“Vorrei vedere sempre il mio Bari in A, ma prima c’è la battaglia sul campo”
L’ex biancorosso, Gege Caçapa Gérson
Il calcio, lo sport più bello e popolare al mondo, ma che soprattutto unisce tutti senza differenza alcuna, ha la capacità di tenere incollati tutti, che sia ad uno stadio, ad un campetto di periferia o alla tv. E chi è cresciuto con la palla tra i piedi che aera abilissimo sin da piccolo come calciatore del futsal, è Gérson Cândido de Paula, meglio noto come Gérson Caçapa. Poi un giorno fu chiamato ad un provino con il Palmeiras, dove ricevette il nome di Cacapa (in italiano si legge Cassapa, ndr) e da lì, ha poi ha iniziato la sua carriera da calciatore professionista approdando a Bari nel 1989 su consiglio del campione italo-brasiliano, Josè Altafini ed al suo arrivo c’è stato riferito che vi giunse in pantaloncini corti e con tante speranze, quasi spaesato, ma già con quel sorriso brillante che si porta tuttora. Lui, Gérson che ha poi onorato la maglia biancorossa giocandoci in A, vestendo anche le maglie del Lecce, del Fenerbahce in Turchia e dell’Istanbulspor, ed infine ha chiuso la carriera in Brasile, all’Atletico Paraneense. Tuttavia, ritornato a Bari da allenatore, lo scorso anno alla Lodigiani è rientrato alla Virtus Palese dove aveva già allenato, ma ricoprendo il ruolo di allenatore U17 degli Allievi, di vice della Prima Squadra e quello supervisore del settore giovanile. Ai nostri microfoni ha risposto a varie domande.
Gegé partiamo dall’11 giugno, dove insieme a Igor Protti eravate ospiti della lega di Serie B, una festa dello sport rovinata da quel finale horror a cento secondi dalla fine.
“Ho tanti amici e fratelli baresi e so come si sta. Vedersi sfumare la finale quando si era già pronti per festeggiare è bruttissimo, ma il calcio ti dà tantissimo e toglie in un attimo: Se non resti sul pezzo tutta la gara sino al triplice fischio, la perdi. Sicuramente bisognava osare di più, ma ripeto fa parte dei giochi e va accettato. Quanto alla giornata è stata lunga ed intensa ed è stato un piacere ritrovare un amico ed ex compagno come Igor, un grandissimo bomber non solo biancorosso. Ci siamo trovati in Piazza Massari di fronte al Piccinni, in un corner messo di proposito dalla serie B e poi siamo andati al San Nicola dove lì ho ritrovato gli amici del Museo del Bari, e tanti ex compagni, Sono ripassato da quello stadio e campo che ho calcato disputando grandi stagioni e conservando ricordi indelebili. Bari nel cuore e contento di esserci tornato”.
Come si riparte ora e se sei d’accordo con l’obiettivo dichiarato dal presidente LDL che è centrare i playoff.
“A volte si dichiarano obiettivi e ti trovi a lottarne per un altro come avvenuto al Bari lo scorso anno, o a società come Benevento e Perugia che ambivano a campionati di vertice e si sono ritrovate a retrocedere sul campo, o il Pisa ad un passo dalla promozione l’anno prima, si è ritrovata out dai playoff. Il calcio è così. Ci saranno le retrocesse dalla A, in primis la Samp di Pirlo che sta allestendo una bella squadra, la Cremonese di Ballardini e le altre pretendenti che non resteranno a guardare. Il Bari, parte da una base buona e dai rinforzi che sicuramente arriveranno, a fronte delle cessioni. Ogni anno però è diverso, i proclami servono a poco. Invece al primo posto ci metto l’entusiasmo che non deve venir meno e che la squadra avverta la fiducia della società, tifo e viaggi in sintonia con il tecnico. Polito, è un diesse competente e sicuramente allestirà una rosa competitiva per il tecnico anche se è difficile almeno sulla carta ripetere il campionato della precedente stagione”.
Parlaci del tuo ritorno alla Virtus Palese. Sei ritornato, oltre a guidare l’U17 e ad essere il vice della Prima Squadra, tieni dei corsi di tecnica individuale.
“Ringrazio il presidente Giuseppe Milella e tutta la società per avermi accolto nuovamente a braccia aperte. Ho sempre svolto corsi di tecnica individuale, perché un patrimonio e va tutelata. Ci sono ad oggi meno ragazzi che giocano per strada, ed allora da educatori, istruttori e per me con un passato anche nel futsal, cerco di dare il mio contributo alla crescita individuale e miglioramento, senza una determinata fascia di età. Certo aprtire da più piccoli è meglio, ma giocare con la palla, svolgere esercizi specifici e mirati con attrezzature adeguate e all’avanguardia, insegnare i movimenti e poter trasmettere la mia esperienza nel calcio professionistico e poi da tecnico, per me è motivo di arricchimento e gratificazione nei confronti del calcio che mi ha dato tanto. Io nella Virtus ho ruolo anche di supervisore e guardo e studio sempre tutto, dai particolari, affinché poi possa trasmetterlo ai ragazzi.
Di recente hai fatto un altro gol nel sociale, donando il pallone della serie B e messo all’asta in favore di #iocisto.
“Ringrazio gli organizzatori di #iocisto e 100x100Eventi per l’invito. Ritrovare i miei compagni delle Vecchie Glorie, conoscere degli imprenditori seri che donano il loro tempo per una causa benefica come quella di #Iocisto, aver conosciuto suor Anna, ritrovato gli amici del Museo del Bari sempre presenti per il sociale, è stato bellissimo ed emozionante. Aiutare, complessivamente i bambini africani e chi è più in difficoltà ti riempie il cuore ed è un valore incommensurabile”.
Il Bari e la serie A che manca.
“E… canterebbe Vasco Rossi. Bari non perché ci ho giocato, ma lo avrei detto lo stesso se solo l’affronti anche da avversario lo capti. Questa piazza meriterebbe sempre di stare in A, poi però ti scontro con la realtà, e tante altre squadre blasonate come al Bari sono dovute ripartire ed ad oggi non si sa ancora nulla con certezza della Reggina. Detto ciò, sono un barese d’adozione e sarò sempre tifoso del Bari”. (Ph. Tess Lapedota).
M.I.
Pubblicato il 27 Luglio 2023