Varichina, l’occasione sprecata
Chi a suo tempo non lo sbeffeggiava? Adesso tutti gli tessono panegirici : Lorenzo era grande, era unico, guardava trent’anni avanti, non l’ha capito nessuno… Da un eccesso all’altro. In realtà, Lorenzo De Santis, in arte Varichina’, pur sensibile e in credito con la buona sorte, era un povero a lui. Aveva la sfortuna di adorare i maschi in tempi (erano gli anni sessanta) nei quali l’omosessualità era considerata vizio, malattia. Ma la sua pulsione era insopprimibile. Potette assecondarla solo dando sfogo ad altre non meno potenti inclinazioni : l’essere narciso, esibizionista ed egocentrico. Una cosa tollerabile se si resta nei limiti del bon ton. E invece Lorenzo era la personificazione della volgarità. Di qui il suo quotidiano dare spettacolo e con modalità d’un kitch che nessuno ha dimenticato. Un personaggio ridicolo e mai di ciò consapevole. Un povero a lui, dicevamo. Eppure nella bigotta e provinciale Bari degli anni sessanta, anche un qualunque Lorenzo Varichina poteva diventare un personaggio. Lo hanno riesumato. Intorno alla sua pittoresca figura Mariangela Barbanente e Antonio Palumbo hanno girato un documentario-biografico (espressione da preferirsi all’abusato e infelice docu-film). Che folla venerdì scorso allo Showville per la prima di ‘Varichina, la vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis’, questa breve pellicola (50’) interpretata da Totò Onnis, prodotta dall’Apulia Film Commission e distribuita dalla Ismaele Film. Diviso tra fiction e documentario, ‘Varichina’ regala inopinatamente assai più spazio a quest’ultimo aspetto. Se a ciò si associa il danno di troppi testimoni che gongolano davanti alla macchina da presa, forte è la stizza per l’occasione sfuggita di mano. Perché il tema (più che il soggetto) intriga, Totò Onnis è davvero bravo e alcuni momenti sono piuttosto felici. Certo, si potrà obbiettare, un film che davvero raccontasse ‘la vera storia della finta vita’ del Nostro costerebbe dieci volte quanto l’Apulia Film Commission ha stanziato. Ma adesso chi più andrà a riprendere il tema di una checca un po’ fuori di testa che sfida una città provincialotta negli anni della tv a bianco/nero? Nessuno più. Pur bravi, Barbanente e Palumbo hanno di fatto bruciato un’opportunità forse importante. Né la storia vera/finta di Lorenzo De Santis si presta al teatro o alle pagine di un libro. Il grande schermo resta il suo più naturale ‘habitat’. Purgato dei troppi e non sempre determinanti contributi testimoniali, il ‘Varichina’ di Barbanente e Palumbo diventa un corto pregevole. E qui siamo al paradosso per cui un trailer, ma di sola fiction, supererebbe lo stesso film. Vasto, comunque, il consenso della platea dello Showville venerdì scorso. Mentre prima e al termine della proiezione addetti ai lavori si alternavano al microfono, una domanda inespressa aleggiava in platea : cosa avrebbe detto o fatto un sopravvissuto novantenne Varichina e presente in sala? No, non si sarebbe esibito, non avrebbe dato spettacolo, e questo al di là di limiti anagrafici. Sarebbe rimasto più che altro incredulo. “Ma chi, io, un personaggio, un personaggio un film?…”
Italo Interesse
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Pubblicato il 7 Febbraio 2017