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Vendola non ha più una maggioranza

Non basta essere onesti, bisogna pure sembrarlo. Almeno così si dice. Quello che sta accadendo alla Regione Puglia merita un attimo di riflessione. Dunque: Vendola, il nichita-guerriero rosso, non ha più una maggioranza che lo metta nelle condizioni di dormire sonni tranquilli. E questo si sa. Mettendo da parte alcune considerazioni -che pure sarebbero interessanti sulla sua capacità di fare politica, che è cosa ben diversa dalla comunicazione- soffermiamoci pure sui suoi parenti serpenti e sul democristiano sempre pronto a guardare cosa cade dalla finestra di chicchessia per buttarsi a capofitto. Una roba assurda, elegantemente trasformata in “normale dialettica politica” persino dalla stampa consenziente e perché no, anche un po’ interessata. Quella che, insomma, non fissa una linea editoriale perché ancora non si sa chi vince. Sic. Ma quello che sta accadendo a casa dello scudo crociato dovrebbe far accaponare la pelle a chiunque. Ormai non ci si vergogna nemmeno più di dire che si, si sta aspettando di sapere cosa c’è da mangiare al banchetto del re prima di decidere se partecipare (sostenendolo) oppure no. Lo si fa sfacciatamente, senza ritegno. Quella zona grigia, di ombra, che da sempre fa contenere la politica dall’ammettere che tutto ruota intorno alle poltrone, è sparita. Certo, non è sicuramente una novità: la politica è un magna magna generale da cui sono esclusi solo i semplici militanti o chi non ha ancora assaporato per bene l’odor di danaro, tanto da non diventarne ingordo. Ma per il resto, è sempre stato così e forse, fa parte della natura umana. Ad un Casini che dice “Con Vendola mai perché non condividiamo alcuni punti programmatici a livello nazionale”, i consiglieri del gruppo regionale rispondono che non sono democristiani pentiti ma solo democristiani, e quindi si siedono con chiunque, a prescindere dalla politica. In altri termini, è scomparso quel pudore che rendeva la politica degna, sia pure solo all’apparenza. Un mercimonio che non fa nemmeno onore a quella tradizione sempre democristiana: “soprassedere su molto, e distribuire”. Traduzione: lasciare anche agli altri la possibilità di rubacchiare qua e là, facendo cadere le briciole alla povera gente. Prima funzionava così. Oggi invece, non ci sono neanche più quelle briciole, quel minimo di impegno per mantenere almeno un filo di credibilità politica davanti all’elettorato. Senza vergogna, senza il minimo pudore, oggi si gioca a carte scoperte e persino ai microfoni si ammettono gli interessi perseguiti. Non esiste più quella filastrocca, sebbene falsa, del “lo facciamo nell’interesse della gente”. Non si ha più quel garbo di mentire. La cosa strana, davvero strana, è che succeda la stessa cosa in parlamento. Solo che lì, essendoci il demone Berlusconi (e lo sarà pure un demone, chissà), si grida allo scandalo della compravendita di voti; qui in Puglia, i giornali titolano timidamente “Vendola chiama l’Udc”. E l’Udc risponde. L’Udc, come pure il Pd. Esiste una pietosa casa di vetro in cui non si cerca di nascondere più niente, con una grande mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini che, forse, meriterebbero più garbo. Garbo e rispetto. Anche a costo di continuare ad onorare quelle menzogne tutte politiche che servivano a celare gli sporchi interessi di partito con quelli della comunità. D’altra parte, appunto, onesti non basta esserlo, ma bisogna pure (o almeno) sembrarlo. Ed erano proprio i democristiani di un tempo ad insegnarlo.
FeSte
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 21 Maggio 2011

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