Valentina non sapeva volare…
Il Museo della Cosmonautica di Mosca, il più grande al mondo nel suo genere, raccoglie 85mila oggetti e richiama 330mila visitatori l’anno. In un rapporto di uno a mille, anche l’Italia può vantare qualcosa del genere. Insieme a un planetario digitale D3 e ad un osservatorio astronomico, il nostro Museo della Cosmonautica si inserisce all’interno del Parco Astronomico San Lorenzo, ubicato a tre chilometri da Casarano, sulla strada provinciale per Ruffano, in contrada Manfio Mascarane. ; visto dal di fuori, specie dall’alto, questo Parco un po’ inquieta per il disegno : La presenza di spazi circolari alternati geometricamente a vaste semicupole eccita la fantasia, sì che l’insieme potrebbe essere scambiato per una postazione militare o una base aliena. Voluto da Giuseppe De Filippi – il quale non ha mai mancato di precisare che questo Parco, nato nel 2013, è frutto dei risparmi di una vita e non deve dire grazie a nessuno, a cominciare dalle pubbliche Istituzioni – il Museo della Cosmonautica si raccoglie all’interno di una cupola semi sferica di 13 m. di diametro per una superficie di 130 mq. Raccoglie una discreta quantità di materiale relativo all’esplorazione spaziale. Tra i pezzi più pregiati spiccano, cimeli originali di alcune missioni Apollo, una riproduzione della tuta indossata da Neil Armstrong, una riproduzione in sala 1:2 del Modulo Lunare, una raccolta di meteoriti e fotografie autografe di molti astronauti. Tra queste spicca quella di Valentina Tereskova, di cui ricorre oggi il 59° anniversario della sua celebre missione spaziale. Era il 16 giugno 1963, erano i giorni dell’Unione Sovietica, quando dal cosmodromo di Bajkonur, unica componente della missione Vostok 6, veniva lanciata Valentina Tereskova, questa ventiseienne di Maslennikovo, un villaggio della Russia Europea, entrata nella storia come prima astronauta femminile. Dopo pochi minuti la capsula aveva raggiunto la traiettoria d’orbita terrestre con un perigeo di 165 km ed un apogeo di 166 km. Tre giorni dopo, il 19 giugno 1963, alle 08.20, a circa 620 chilometri a nordest di Karaganda – oggi nel Kazakistan, la Tereškova si catapultava dall’abitacolo della capsula mediante un apposito seggiolino eiettabile, atterrando appesa ad un paracadute. Quella capsula (malconcia) è attualmente esposta nel Museo RKK Energija di Kaluga in Russia. Particolare curioso, Valentina Tereskova non aveva nessuna laurea in ingegneria, né aveva mai pilotato un aereo. Aveva un passato di operaia in una fabbrica di pneumatici e, dopo, in un’impresa produttrice di filo da cucito. Ma dal 1955 praticava con passione il paracadutismo. Fu questo precedente a permetterle di fare ingresso nel primo Corso di Formazione Astronautica per donne aperto alle paracadutiste, stante all’epoca l’assoluta carenza di donne-pilota. Nel novembre dello stesso anno, con grande soddisfazione del Partito, la Tereškova sposò Andrijan Grigor’evič Nikolaev, cosmonauta che aveva partecipato alla missione Vostok 3. Il matrimonio venne celebrato a Mosca e seguito con molta enfasi dai media sovietici. – Nell’immagine, la Tereskova, vestita di bianco, viene accolta trionfalmente nella capitale sovietica; alla sua sinistra è il marito, a destra sono riconoscibili Jurij Gagarin e la moglie Valentina Gorjačeva.
Italo Interesse
Pubblicato il 16 Giugno 2022