Cronaca

Vertenza Natuzzi: verso le duemila firme la petizione dell’Unione Sindacale

Si riscalda la petizione popolare rivolta a Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia e Regione Basilicata, per chiedere “…una presa di posizione a favore del reintegro in produzione dei lavoratori Natuzzi, esiliati nello stabilimento non più attivo, di Ginosa”, con una raccolta di firme che il 22 maggio ha fatto tappa ad Altamura, superando le 1500 firme. “Il dato dimostra che le ragioni dei lavoratori Natuzzi e dell’Usb sono ampiamente condivise anche dai cittadini del territorio. Peccato che le Istituzioni sopra citate perseverano nell’ignorarle e preferiscono confrontarsi solo con alcuni sindacati, nonostante la credibilità di questi ultimi sia in costante decrescita tra i dipendenti della Natuzzi Spa. Opposto il ‘trend’ dell’Unione sindacale di base, che aumenta il suo radicamento tra i lavoratori della stessa azienda e che nei prossimi giorni eleggerà il Coordinamento Unione Sindacale di Base-Lavoro Privato Natuzzi Spa, per dotarsi di un’organizzazione “più snella ed efficiente”. E la prossima raccolta firme? Tappa prevista per domani, 27 maggio, a partire dalle diciotto in punto a Santeramo in Colle, nella centralissima piazza del Lago, cuore pulsante della cittadina dove ci saranno anche i rappresentanti dell’Unione Sindacale di base. Pronti a rammentare, per bocca di Felice Dileo, che il Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia e Regione Basilicata, a settembre 2015, hanno stanziato 38 milioni di euro in favore della Natuzzi Spa, ma quest’ultima non s’è ancora impegnata a usare tutto questo denaro pubblico per procedere a nuove assunzioni, ma addirittura prevede di ridurre l’organico in Italia. La Natuzzi Spa prima di compiere la delocalizzazione produttiva contava in loco quasi 3500 dipendenti, ora invece sono 2 mila circa. Quindi, se alla Natuzzi diminuiscono gli esuberi è perché diminuisce la forza lavoro complessiva, mentre si è cominciato a parlare di esuberi quando la produzione all’estero è entrata a pieno regime (primi anni duemila). <>, rimarca Dileo. Per il quale nell’azienda si è creato un cattivo e ingiusto precedente, quello di far ricorso allo strumento del Contratto di Solidarietà, che nei fatti non è solidale. Infatti, questo ammortizzatore sociale si fonda sul principio del lavorare meno per lavorare tutti, mentre alla Natuzzi si lavora meno, ma non lavorano tutti. Infatti, si è disposto che più di trecento addetti non meritano la solidarietà dei colleghi e sono stati esiliati presso il sito di Ginosa, già chiuso qualche anno prima. Agli “esiliati” non è mai stato spiegato il motivo o i criteri per cui hanno ricevuto questo trattamento, tuttavia, a loro viene chiesto di accettare supinamente di essere un esubero e di andare a lavorare altrove. Insomma, un pugno nello stomaco a lavoratori trasferiti praticamente a loro insaputa a Ginosa e collocati a zero ore in Cassa Integrazione (anticamera del licenziamento) che, se gli va bene, subiscono una reale precarizzazione, in quanto nuovi assunti da una sconosciuta New Co. con il Contratto a tutele crescenti (Jobs Act) e con salario d’ingresso. Se invece gli va male, si ritrovano disoccupati. Stando così le cose, le Istituzioni stanno dicendo loro che sono stati degli ingenui, avrebbero, viceversa, dovuto delocalizzare, poi dopo qualche decennio riprendersi solo una parte degli esuberi dichiarati e per questo essere premiati con soldi della collettività. E domani, con la firma della petizione a Santeramo, i cittadini hanno la possibilità di chiedere alle Istituzioni la non apertura delle procedure di licenziamento collettivo nei prossimi mesi, ma anche di garantire che ogni forma di ammortizzatore sociale sia applicata secondo le regole e non come strumento di premialità o discriminazione a uso e consumo dell’impresa.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 26 Maggio 2016

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