Uova a impatto zero
Avantieri parlavamo di una Pasqua che si annuncia fiacca sul piano commerciale e addirittura spenta su quello devozionale. Meno male che tra scarcelle, agnellini in pasta reale, colombe e uova, l’involucro della tradizione tiene ancora. Ma così non può durare. Guardando le cose in prospettiva, però, ci sono quest’anno novità da valutare con attenzione. La maggiore di esse, ci diceva ier l’altro un piccolo commerciante di Carrassi, è rappresentata dall’uovo biologico ed equosolidale. L’uovo di Pasqua del terzo millennio rispetta ambiente e qualità. Parola d’ordine : Uova a impatto zero. Ovvero, niente più imballi sontuosi, quell’enfasi kitch che fa tanto piccolo borghese. Ha forse un senso sprecare risorse e creare ancora problemi di smaltimento? Vietando il fasto di plastica e derivati a beneficio di confezioni sobrie a base di carta e cartone, si calcola di abbattere del 25% il problema inquinamento (a titolo d’esempio, alcuni prodotti sono avvolti in un velo di seta realizzato a mano da artigiane del Bangladesh ricavato dagli scarti di produzione delle fibre di seta. E un’azienda leader nel settore dolciario si è impegnata a contenere le emissioni di CO2 e a tutelare 220mila mq di foresta in crescita in Costa Rica). Quanto alla materia prima – e giusto per incentivare i consumi, che stanno precipitando – si punta sulla superiore qualità del cacao che proviene dalla Repubblica Dominicana e dalla cooperativa Manduvirà in Paraguay. Ma c’è un’ulteriore novità, ancora più grossa e che per gli anni a venire promette di sfondare : l’uovo fai-da-te. Lo conferma la domanda di stampi, che è in crescita. E non basta (ancora il nostro uomo) : Con il successo in tv di Prova Del Cuoco, la fortunata trasmissione di Antonella Clerici, cominciano a fioccare nei negozi le richieste di stampi per colombe artigianali. Se a tutto ciò si aggiunge l’intramontabile consuetudine barese di preparare in casa scarcelle nelle forme più fantasiose, possiamo concludere che già per il prossimo futuro si annuncia una Pasqua diversa sul piano gastronomico (escludiamo però che si arrivi ad allevare agnellini improvvisando cucce sul balcone di casa). E’ tutto ciò un segnale di crisi? Non è detto che col fai-da-te si risparmi o si realizzino uova e colombe di qualità superiore. E allora questa riscoperta manualità casereccia segnala semmai che l’uomo comune sta cominciando ad orientarsi verso una dimensione pasquale meno distratta e consumistica. Questo fai-da-te svela un ritrovato e più autentico modo, finalmente personale e non più sciatto o abitudinario, di vivere il sentimento che colora la festa della Resurrezione.
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Pubblicato il 23 Aprile 2011