Cultura e Spettacoli

Vestali di un mondo senza sogni

Il tempo si va accorciando, il senso del passato può rapprendersi oggi in meno di  mezzo secolo. Viene perciò spontaneo non aspettare che discendenti si facciano cronisti a posteriori, si preferisce raccontare la storia (grande o piccola che sia) ‘in diretta’. Sono questi i giorni degli istant-book e dei saggi che somigliano a work in progress. Il fatto di dover comprimere la riflessione non facilita le cose, anzi le complica ai limiti dell’impresa. Qualche giorno fa ci è capitato d’incocciare in una esemplificazione dell’assunto di cui prima.  “Formidabile impresa” Daniele Giancane definisce l’opera di Gianni Antonio Palumbo, giovane studioso molfettese autore di ‘Vestali in un mondo senza sogni’, un volume recentemente edito da Secop dove si riflette sull’entità dell’orma che il gruppo dei poeti de La Vallisa ha impresso e sta imprimendo nella storia della cultura di casa nostra e non solo. Formidabile perché trent’anni di attività ininterrotta, ostinata, piena di passione e qualitativamente alta vuol dire migliaia di pagine della rivista omonima e testi poetici, convegni, collaborazioni con l’estero. E non solo. Perché se è vero che La Vallisa “è stata (è) un laboratorio ininterrotto, un luogo di formazione umana”, resta l’interrogativo su cos’altro abbia rappresentato (rappresenti) questa inafferrabile eppure concretissima realtà. I suoi tanti detrattori (tra cui non pochi esclusi a ragion veduta) si spiegano anche alla luce della difficoltà di comprendere un sistema di cose, a cominciare dal fatto che La Vallisa non è una casta snobistica e tanto meno una consorteria di furbastri. Il principale merito del “poderoso” lavoro di Palumbo consiste non già nel costruire un fotogramma de La Vallisa bensì nel suggerire preziose indicazioni a chi voglia farsi un’idea circa l’operato di questa mutevole e poliedrica formazione (è forse un caso che l’opera non abbia una prefazione?). In sostanza è come se l’Autore, raccolta una messe imponente di materiale, lo inventariasse per sottoporlo all’attenzione degli studiosi o anche dei semplici curiosi di oggi e persino di domani. “Un lavoro poderoso, che resterà un punto di riferimento obbligato per chiunque vorrà interessarsi alla letteratura meridionale (e non) di questi ultimi decenni”, ancora Giancane in quarta di copertina. Ma, concretamente, di che si parla quando di mezzo ci sono i ‘lavallisiani’? Fondamentalmente di un’idea. Un’idea nata sì dalla mente del solito Daniele e che risponde – senza neanche saperlo – a una summa di desiderata che il territorio (un territorio via via più esteso) non sapeva esprimere. Particolarmente interessante il primo capitolo, dove il racconto della genesi e delle vicissitudini de La Vallisa illustra di riflesso gli ultimi quarant’anni di contraddittoria vita culturale di un capoluogo, di una regione, di ‘un’ Sud.
Italo Interesse


Pubblicato il 5 Gennaio 2012

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