Cultura e Spettacoli

Vasil Laçi, eroe albanese

Il 17 maggio 1941, a Tirana, ancora per un soffio, Vittorio Emanuele III sfuggì al suo terzo attentato

Poco amato dal prossimo, tuttavia caro alla Sorte, Vittorio Emanuele III sfuggì a tre attentati. Il primo risale al 14 marzo 1912 : Antonio D’Alba, un muratore anarchico romano, sparò due volte contro il sovrano, mancandolo. Il 12 aprile 1928, mentre inaugurava la VIII edizione della Fiera Campionaria di Milano, il monarca fu bersaglio di un attentato dinamitardo : la bomba, esplosa tra la folla, uccise venti persone, lasciando illeso il Savoia. L’ultimo tentativo risale al 17 maggio 1941, giorno in cui il Re e Imperatore era in visita a Tirana, in quel momento occupata dall’Italia “per la sicurezza delle coste adriatiche”. In precedenza, dopo l’invasione italiana del suo paese, Vasil Laçi un patriota albanese – un cui cugino membro del gruppo comunista di Korçë sarebbe morto nel settembre 1941 nel carcere di Voskopojë dopo essere stato arrestato dagli italiani – era entrato nella Resistenza aiutando molti a sfuggire alle retate della polizia italiana. Dopo aver lavorato come domestico e lavapiatti, Laçi alla notizia dell’arrivo di Vittorio Emanuele III si era fatto assumere presso l’Hotel International, dove avrebbe soggiornato il Savoia. Procuratosi una pistola Beretta M1915 per mezzo di Pëllumb Koka, un altro patriota albanese, il 17 maggio, vestito dell’abito tradizionale albanese, si appostò all’uscita del posto di lavoro aspettando che Vittorio Emanuele salisse su un’auto in arrivo a bordo della quale era già Shefqet Bej Vërlaci, Primo Ministro dell’Albania. Arrivato il momento, poco prima che il corteo si mettesse in marcia, Laçi, che era in prima fila, estrasse l’arma e fece fuoco quattro volte gridando “Viva l’Albania! Abbasso il fascismo”, senza però mettere a segno alcun colpo. Rimasto impassibile, Vittorio Emanuele avrebbe commentato: “Spara ben male quel ragazzo”. Prontamente arrestato e sottoposto a giudizio, Laçi venne giustiziato appena dieci giorni dopo. La fretta di chiudere il caso Laçi da parte dell’autorità fascista si spiega con l’urgenza di prevenire possibili rivolte del popolo albanese. Negli scarni comunicati stampa relativi al gesto, non si parlò di ‘patriota’ bensì di  uno “squilibrato a causa di problemi economici”. E lo sconosciuto Laçi divenne un albanese di origine “greco-macedone di nome Mihailoff Vasillaci” prezzolato dal governo greco (dal 28 ottobre dell’anno prima l’Italia era in guerra con la Grecia). Vasil Laçi è stato uno dei primi albanesi ad essere insignito alla memoria dal governo comunista albanese della più alta onorificenza : ‘Eroe del popolo d’Albania’. Un monumento a Tirana lo ricorda. Il suo sacrificio è stato raccontato in un film ‘Plumba Perandorit’ (proiettili per l’Imperatore), girato nel 1980 da Mevlan Shanaj, con Kastriot Çaushi nel ruolo di Vasil Laçi.

Italo Interesse


Pubblicato il 17 Maggio 2023

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