Cultura e Spettacoli

Voglio una vita spericolata…

A novembre del 1945 la sonnacchiosa e convalescente Bari del primo dopoguerra manifestava segni di singolare risveglio. Al mercato, per strada, nei caffè e nei circoli non si faceva che parlare della gran novità : ‘L’atleta di cristallo’! A Bari si stava girando un film… Guido Marchegiani per la Monte Film aveva messo a disposizione di Enzo Fiermonte un capitale consistente perché questo ex pugile nativo di Bari firmasse il suo primo film nella triplice veste di protagonista, regista e sceneggiatore. ‘L’atleta di cristallo’ è la storia di Franco Adami, un pugile che, costretto a lasciare la boxe per un infortunio, si dà alla deboscia e arriva persino a insidiare la casta fidanzata del fratello, anch’egli pugile. Quando, vittima di un grave incidente, la fanciulla ha bisogno di un intervento chirurgico, Adami si sostituisce con un sotterfugio al fratello in un impari incontro di boxe che gli costerà la vita… Il soggetto presenta qualche analogia con ‘L’ultimo combattimento’, un film di Piero Ballerini del 1941 che segna il debutto sul grande schermo di Fiermonte, qui nel ruolo anche di soggettista. In ‘L’ultimo combattimento di nuovo il protagonista è un pugile, il quale abbandona la fidanzata per inseguire il sogno sportivo sui ring d’oltreoceano. Uscito vittorioso dal più importante incontro, ma deluso dalla mentalità statunitense, il pugile torna in Italia dove ancora l’attende la fidanzata. In entrambe le pellicole Fiermonte racconta sé stesso. Vinto il titolo italiano nella categoria pesi medi nel 1931, Fiermonte sale sulla nave che lo porterà oltreoceano a sfidare il campione del mondo. Ma a bordo del transatlantico, ecco la svolta che ti cambia la vita : Fiermonte incontra Madeleine Force Astor Dick, ricchissima vedova del miliardario John Jacob Astor IV, scomparso nel disastro del Titanic. Lei ha quindici anni più di lui e lui non è un uomo libero. La passione è però travolgente. Il pugile italiano sposa la Force. Per due anni si allontana dal ring, per cui rinuncia alla sfida iridata con Marcel Thil e consegna a Bosisio, suo grande  rivale italiano, la corona tricolore. Di fatto, ha chiuso col pugilato (da professionista aveva sostenuto 56 volte combattimenti vincendone 43 di cui 10 prima del limite). Ha tuttavia di che consolarsi : vive da nababbo in una villa di Hollywood. L’idillio dura 5 anni. Dopo il nuovo divorzio (è il 1933). Fiermonte, che intanto è diventato un chiacchieratissimo idolo femminile, avvolto dalla fama di latin lover e di bel tenebroso, intraprende un’altra storia con Caroline Leipner, un’ereditiera americana. L’amore non decolla e alla vigilia della guerra Fiermonte torna in Italia, che gli spalanca le porte di Cinecittà. Straordinariamente fotogenico, ancora con un fisico smagliante e ben più duttile sul piano atletico di un Carnera, inizia una fortunata carriera distinguendosi in film di cappa e spada o d’azione. Contemporaneamente asseconda un’altra sua passione : l’automobilismo (arriverà a sfidare persino Nevolari). Poi si mette nei guai con la Legge : fa a pugni con alcuni fascisti e si ritrova al fresco… Una vita spericolata. Finita la guerra, cerca di fare il salto di qualità. Invece cade rovinosamente. ‘L’atleta di cristallo’ è un insuccesso (delle sole 29 copie di quel film non se ne trova una). E’ il primo segnale del declino. Il talento artistico di Fiermonte si rivela inadatto al cinema del dopoguerra. Da protagonista passa a comprimario, infine  si riduce a ricoprire solo ruoli di secondo piano. Ciò non gli impedirà di prendere parte complessivamente a un centinaio di film (le ultime apparizioni risalgono al 1978). Si è spento a Mentana nel 1993. – Nell’immagine, Fiermonte (a sinistra).

 

Italo Interesse

 

 

 

 

 


Pubblicato il 4 Agosto 2018

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