Vampiri? Cose da “donnicciole e poveri contadini”
Nove strade su dieci giustificano un : Carneade, chi era costui?… Salvo rari casi in cui le targhe poste agli angoli delle strade indicano anno di nascita, anno di morte e ‘qualifica’ (patriota, benefattore, imprenditore…), un nome/cognome a suo tempo famoso è di fatto ridotto a mero seppur notissimo toponimo. Per esempio, chi fu Giuseppe Davanzati? Nato a Bari nel 1665 da Lorenzo, patrizio fiorentino, e da Eugenia Celia, nobile originaria di Atene, il Nostro divenne arcivescovo di Trani. Figura emblematica del primo Illuminismo settecentesco, viaggiatore instancabile, amico personale di papi e regnanti, Davanzati fu tra i più strenui sostenitori della necessità di conciliare fede e verità, ragionamento intellettuale e verifica empirica. Autore di numerosi saggi, si occupò anche di argomenti di natura curiosa e controversa. Dopo una ‘Dissertazione sulla tarantola in Puglia’ scritta nel 1740 e andata perduta, nel 1739 ne scrisse una seconda che incontrò il favore di Benedetto XIV e di Pietro Metastasio, il quale in una missiva ebbe ad esprimersi entusiasticamente in ordine alla dissertazione dell’«impareggiabile» Davanzati, per la «vastissima e sempre opportuna erudizione», per il «giusto perspicacissimo discernimento del prudente e sagace scrittore» e per «la robusta non meno che allettatrice eloquenza». Lo spunto per questa ‘Dissertazione sopra i vampiri’ la procurò all’autore l’incontro “di felice memoria” col cardinale Schrattembach, vescovo di Olmutz. “Questi una sera – spiega Davanzati nel preambolo – mi fece sapere, in tutta confidenza, di avere ricevuto per posta una distinta relazione dal suo concistoro di Olmutz, nella quale ufficiali imperiali gli davano notizia di come il morbo (soprannominato anche la strage dei Vampiri) si fosse molto ampliato nella provincia della Moravia sua diocesi; e che sebbene avesse cercato di frenare l’epidemia, tuttavia, con molto dispiacere, aveva dovuto constatare che questa si dilatava sempre di più con la morte e lo sterminio di quella povera gente”. Inizialmente il D. si mostrò scettico. La lettura della gazzetta di Vienna, che informava abbondantemente sulle storie dei vampiri, lo fece ritornare però sui suoi passi. Consultò allora gli autori antichi e moderni per convincersi della “certezza storica de’ vampiri”, che egli accostò agli spiriti, ai fantasmi e ad altri revenants più familiari alla cultura italiana e decise di spiegare la questione secondo i criteri della ragione. La conclusione di questo monumento al buon senso e al progresso scientifico fu che, al pari di lamie e monacelli, i vampiri esistevano davvero, ma solo nella “fantasia corrotta del popolo basso”, ovvero di “donnicciole e poveri contadini”.
Italo Interesse
Pubblicato il 29 Settembre 2012