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Venti vertenze industriali a Bari ignorate dalla politica

Uil daccapo in piazza con le categorie dell'industria locale dinanzi alla presidenza regionale

Le grandi tensioni in questi primi mesi di governo tra chi siede nelle stanze dei bottoni e il ‘Paese reale’ rappresentato da chi lavora e produce si riverberano logicamente anche a livello locale a Bari. Città dove, giova rimarcarlo ancora una volta, continuano a moltiplicarsi tavoli e convegni con al tavolo sindaci e presidenti che sprecano parole, impegni e proclami. “Dal tavolo convocato dall’Asi, atteso per settimane dopo pressanti quanto inutili sollecitazioni, non sono arrivate risposte concrete, né un’idea chiara sul futuro della zona industriale di Bari. Siamo alle porte di un momento di svolta per l’industria del territorio, con la transizione energetica in atto e la spesa del fondi del Pnrr che incombe, ma evidentemente per la politica e per le istituzioni locali e regionali oltre 20 vertenze industriali (la metà del totale regionale) e più di 10mila persone a rischio di perdere il posto di lavoro, per giunta con tanti ammortizzatori sociali in scadenza, non rappresentano una priorità, mentre per noi si tratta di un’emergenza gravissima, da affrontare subito con la massima concretezza e nel segno della massima condivisione con le parti sociali”, sono le parole pesanti di Emanuele Ronzoni, segretario nazionale organizzativo e commissario straordinario della Uil/Puglia, dopo l’incontro tenutosi in Asi con le organizzazioni sindacali. Il quale, tanto per cominciare, ha proposto di convertire la provincia di Bari in area di crisi industriale complessa e prevedere l’area industriale di Modugno come area Zes. Proposte non nuove che finora in cambio hanno ricevuto “…silenzi e rimpalli di responsabilità. Ecco perché, d’accordo con i lavoratori, il 18 maggio scenderemo in piazza con le categorie del settore industriale, davanti alla sede della presidenza della Regione Puglia, per far sentire forte e chiara la voce del Paese reale, che è stanco di promesse non mantenute e di pagare lo scotto della crisi”.

Li”. Insomma, quel che più preoccupa sindacati e parti sociali in Terra di Bari, è la totale assenza di visione e di programmazione da parte di una istituzione che dovrebbe assumersi la responsabilità di rilanciare una delle zone industriali con più potenzialità del Mezzogiorno, specie in una fase storica come l’attuale, con una disponibilità economica senza precedenti, a cominciare dalle risorse del Pnrr. “Invece -continua Ronzoni – la zona industriale è afflitta da un continuo contagio di crisi che sta coinvolgendo anche grosse realtà, con la concreta possibilità che produzioni importanti siano trasferite altrove e migliaia di posti di lavoro vadano in fumo, trascinando con sé anche l’indotto. Una prospettiva che va scongiurata con ogni mezzo e il modo di affrontarla non può essere di certo quello dei bonus a pioggia. Servono interventi strutturali per rendere il territorio attrattivo per nuovi investimenti e per la valorizzazione del sistema produttivo e occupazionale esistente. Occorrono politiche attive del lavoro, finora assenti e strumenti più incisivi. Serve, insomma, un cambio di marcia che non può più attendere”. Il guaio è che continuare ad aspettare risposte da chi governa a livello comunale a Bari e regionale in Puglia, significa soltanto e solo fare ancora industriale“harakiri….”

Francesco De Martino


Pubblicato il 11 Maggio 2023

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