Cultura e Spettacoli

“Versi inventati dal vero” di Marco Vacca

Caro Marco,

già nella copertina del tuo Libello c’è lo Stimma di una Poetica, della tua Poetica, che è, poi, “La” Poetica, cioè  la Scrittura: come l’ ”errare” in noi stessi, dal nostro passato al nostro presente, dalla nostra infanzia alla nostra maturità; nella Storia dell’Uomo dal passato al presente; come l’errare, a tentoni, per capire gli altri che ci sono o ci furono a tiro, genitori, fratelli, amici, Coloro che abbiamo, intensamente, Amato, coloro con cui, comunque, abbiamo avuto occasioni di rapporto, di relazione. L’ ”errare” non è scevro di errori, sia nel deambulare, fisicamente, da uno spazio ad un altro, sia, mentalmente, da una stagione della nostra Vita ad un’ altra, da un Tempo della Storia ad un altro; sia nello sforzo o nella presunzione (non Ti scandalizzare, Mi hanno fatto, MI fanno, MI faranno, ognora, ridere le deduzioni arroganti degli psicologi, a cominciare da freud, al quale riconosco solo il merito d’aver sollecitato l’esigenza dell’analisi dell’anamnesi in un vissuto, non le audaci, a dir poco, se non risibili, decodificazioni di essa da parte sua e dei suoi stolti epigoni), da dati di difficile interpretazione, di voler capire chi, cosa sia l’altro che ci sta di fronte o accanto. E, allora,  l’errore dell’”errare” lo trasferiamo sulla pagina bianca che, spesso, diviene di parole cancellate un cimitero in cui, pur, nascono fiori, specialmente, l’ umile margheritina, che la tua Nipotina Ti ha messo tra le mani, rappresentandoTi, se ho bene Letto,  nell’altra con un pesante arnese, pronto ad essere usato nei confronti dei discepoli alle regole formative renitenti. Quanti errori, caro Marco, avremo potuto Commettere per la Passione di Insegnare ai nostri Discepoli a Vivere! La nostra “Paideia” può essere stata costellata  di mende, di difetti, di imperfezioni, ma sono state esse, sollecitandoCI a provare e riprovare, a farCi Degni, Autorevoli Portatori di quella margherita che è stampata nella copertina del tuo Libello, come Epigrafe del tuo lungo, faticoso, illuminante e illuminato Magistero. A chi Gli chiedeva come avesse fatto a Scolpire la “Pietà”, Michelangelo era solito Rispondere: ”M’è bastato buttare via tutto il marmo inutile”. E delle cose inutili, vane è capace l’Uomo di DisfarSI, di esse il Poeta, sì che, se Contempli il Manoscritto de “L’Infinito”, tra tante cancellature, tra tante parole “opposte e sovrapposte”, per incanto, quasi, Ti appare l’ ”Incipit” di Esso: ”Sempre caro mi fu quest’ermo colle /e questa siepe, che da tanta parte /dell’ultimo orizzonte lo sguardo esclude”. In cui, mirabilmente, il linguaggio familiare si fonde con Semplicità con l’Aulicità della Tradizione Letteraria, di cui SI era Cibato, sin dall’Adolescenza, il Grande Giacomo. Che Dire, inoltre, dell’apoftegma, ancora, sulla copertina stampato: “versi inventati dal vero”? Il ”ricordo mesto e dolce insieme” di uno spettacolino teatrale (presumo di oltre 65 anni fa) alla presenza del vescovo della diocesi di bitonto – ruvo, mons. Andrea Taccone (Grazie ai buoni uffici del parroco di Sant’ Egidio, mons. Leone, con il quale la mia Nonna materna era in buoni rapporti, il prelato calabrese accettò di officiare il sacramento della prima comunione e cresima, privatamente, a me di 8 anni e a mio fratello, all’anagrafe, di 10 anni, nella chiesa, appunto di Sant’ Egidio, parata a festa, come, se invece di una prima comunione, si dovesse celebrare un matrimonio importante. Tanto di una domenica! Il lunedì successivo una turba  di femmine inviperite dalle false comunicazioni o dai pettegolezzi del segretario locale del p.c.i, tra l’altro, padre di un amicissimo e compagno di scuola di mio fratello, all’anagrafe, avrebbero voluto lapidare mio padre, reo, secondo loro, di aver festeggiato la prima comunione mia e di mio fratello, all’anagrafe, con i soldi del comune di bitonto, di cui mio padre era, in quel tempo e momento storico – politico, assessore alle finanze), in cui veniva sceneggiata la “parabola dei talenti”; la sveglia quasi all’alba “per assaltare la “Bari – Barletta” che ci metteva due ore per arrivare a bari in tempo allo squillo della campanella del magistrale, che frequentavi, e una volta sul trenino Ti dovevi sorbire le cantate con voce “baritonale, testarda e presuntuosa” di nicola rossiello (non Mi fu, giammai, amico, pur procugino, e non capisco per quali meriti gli abbiano dedicato lo stadio di bitonto. E’, pur, vero che a bitonto pullulano dedicazioni per benemerenze di appartenenza a clan sorti per le più varie ragioni, diciamo, sociali), mentre con i compagni, seduti “su due file di sedili a fronte”, Ti giocavi alcune caramelle, acquistate dal “rivenditore- viaggiatore, /… /”con cinque lire cadauna”; il vicinato che “diventava protagonista o coro, /a turno: tra le sedie fuori /sul marciapiede, scorrevano / poi, a lungo, / commenti e aggiornamenti” nelle sere d’estate. I bambini, non erano seduti per terra, sui marciapiedi: erano seduti,/ a loro insaputa, /nella storia”. Bellissima questa Immagine! Vorrei, però, con Te Ringraziare il Cielo, per farTi Dono, di buon grado, di un momento di Condivisione di Fede o di Slancio Metafisico, se Io e Tu e tanti bambini seduti nella storia, a nostra, a loro insaputa, non conoscemmo, mai, i dolori e le sofferenze di milioni di bambini che, pur non responsabili di quella storia, da quella storia furono rapiti e annientati, per sempre. E, ancora, sul “pulman ballonzolante” che Ti portava “verso l’aula sognata di Grumo appula” l’avida Lettura di F. Mauriac (“Groviglio di vipere” o “La Farisea”?) al quale, a Pensarci bene, nelle tue Scelte Politiche Ti sarai Ispirato. Infatti, Mauriac, pur cattolico, a differenza di tanti farisei cattolici (gente, Dice Mauriac, che si sciacquava, si sciacqua la bocca con la “volontà di Dio”, facendola, ovviamente, coincidere con la propria), Si Schierò contro franco e il franchismo spagnolo, durante la seconda guerra mondiale Si Oppose in Francia, coraggiosamente, al governo filonazista di vichy, Parteggiò per la decolonizzazione dell’Algeria. A Riprova del Padrinato Mauriachiano che Ti ha fatto Pendere, esistenzialmente, culturalmente, politicamente, dalla parte dei Giusti, MI Viene, in quest’ora, in Mente un tuo Intervento nel 1973, da un palco posto sull’attuale piazza aldo moro, contrappunto puntuale, deciso, intenso, sentito agli osanna, anche di tanta parte cattolica, che da più parti si levarono nell’italietta, alla notizia che pinochet con un colpo di stato aveva fatto fuori Allende e il governo di sinistra in cile.”La forza delle armi ha avuto il sopravvento sulla forza della ragione in quella parte dell’america latina”, fu il tuo Commento su quella tragedia, di cui dopo abbiamo saputo i termini e le cruente modalità di sterminio di tanti oppositori o, addirittura, presunti tali di quel regime, il cui capo ebbe, perfino, l’onore (??????) di ricevere e ospitare un papa, tal giovanni paolo II, che fra non molto sarà fatto santo. Se ho capito bene, la tua è una Religiosità Diretta a Dio e con Dio, “sine glossa”, cioè senza la pesante, strumentale mediazione di chi s’interpone tra il Credente e Dio sì che, spesso, il credente nel suo essere tale ed, anche, come appartenente ad una comunità, fa più riferimento alla “glossa” che, non di rado, interpreta la parola del signore “ad usum principis”, e non conosce, non ha, mai, letto le canoniche sacre scritture, come lo studentello secchione che ha studiato, a menadito, tutte le posizioni critiche su Leopardi e non ha, mai, letto un Canto del Recanatese. C’è, forse, un po’ del Sacerdozio Universale di Lutero nel tuo “Eretico Cristianesimo”? Che Ti fa Elevare a Dio una nobilissima Preghiera in cui, umanamente, Gli Chiedi di avere Pietà per il viandante titubante e smarrito per doversi assumere nel suo viatico a Lui la “fatica della Fede”, Tributo per esserSi Dio Incarnato; una Fede, unico Ausilio alla Lettura di “Jahve”, di “Colui che è”. A volte i Ricordi sono Umoristici, come nella Poesia ” La tasca dei soldi”, in cui Rappresenti tuo Padre che, non possedendo un portafoglio, aveva innalzato la tasca dei pantaloni alla dignità di ”cassaforte” dei suoi non cospicui redditi di falegname, dalla quale attingevi, furtivamente, qualche soldo per recarTi al cinema”Tratta” o “Umberto” a goderTi i tuoi Amati Film. Ma qualche volta, il furto con destrezza veniva punito con “lanci con…destrezza /di pesanti schegge di legnami/ (eran i diffusi proiettili a portata /di mano, nella casa – bottega…)”. Ed ecco il senso di colpa, il dazio da pagare all’ Amore per il Cinema che non Ti ha, mai, Abbandonato, Espresso con Sublime Schiettezza, Franchezza, Sobrietà: ”Per quelle ‘ombre’ fatate sullo schermo / io spesso ho rubato”. Una domanda MI Sorge spontanea: ”Siffatte ricorrenti ruberie nella cassaforte pantalonata di tuo Padre, le hai confessate ai tuoi padri spirituali e quali le punizioni ? Non avevano essi righelli o mani nerborute per arrossarTi il tuo lato b o dell’adolescente le guance candide” ? Sono Convinto che il tuo  Zavattini avrebbe Tratto lo Spunto per una delle sue ilari, esilaranti Sceneggiature da Film dalle tue Poesie che Ricordano, Raccontando, un mondo che non c’è più, come stampe, fotografie ingiallite dal Tempo fuggente, che riempiono il Cuore di amara nostalgia, non per anni che furono “di fame, di lutti e di speranze, /e cicatrici ovunque ben distribuite…”, ma perché in noi adolescenti tutto doveva  con Speranza svilupparsi, compiersi. Ora sappiamo che tutto s’è compiuto, anche se non, ancora, la Vita. Che dire, poi, de “I piccoli bitontini in trasferta a mattinata!” ? “Ahh, birbanti – sembra che Tu voglia, paternamente, apostrofarli – anche alla vostra età noi bitontini dobbiamo farci riconoscere!” Infatti,”C’è il ritardatario, c’è il disubbidiente, / il prepotente, il cocciuto, l’impertinente! / e non finisce qui, c’è ben di peggio: /c’è chi, dappertutto, anche a tavola, scorreggia!”. Infine nella Poesia “Bitonto, Europa: tracce…” avvincente è il tuo rapido “Excursus” sulla Storia di bitonto, ”d’una città, /percorsa e percossa, / senza tregua, da vassalli voraci! /… /Intanto sul civico nostro stemma /… /son lì quegli uccelli / a beccar per sempre olive: immagine di quanto fu depredata, /in verità, /la nostra Città!”. Quanto è, icasticamente, dolente il Ricordo della conclusione di una gita d’istruzione delle tue classi ad altamura in “Casa…dell’uomo di Neanderthal”. Con i tuoi scolari, tristemente, facevi ritorno a bitonto e con orgoglio, nel quale, certamente, avevi coinvolto i piccoli sodali gitanti, potevi ben gridare ai quattro venti: “noi che venivamo dal passato!”, dopo aver attraversato, eroicamente, millenni, addirittura, tra i 150 – 250 mila anni, in compagnia di un esemplare umano, finito non si sa come  nella grotta di Lamalunga in altamura, e conservatosi intatto ché le pietose stalattiti e stalagmiti gli avevano fatto corona con il loro abbraccio. Al termine della “bella mattinata”, era prosaico l’essere risucchiato nella “routine” del presente che, per Parafrasare un tuo Emistichio, arditamente, non inquietava. Libello, quindi, di Rimembranze di fatti veri, di Sentimenti veri (interminata la tua Gioia nel giorno in cui la tua nipotina o la figlia di un tuo amico, di un parente ”lì, nell’austera Abbazia,” ricevette “il sigillo / della redenzione: /vestita d’una stola bianca, /assumendo “immemore” / un capitale di Grazia / e la radice forte / d’una singolare appartenenza.”), di situazioni sociali vere, di povertà vere, di fame vera, di fatti cruenti veri, sì che nelle tue Poesie le Aspirazioni più profonde dell’Uomo S’Accordano, Si Compenetrano con il Vero e Idealità e Verità, drammaticamente, SI Congiungono con l’Esperienza della Realtà della Vita. Quando la Vita, come Direbbe, Hannah  Arendt, è stata, continua essere,”activa”: nella solitudine, per Amare, Pensare, Volere, Creare; in mezzo agli altri, come Tu sei stato e sei, per Agire, per Spingere gli altri, compresi i tuoi scolari, a Partecipare,  a Rispondere, a Reagire o a Opporsi al tuo Agire. “Infatti, il maestro che raccontò, /della dura legge dell’ostracismo, /…/ fu all’indomani “ostracizzato”/quando gli fu recapitata,  /solennemente un’ostrica /(dal vicino mercato ittico) /con su stampato il suo nome, / per la conseguente ‘espulsione’!”.

Cari Salutoni!!

Pietro Aretino, già Detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it                 


Pubblicato il 26 Luglio 2013

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