla costa. Successivamente si ingrandì con un ombrellone e poi divenne pizzeria. Noi lo abbiamo rilevato nel 2017, quando Toruccio aveva conosciuto un appannamento. Era diventato una banale pizzeria balera. Adesso viene gente da fuori per gustare i nostri piatti”.
Quale la vostra filosofia?
“Nel nostro modo di intendere la ristorazione ci sta la fusione di tradizione con tecnica ed innovazione. La gente che viene al ristorante vuole sempre qualche cosa di più, una particolarità che inevitabilmente in casa non si ha. Ad esempio da noi non troverete il banale risotto ai frutti di mare che fanno tutti, ma ad esempio tubettoni cozze e vongole su mousse di patate”.
Citiamo qualche chicca dal menù ricco e variegato. Degni di citazione gli innovativi ravioloni ripieni di parmigiana, il calamaro alla griglia ripieno di cime di rapa e crema di aglio nero, la frittura di paranza fatta come il Signore comanda.
Ricca la scelta dei dessert tra i quali spicca il tortino caldo al cioccolato ( vige la regola del menù stagionale) .
Interessante e varia la scelta dei vini con etichette nazionali ed estere. Inappuntabile e professionale il servizio in un ambiente rilassante. Onesto il rapporto qualità- prezzo.
Bruno Volpe
Pubblicato il 19 Novembre 2021