Cronaca

Verso la revoca dello “stop” al taglio degli ulivi colpiti da Xylella

 

Lo “stop” al taglio degli ulivi nella cosiddetta “zona di contenimento”, ovvero quella ricadente nel raggio di 100 metri dagli ulivi colpiti da Xylella fastidiosa (il micidiale batterio Killer che provoca l’essiccamento rapido degli ulivi), oltre che nella fascia “a rischio” eradicazioni a cavallo tra le province di Lecce e di Brindisi, attualmente impedito da due provvedimenti giudiziari, uno di natura penale (sequestro cautelare) della Procura di Lecce ed uno di natura amministrativa (sospensiva  del Tar Lazio), potrebbe ben presto essere revocato. E, quindi, sia gli ulivi colpiti dal patogeno che quelli sani ricadenti nella fascia di prevenzione potrebbe essere abbattuti, per tentare di bloccare il diffondersi della malattia. Infatti, se il Tar del Lazio, alla luce di quanto stabilito dalla recente sentenza della Corte europea, dovesse revocare la sospensiva concessa, resterebbe il solo sequestro cautelativo degli ulivi disposto lo scorso gennaio dalla Procura di Lecce e convalidato dal gip dello stesso Tribunale, per impedire azioni invasive e possibili danni irreversibili al patrimonio olivicolo pugliese. Però, secondo quanto dichiarato dal Capo della Procura di Lecce, Cataldo Motta, a margine di un suo incontro barese svoltosi alla Regione, il dissequestro potrebbe attuato se qualcuno dovesse chiedere di procedere in tal senso. Infatti, il procuratore Motta, rispondendo ai giornalisti a margine della sua audizione nella VII Commissione “Affari istituzionali” della Regione Puglia in merito alla proposta di legge per l’istituzione di una Commissione d’indagine ed inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata nel territorio regionale e sul fenomeno delle eco mafie, ha dichiarato: “Ritengo di sì, ma non c’é stato ancora chiesto. Quando gli interessati chiederanno il dissequestro provvederemo”. Intanto a pesare sulla situazione 
resta anche la sentenza della Corte europea, interessata dal Tar del Lazio dopo i ricorsi presentati da alcuni agricoltori, secondo la quale gli ulivi e le piante ospiti, potenzialmente malati di Xylella, devono essere abbattuti, con il rischio per l’Italia in caso di non applicazione di queste misure di veder avanzare la procedura d’infrazione Ue già aperta. Il procuratore Motta, sempre con riferimento all’inchiesta giudiziaria sulla gestione dell’emergenza Xylella e sulla diffusione del batterio che ha portato al sequestro degli ulivi nell’area ritenuta infetta, in attesa di evidenze scientifiche che possano decretare l’abbattimento come l’unica misura idonea per sconfiggere la fitopatia, ha inoltre precisato: “Faremo presto il punto della situazione. Aspettiamo ancora delle risposte, l’esito di alcuni accertamenti”. E mentre in Puglia si combatte per tentare di fermare il diffondersi della Xylella e salvare le piante già colpite dalla malattia, ma non ancora abbattute, alla Camera dei deputati il governo Renzi, in ossequio ad un diktat di Bruxelles, infligge un altro duro colpo contro i piccoli e medi produttori di olio d’oliva extra vergine italiano e, soprattutto, a danno anche dei consumatori di questo prodotto che non potranno più fare affidamento con certezza sulla data di scadenza finora riportata obbligatoriamente, per legge, sui contenitori (bottiglie e lattine)di olio d’oliva extravergine. Infatti, secondo quanto approvato qualche giorno fa dall’Aula di Montecitorio, dalle confezioni di olio d’oliva scomparirà la data di scadenza obbligatoria. Anzi, meglio, la data di imbottigliamento, che sarà sostituita con una generica data di scadenza (facoltativa) che riporta un “preferibilmente. Nel corso della discussione della proposta di legge di delegazione europea che ha avuto in oggetto anche alcune norme sull’olio d’oliva, tra cui la scadenza e la cromatura, in Aula si è verificato un vero e proprio tumulto tra alcuni rappresentanti della maggioranza, in particolare i deputati Nicodemo Oliverio e Luca Sani  del Pd, che sulla data di scadenza sostenevano la posizione del Governo, e alcuni rappresentati dell’opposizione che, con Filippo Gallinella e Giuseppe L’Abbate del M5S e con Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, hanno denunciato una mancanza di tutela nei confronti di produttori e consumatori a seguito della decisione della maggioranza governativa di approvare l’abolizione dell’obbligo di riportare in etichetta la scadenza di utilizzo del prodotto “entro i 18 mesi” dal confezionamento. Una data, questa, che nel caso dell’olio d’oliva – come è noto – riguarda essenzialmente la scadenza del contenitore e non del contenuto, perché per l’olio il vero problema è rappresentato dalla reazione chimica che potrebbe innescarsi dopo una certa data tra le pareti del contenitore, se metallico o plastico, ed il liquido vegetale. Comunque, il nocciolo della battaglia portata avanti dall’opposizione del M5S   e di Fi riguardava la richiesta di introdurre per l’olio d’oliva l’obbligo di indicare in etichetta l’annata di produzione. Ma, alla fine, tale richiesta di alcuni esponenti di opposizione non è passata e la norma è stata approvata secondo le indicazioni governative, nonostante la consueta assenza in Aula del ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina (Pd), che non si è presentato a votare un provvedimento portato avanti dal suo stesso Dicastero, e l’evidente ed eclatante imbarazzo della vice presidente della Commissione speciale “antifrodi”, nonché membro della Commissione Agricoltura e prima firmataria della legge “salva olio”, la deputata foggiana Colomba Mongiello anch’ella del Pd, che per non cadere in contraddizione si è vista costretta a dover “dissentire” dal suo stesso gruppo. A polemizzare duramente con il Governo, ma soprattutto con il Pd, per la decisione di non accogliere la richiesta della “data certa” dell’olio sulle confezioni è stato il capogruppo del M5S in Commissione Agricoltura, il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, che in una nota ha commentato: “Ora il tutto è a totale discrezione del produttore. Dispiace dirlo, ma il Pd ed il governo Renzi piuttosto che tutelare uno dei prodotti d’eccellenza del ‘made in Italy’ agroalimentare preferiscono fare gli interessi di qualche altro ma non del popolo italiano”. E, proseguendo, ha affermato: “Abbiamo presentato sia un emendamento per reintrodurre la data di scadenza sia per inserire, finalmente, la data di imbottigliamento ma abbiamo raccolto solo il ‘niet’ della maggioranza, precisando pure chesi è trattato di “Un ‘no’ che c’è stato anche ad emendamenti che puntavano giustamente ad un metodo di conservazione più adeguato per garantire le qualità organolettiche dell’olio o che miravano ad aumentare le sanzioni per chi non rispetta le regole”.” Governo e Partito democratico – ha concluso L’Abbate – sembrano avere più a cuore le sorti di qualche lobby straniera o di qualche diktat da Bruxelles piuttosto che il comparto agroalimentare nazionale, i piccoli e medi produttori nonché i consumatori italiani”, ricordando in fine che “Dal sempre più disinteressato ed assente ministro Martina” attendono “ancora una straccio di piano olivicolo che solo grazie al M5S è stato possibile approvare, dopo 30 anni che hanno visto l’Italia dormire, facendosi surclassare e doppiare dalla Spagna nella produzione di olio”. Infatti, termina la sua reprimenda l’esponente pentastellato pugliese rilevando che: “Il Governo, inadempiente, non ha ancora provveduto a redigerlo come da input della Camera e non ci si dovrebbe stupire poi se, appena possono, i cittadini bocciano chi preferisce le lobby europee all’interesse nazionale”. Questo modo di fare, però, sembra ormai essere la regola in Italia non soltanto per le problematiche del comparto olivicolo ed oleario, ma anche per altri importanti e vitali settori dell’economia e della finanza nazionale. 

 Giuseppe Palella

           

 


Pubblicato il 1 Luglio 2016

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