Cultura e Spettacoli

Verità e invenzione, dove l’una e dove l’altra

Si ignora chi eseguì questa preziosa riproduzione di Bari. L’autore fu certamente un professionista che praticava la tecnica litografica o dell’incisione a bulino (ciò significa che potrebbe aver lavorato, e non necessariamente a Bari,  su un disegno eseguito a Bari da altra persona). Realizzata una matrice, l’opera poteva essere replicata a volontà. Quando l’immagine in oggetto venne  riprodotta e in quante copie? E’ possibile rispondere, approssimativamente, solo alla prima domanda. La nostra immagine (che fa pensare il disegnatore posizionato alla punta dell’attuale Molo San Nicola) vede riprodotto sullo sfondo il Mercato del Pesce. Appena a destra dell’inconfondibile costruzione (e quindi alla sinistra dell’osservatore) si staglia, un po’ sfumata, una teoria di imponenti edifici. Senza tema d’errore lo spazio che intercorre fra il Mercato e quegli edifici è oggi occupato da Corso Vittorio Emanuele, tratto di strada oltre cui si stende la Bari nuova. La prima pietra di quest’ultima venne posata da Gioacchino Murat il 24 aprile 1813 proprio nel punto più a sinistra dell’osservatore, a filo col muro di quello che pare un molo incompleto o semidistrutto. Quel palazzo, poi abbattuto a fine anni cinquanta, fu il primo ad essere eretto nel perimetro murattiano. Nell’immagine lo si vede affiancato da altri due edifici. Per completare la prima, poi la seconda e terza costruzione e con i mezzi dell’epoca forse ci volle una decina d’anni. In questo caso l’età della riproduzione andrebbe collocata fra il 1820 e il 1830. Altri aspetti dell’immagini sono interessanti : Le imbarcazioni sono tutte a vela latina e l’area cui corrisponde oggi Molo San Nicola era in origine una penisoletta naturale. Ma mettiamo in conto qualche libertà presa dal disegnatore, come l’indecifrabile costruzione in primo piano a sinistra. Essa potrebbe essere stata ‘inventata’ al puro scopo di mascherare il vuoto che quella parte di Bari lamentava, essendo ancora ben lontani dal divenire il Petruzzelli, il palazzo della Camera di Commercio e quello della Banca d’Italia. Inoltre il carattere un po’ decadente di questa costruzione (si notino i rampicanti che hanno aggredito l’intonaco, le erbacce in prossimità del tetto e la precarietà di quella tenda in basso sotto cui sembra oziare un gruppo di persone) appare ‘cercato’. Appare ‘cercato’ allo stesso modo in cui ai tempi del Grand Tour, dunque fra Settecento e primo Ottocento, i disegnatori usavano riprodurre le vestigia della civiltà romana indulgendo nel colore languido che avvolgeva le stesse : macerie, erbacce, rampicanti… Con ogni evidenza quell’ignoto disegnatore assunse a modelli Nicolaus Belin, Alessandro Specchi, Salomon Thomas, Antonio Carbonati ed altri maestri.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Ottobre 2016

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