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Ventuno anni fa il rogo del Teatro Petruzzelli che non trova pace

In tantissimi corsero a vederlo, il vecchio Teatro Petruzzelli mentre bruciava ed a piangerlo come si piange una persona cara, una persona di famiglia, come se bruciasse una parte di sé. “Ed ora tutti hanno il dovere di non dimenticare cosa accadde quella notte, e cosa, da quella notte in poi fino ad oggi, è accaduto e continua ad accadere con la complicità di molti e con il silenzio colpevole di molti altri…”, ricorda Francesco Garibaldi, figlio di una delle eredi del Politeama tornato a nuova vita senza, però, riuscire a diradare la coltre di nubi che ancora lo ricopre. Per quell´incendio criminale sono stati condannati in via definitiva due esecutori materiali: Giuseppe Mesto e Francesco Lepore, entrambi affiliati al clan malavitoso Capriati della Città Vecchia. In quegli stessi processi penali furono individuati quali mandanti dell´incendio, in primo e secondo grado di giudizio, l´ex gestore temporaneo Ferdinando Pinto in concorso con Antonio Capriati e Savinuccio Parisi, rispettivamente boss di Bari Vecchia e del quartiere Japigia. Dinanzi alla Corte di Cassazione e nel processo d´Apello bis successivo, e poi ancora in Cassazione, sì compì una pagina oscura della “giustizia italiana” con decisioni in spregio della verità documentale e testimoniale (ben 22 collaboratori di giustizia!), delle ingenti prove acquisite con un´attività investigativa imponente e minuziosa. Così, quelli che erano stati individuati come mandanti del rogo del Teatro furono prosciolti per insufficienza di prove… Una tipica storia italiana, insomma. Ferdinando Pinto, intanto, veniva riconosciuto dal tribunale Civile, in via definitiva quale responsabile della distruzione del Teatro Petruzzelli, e condannato a risarcire la famiglia Messeni Nemagna, proprietaria del Teatro, della somma di 57 miliardi di lire nel 1994, ad oggi divenuti circa 80 milioni di euro. Di questo risarcimento, ricorda ancora Garibaldi, non è stato possibile recuperare nulla in quanto Ferdinando Pinto risultava e risulta tutt´ora “nulla tenente e nulla facente”….Ad ogni modo nel processo penale si stabilì con chiarezza che il movente dell´incendio era quello di:  a) rendere il Teatro inagibile, b) mettere la famiglia Messeni Nemagna in condizione di non poter restaurare il Teatro da sola, (Ferdinando Pinto aveva cambiato la polizza assicurativa riducendone il massimale dei danni coperti in caso d´incendio), c) indurre la famiglia proprietaria a passare la mano o toglierle il Teatro magari con una “leggina”, d) speculare sui lavori di restauro del Teatro, e) speculare sulla gestione divenuta “pubblica” con la trasformazione del Teatro in un ente lirico allora, oggi Fondazione lirico sinfonica..! Ma proviamo a scrutare qual è il quadro oggettivo della situazione che ruota attorno al Teatro Petruzzelli e cosa è accaduto, partendo dalla fine del 2002, quando viene siglato un accordo pubblico-privato che risolve tutti i problemi legati al recupero del bene ed alla sua futura gestione con un protocollo d´intesa sottoscritto dagli enti pubblici baresi. Nel 2006, facendo finta che non esistesse più l´accordo del 2002 di cui sopra, con una “leggina” il Governo Prodi espropria il Teatro alla famiglia proprietaria e – fatto ancor più grave- nel dicembre 2006, con un´ordinanza di Protezione Civile vengono nominati Balducci & Co per il restauro del Teatro Petruzzelli, quelli della cricca degli appalti scoperti dalle indagini della Procura di Firenze nel 2010 e condannati di recente dinanzi al collegio giudicante del Tribunale di Roma per corruzione aggravata. Ma andiamo avanti, magari turandosi naso, orecchie e bocca: nel 2007 parte la speculazione sui lavori di restauro del Teatro: prima con una gara di appalto durata quarantotto ore che assegna l´appalto alle solite imprese della Cricca di Balducci & Co; poi gonfiando il prezzo dell´appalto che improvvisamente cresce del 156%; E nel 2009, alè, parte la speculazione sulla gestione del Teatro divenuta pubblica ad opera della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari consegnata da non molto a un Commissario di Governo per colpa di cricche varie che sperano di continuare a sguazzare tra favori, lavori e assunzioni.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Novembre 2012

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