Cronaca

Un’opportunità per la Puglia cooperante con i Balcani

L’Albania è pronta a lanciare la sua sfida per diventare regina del turismo. Dopo decenni di isolamento a causa della guerra e della conseguente crisi economica, ha voltato pagina ripartendo dal e terziario e ora vuole svelare i suoi segreti all’Europa, senza però cadere nella trappola del turismo di massa. Un’opportunità che non può sfuggire alle Istituzioni e agli operatori del settore nostrani. La Puglia infatti, è da sempre per vicinanza territoriale e per cooperazione internazionale, uno dei principali partner dell’Albania con cui ha stipulato, negli anni, diversi accordi in campo economico e turistico. L’ultimo, siglato nel 2016, riguarda il Programma transfrontaliero Interreg IPA “Italia-Albania-Montenegro” per il periodo 2014-2020, caratterizzato dalla definizione della Strategia Macroregionale Adriatico-Ionica e da un sempre più intenso tessuto di relazioni tra Puglia, Albania e Montenegro. L’Italia partecipa al programma con due regioni: la Puglia, che svolge anche il ruolo di Autorità di Gestione, e il Molise; L’Albania e il Montenegro partecipano con l’intero territorio. Il Protocollo prevede iniziative a sostegno di quattro settori prioritari: si va della cooperazione transfrontaliera alla gestione del patrimonio naturale e culturale per la valorizzazione del turismo e l’attrattività dei territori; passando per la protezione dell’ambiente, gestione del rischio e strategie per ridurre le emissioni di carbonio; per finire all’incremento dell’accessibilità transfrontaliera, promozione dei servizi di trasporto sostenibili e miglioramento delle infrastrutture pubbliche. Il porto di Bari, inoltre, costituisce il principale gateway per il collegamento con l’Albania, di cui il Porto di Durazzo rappresenta il nodo logistico primario catturando oltre l’80% del traffico verso l’italia, viceversa circa l’89% del traffico dei passeggeri ferries che attraversa il Porto di Durazzo passa dal Porto di Bari.  Il potenziale non è sfuggito agli operatori del settore e il piccolo Paese dei Balcani – una superficie uguale a quella del Piemonte e della Valle d’Aosta – figura, per la prima volta, nei cataloghi estivi del gruppo Alpitour che debutta con località balneari, come Valona e Saranda e con due tour storici proposti dal brand Francorosso per la fascia medio-alta. I numeri fanno già intravedere la svolta. “Nel 2016 – spiega il ministro del Turismo, Milva Ekonomi – c’è stato un boom di turisti: 4,3 milioni, il 15% in più del 2015. Inserita dalla Rough Guides tra le dieci destinazioni top nel 2016, il settore è uno dei più importanti con un giro d’affari di 1,5 milioni di euro, il 7% del Pil nazionale. Il fatturato delle agenzie di viaggio è aumentato del 23%, quello degli alberghi del 7%”. A crescere sono i flussi da Paesi vicini come Kosovo, Montenegro e Macedonia, ma aumentano anche i viaggiatori da Germania, Polonia, Russia e Italia. Ai turisti offre natura incontaminata, rovine millenarie, una gastronomia in cui si mischiano sapori orientali e occidentali, gente affabile. Tre località sono patrimonio mondiale dell’Unesco: il sito archeologico di Butrinto e i centri storici di Berat e Argirocastro. Lo sforzo è anche quello di ricostruire la memoria storica del Paese. L’emblema è il Bunk’art di Tirana, centro culturale creato in un bunker antiatomico costruito ai tempi della dittatura comunista. Bunkers di cemento, che il regime ha costruito negli anni ’70 e ’80 temendo un’invasione, si vedono ovunque, sulle spiagge e in montagna. Dal 2014 candidata a entrare nella Ue, l’Albania è un grande cantiere. Dappertutto si costruiscono strade, palazzi, ospedali e scuole, con l’aiuto degli stranieri, molti italiani, allettati da incentivi come la riduzione dell’Iva dal 20 al 6% per le strutture alberghiere. L’attenzione all’ambiente c’è: “Abbiamo abbattuto 20.000 costruzioni abusive. Non vogliamo che la costa sia cementificata”, spiega Artan Gaci sottosegretario al commercio estero. “A Tirana, spiega l’entusiasta sindaco Erion Veliaj, 38 anni nel 1991 circolavano 17 auto perché il regime di Enver Hoxha proibiva il traffico privato, ora sono 170.000, in gran parte Mercedes. Inoltre- prosegue – ci sono 103 cantieri pubblici, alcuni grandi come quello per il nuovo stadio, altri più piccoli: oltre 100 milioni saranno investiti dai privati per fare 20 scuole”. Un’occasione nella quale la Regione Puglia dovrebbe investire finanziando progetti turistici transfrontalieri e agevolando la collaborazione tra gli operatori del settore di entrambi i Paesi.

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 14 Giugno 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio