Uno stratagemma salvò i Quaderni di Gramsci
Da due anni l’Associazione Casa Natale Antonio Gramsci organizza un concorso di pittura riservato a detenuti italiani e autori di opere che riproducano il sentimento e il vissuto del regime carcerario. Il concorso è dedicato alla memoria del pittore Ales ‘Peppinetto’ Boy (nato ad Oristano nel ’32 e cresciuto ad Ales, paese natale della madre, dopo la morte del padre, Ales Boy mise subito in luce una singolare attitudine verso le arti figurative. Fra le sue opere principali, l’affresco della cupola della Cattedrale di Ales, le decorazioni delle cappelle minori della Chiesa di Maria Maddalena a Morgongiori e ‘Gramsci dietro le sbarre’, un ritratto del grande prigioniero politico. Morì a Cagliari nel ’99). L’edizione di ‘Gramsci visto da dietro le sbarre – 2016’, questo il nome del concorso, ha coinvolto 29 istituti di pena per un totale di cento tele. Si è classificato primo Marco Tavoletta, del carcere di Nuchis (Tempio Pausania). Le opere, esposte per la prima volta ad Ales (dove Gramsci nacque nel 1891), si apprestano ad abbandonare la Sardegna per una mostra itinerante che attraverserà l’Italia. La prima tappa ‘continentale’ è pugliese. Da avantieri i cento dipinti sono in esposizione alle Officine Cantelmo di Lecce, dove resteranno sino al 24 giugno. In qualche modo Gramsci torna in Puglia. Com’è noto, il grande pensatore rivoluzionario, cominciò a scontare la sua pena nel carcere di Turi il 19 luglio 1928 : era il detenuto 7047. A Turi rimase sino al 19 novembre del 1933, quando le sue condizioni di salute, rese precarie dalla durezza del regime carcerario, ne suggerirono il trasferimento nell’infermeria del carcere di Civitavecchia. Sarebbe morto quattro anni dopo a Roma. A Turi (la cella che lo ospitò potrebbe diventare monumento nazionale) Gramsci scrisse i suoi famosi Quaderni. Nell’imminenza del trasferimento, Gramsci espresse ai suoi compagni di cella la preoccupazione che i Quaderni gli venissero sequestrati dalla guardia preposta al controllo di tutto ciò che veniva stivato nel bagaglio dei detenuti in trasferimento. Uno di questi detenuti, Gustavo Trombetti (la testimonianza è riportata da Gianni Francioni nell’introduzione all’edizione anastatica dei Quaderni) escogitò uno stratagemma : “Così ci accordammo, facendo un piccolo piano. Lui a un certo punto avrebbe iniziato una conversazione con il guardiano, che era come Gramsci un sardo, in lingua sarda e, nel momento convenuto, proprio mentre Gramsci a bella posta si mise tra me e la guardia, io in quell’attimo presi dallo scaffale il pacco dei quaderni e li ficcai nel baule, avendo cura di coprirli subito con altre cose. Così l’operazione riuscì, e Gramsci fu più tranquillo. Riempito il baule, fu legato e piombato in presenza di Gramsci”.
Italo Interesse
Pubblicato il 11 Giugno 2016