Primo Piano

Un’opa di Canonico (Mep) sui resti dello scudocrociato barese?

Il segretario provinciale dell’Udc barese, Filippo Barattolo, alle politiche di febbraio non solo è riuscito a ridurre il partito a percentuali da prefisso telefonico nella città di Bari, ma ora potrebbe forse avere pure pensato di svendere politicamente, ciò che ancora rimane in Terra di Bari di quel partito, ossia il contenitore ed alcuni nostalgici dello scudocrociato, al gruppo politico del consigliere regionale Nicola Canonico. Come è noto, Canonico vanta un’elezione con oltre 16mila voti di preferenza nelle fila del Pd alle ultime regionali. E subito dopo è stato pure il fondatore del gruppo politico Mep (Moderati e popolari), che nell’Aula di via Capruzzi conta ben tre consiglieri. Infatti, secondo qualche bene informato, Barattolo già da tempo avrebbe aperto una trattativa con il braccio operativo di Canonico, il presidente del consiglio comunale di Bari, Pasquale Di Rella, che starebbe costruendo le premesse per giungere, successivamente, ad una confluenza del Mep nell’Udc pugliese e, quindi, ad un totale controllo del partito da parte di Canonico, prima a livello barese e poi, soprattutto, anche regionale. E ciò al fine di evitare che una richiesta di confluenza immediata e diretta del gruppo di Canonico nell’Udc possa irritare la suscettibilità di alcuni esponenti territoriali del partito. Ma ancor di più, quasi sicuramente, gli eletti dell’Udc nei diversi livelli istituzionali locali, dalla Regione a scendere, fino a quelli circoscrizionali, senza però escludere neppure l’unico esponente pugliese dell’Udc eletto in Parlamento alle ultime politiche, il foggiano Angelo Cera. Insomma, a detta di qualcuno, Barattolo per vendicarsi della sua mancata elezione alla Camera alle politiche di febbraio scorso avrebbe pensato di consegnare quasi subito l’Udc barese a Canonico, in modo da salvaguardare da subito la propria sopravvivenza da assessore al Comune di Bari ed anche, eventualmente, la possibilità di ottenere alla scadenza qualche altro importante, ma soprattutto molto remunerativo, incarico politico di governo, o sottogoverno, visti i suoi rilevanti e, forse, inderogabili fabbisogni economici personali. Infatti, Barattolo nonostante alle scorse elezioni politiche si sia fatto candidare al terzo posto nella lista pugliese dell’Udc, con la speranza che quella fosse una posizione sicura per essere eletto, visto che il partito in Puglia contava ben quattro deputati uscenti, non è stato comunque eletto poiché, secondo alcuni esponenti del suo stesso partito, alla fine molti dei rappresentanti locali dell’Udc non si sono impegnati affatto per il partito in campagna elettorale, proprio perché non avevano gradito la decisione dei vertici romani di mettere il segretario provinciale barese in posizione di quasi sicura eleggibilità. Una posizione che, sempre a detta dei soliti bene informati, avrebbe dovuto essere riservata a personalità più rappresentative dell’area cattolica e moderata e non certo a Barattolo, esponente Udc che non è neppure di origini democristiane, bensì è solo un noto “relitto politico” del vecchio Psi di Bettino Craxi, che nel 2001, pur essendo un consigliere comunale eletto nelle fila del Nuovo Psi, pensò bene di passare nel Ccd di Pierferdinando Casini, per poi ritrovarsi, quindi, nell’Udc. E ciò al fine di rimediare qualche indennità, e non solo, per ruoli politici o incarichi istituzionali, senza peraltro farsi mai contare nelle elezioni, per valutare il consenso personale di cui è portatore al partito dello scudocrociato.”Un consenso che – ribadiscono alcuni affezionati elettori ex democristiani dell’Udc – a giudicare dai suoi oltre quattro anni di gestione padronale del partito in Terra di Bari, dovrebbe essere alquanto scarso, se non addirittura inesistente”. Ed i numeri confermerebbero questa tesi, considerato che, nonostante Barattolo a Bari sia pure assessore comunale da quasi quattro anni, con lui candidato in posizione di possibile eleggibilità, in città alle scorse politiche l’Udc ha registrato il peggior risultato della regione, ottenendo appena lo 0,9% dei consensi. Un dato negativo che dimostra sicuramente l’inconsistenza elettorale e politica, oltre che l’incapacità gestionale, di chi regge effettivamente, dagli inizi del 2009, le sorti del partito nel capoluogo pugliese. Allora, stando alle indiscrezioni, qualcuno si chiede: “Ma Barattolo, che – a quanto si dice – si starebbe prodigando per offrire a Canonico la sigla dell’Udc, crede forse di essere il titolare dello scudocrociato pugliese?” E, continuando: “Cosa, questa, sicuramente non vera, visto che è già lui un miracolato del sindaco Emiliano, che lo mantiene ancora nell’incarico di assessore?” E su quest’ultima considerazione ci si domanda poi se, per caso, Barattolo non stia cercando di fare dell’Udc come Totò, in un’indimenticata scena di un noto film, faceva della fontana di Trevi, quando, pur non disponendone, se la vendeva al miglior offerente. Però, sembra che Canonico si sia lasciato incantare dal presunto patrimonio elettorale di Barattolo nell’Udc, ma soprattutto dalle sue lusinghe personali, tanto che, per il prossimo giovedì, pare sia stato fissato un ulteriore incontro tra i  dirigenti del Mep e Barattolo, per approfondire e mettere a punto ulteriori particolari dell’operazione. Da non dimenticare, però, che alle ultime politiche Canonico, da capolista al Senato per il Centro democratico degli onorevoli Donadi e Tabacci, non è riuscito neppure a farsi eleggere, ma ha solo contribuito a portare voti alla lista pugliese di Cd anche per la Camera, facendo così rieleggere deputato il barese Pino Pisicchio. Errore, questo, che – secondo alcuni –  dimostrerebbe come Canonico abbia già da tempo iniziato a perdere di lucidità politica, e non ci sarebbe da meravigliarsi se, adesso, riuscisse a farsi gabbare persino da un imitatore del venditore di fontana di Trevi. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 25 Giugno 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio