Cultura e Spettacoli

Veronika Eberle al Petruzzelli, Il violino che libera l’anima

L’equilibrio e la maturità della violinista tedesca sono stati riconosciuti da molte delle migliori orchestre del mondo

L’ eccezionale talento di Veronika Eberle va in scena al Petruzzelli domani sera, nell’ambito della Stagione 2025. Sotto la direzione del maestro Mikhail Agrest. L’equilibrio e la maturità della violinista tedesca sono stati riconosciuti da molte delle migliori orchestre, sale e festival del mondo e da alcuni dei più eminenti direttori d’orchestra. In programma di Edward Elgar il Concerto in si minore, per violino e orchestra, op. 61, e di Sergej Prokofiev la Sinfonia n. 5, in Si bemolle maggiore, op.100. Completata nel 1910 ed eseguita nel novembre dello stesso anno a Londra da Fritz Kreisler, questa magnifica prova di un appassionato lavoro è stata finalmente rivalutata all’interno del repertorio concertistico odierno. Per sistemare tecnicamente la parte solistica Elgar, nonostante una discreta conoscenza dello strumento, dovette avvalersi della competenza di W. H. Reed, futuro primo violino della London Symphony Orchestra. “Aquí está encerrada el alma de…” (Qui è rinchiusa l’anima di…) è la dedica che Elgar scrisse sulla partitura: una citazione dal romanzo Gil Blas di Alain-René Lesage, e dietro la quale si nascondeva probabilmente il nome dell’amica inglese Alice Smart Wortley, soprannominata confidenzialmente “Windflower”, che verrà ritratta nel secondo tema del primo movimento del Concerto stesso. L’ Allegro potente, organizzato in forma sonata ampliata, inizia con una lunga introduzione orchestrale attraverso cui vengono presentati il primo gruppo tematico costituito da due motivi carichi di passionalità che sembrano scaturire da una stessa fonte emotiva, e il secondo tema (Windflower) più intimo e cantabile. La tonalità di impianto viene stabilita solo all’entrata del solista, per poi proseguire con un movimento serrato fino alla sua conclusione, con lo squisito arpeggiare del violino che alterna momenti di espressività più decisi a passaggi fatti di suggestioni più delicate e sognanti. La Quinta in si bemolle maggiore op. 100 di Prokofiev possiede insieme alla Prima in re maggiore op. 25 detta “classica” il primato per notorietà e frequenza di esecuzione, nonostante le accomuni ben poco. La Prima, che rappresenta un capolavoro di virtuosismo nel suo essere concisa ed emotivamente coinvolgente, si ispira ad Haydn e alla tradizione settecentesca. La Quinta, invece, è costituita da un impianto più granitico e solenne, che sembra celebrare vigorose certezze, probabilmente nell’intento di conferire una sorta di nuova linfa a un genere ormai prossimo all’estinzione ma ancora considerato di una certa rilevanza, che si apriva ad orgogliose sfide. Una Sinfonia in piena regola per quanto concerne l’articolazione formale nei canonici quattro movimenti, invertiti però rispetto all’ordine usuale. La disposizione circolare delle tonalità segue uno schema elementare, si bemolle maggiore all’inizio e alla fine, re minore e fa maggiore così accostati in successione nei movimenti centrali, a sottolineare una scelta di carattere apodittico che ha contribuito al successo popolare della Sinfonia per la sua immediatezza e freschezza comunicativa.

Rosella Cea


Pubblicato il 5 Giugno 2025

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