Cronaca

Valenzano, sfiduciato il sindaco di centrosinistra Lampignano eletto nel 2010

Tanto ha tuonato… che alla fine il Primo cittadino di Valenzano, Luigi Lampignani, è caduto. E quindi ora a Valenzano, come a Modugno, arriva il commissario prefettizio e nella prossima primavera si riapriranno con notevole anticipo le urne, per l’elezione del sindaco ed il rinnovo del consiglio comunale, rispetto alla scadenza naturale che sarebbe avvenuta nella primavera del 2015. Infatti, ieri mattina è stato depositato al protocollo della segreteria generale del Comune di Valenzano l’atto con cui la maggioranza assoluta dei componenti del consiglio comunale, vale a dire undici su venti, si sono dimessi congiuntamente, determinando lo scioglimento anticipato dell’assemblea cittadina eletta nel marzo del 2010 e, quindi, la caduta dell’Amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Luigi Lampignano (Pd). Pertanto già oggi, in tarda mattinata, il Prefetto di Bari, Mario Tafaro, potrebbe rendere noto il nome del commissario che dovrà gestire il Comune per gli atti di ordinaria amministrazione fino alle elezioni della prossima primavera, quando i valenzanesi saranno chiamati ad eleggere gli amministratori a cui affidare le sorti cittadine per i prossimi cinque anni, se andrà bene. Difatti non è stato così per il sindaco ed il consiglio comunale decaduti ieri, che erano stati eletti meno di tre anni fa, per cui a Valenzano da tempo soffiavano i venti di crisi, in quanto la coalizione dei partiti (Pd, Sel, Idv, Udc, “Io Sud”e la civica “Insieme per Valenzano”) che nel 2010 aveva vinto le elezioni, sostenendo la candidatura a sindaco di Lampignano, era entrata in crisi appena un anno dopo l’inizio del mandato consigliare. Come si ricorderà, a giugno scorso era stato lo stesso Lampignani a presentare le dimissioni, poi ritirate, a seguito di un ritrovato equilibrio nella maggioranza con un rimpasto di giunta che pareva aver rimesso pace nelle fila della coalizione di centrosinistra. Però, evidentemente, il fuoco era rimasto ancora acceso sotto la cenere, per cui gli sfilacciamenti avvenuti all’interno della stessa coalizione, alla fine hanno portato ad una rottura definitiva tra il sindaco Lampignano e tre consiglieri di maggioranza, che hanno unito la loro firma a quella degli otto rappresentanti di opposizione, per mandare a casa anticipatamente in primis il sindaco ed anche l’intero consiglio comunale eletto nel 2010. Infatti, a sottoscrivere congiuntamente le dimissioni da consigliere, per far decadere Lampignano, si sono presentati davanti al notaio i tre esponenti di maggioranza Vitantonio Devitofrancesco e Giuseppe Spinelli della civica “Insieme per Valenzano”, il consigliere Antonio Demario, eletto nel Pd e poi transitato al gruppo misto, oltre agli otto  esponenti dell’opposizione, composta da quattro rappresentanti del Pdl, Innocenzo Carriero, Pasquale De Filippis, Maria Cicirelli e Francesca Ferri, da due rappresentanti della lista civica indipendentista, Lorenzo Lopresti ed Agostino Partipilo, da Giovanni Giuliano del Movimento Schittulli e da Donato Amoruso, quest’ultimo entrato in consiglio in rappresentanza di un’altra civica presente nelle amministrative del 2010 e che lo portava come candidato a sindaco. Il sindaco Lampignano, a detta di alcuni cittadini di Valenzano, versava ormai in una situazione di immobilismo politico ed amministrativo, dovuto ai veti incrociati che si erano creati all’interno della coalizione di maggioranza, per cui difficilmente sarebbe rimasta in piedi a lungo. Infatti, fanno notare gli stessi cittadini, il sindaco non poteva  più contare su una maggioranza organica per far approvare in Aula i provvedimenti necessari ad amministrare la città. Un’amministrazione – sostengono alcuni addetti ai lavori – che si reggeva in consiglio o sulle assenze che, a volte, si verificavano tra le fila dell’opposizione, oppure su accordi improvvisati e contingenti, che il sindaco di volta in volta instaurava all’interno della sua maggioranza. Ora, infatti, la crisi si è stata consumata fino in fondo ed in primavera la parola passerà agli elettori che, con il loro voto, sceglieranno chi lasciare a casa e chi, invece, mandare a Palazzo di città.     

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Dicembre 2012

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