“Voto di scambio”, un fenomeno da non sottovalutare
A scoperchiare il vaso di pandora contenente qualcuno dei segreti di come da molti anni a questa parte è possibile vincere le elezioni in Puglia, ed in particolare a Bari, questa volta è stata la Procura del capoluogo che, grazie all’attività investigativa dell’Arma dei Carabinieri, ha effettuato un’importante operazione rivelatrice di un presunto connubio elettorale tra politica e malavita, al fine di far eleggere un candidato del centrosinistra alle elezioni regionali del 2015 con la pratica del “voto di scambio”. Fenomeno, questo, che verosimilmente non è limitato al caso recentemente portato alla luce dal Nucleo barese della Benemerita e che, invece, è ben noto da tempo in questo territorio per la sua gravità e conseguenze, oltre che puntualmente se ne parla ad ogni tornata elettorale, senza che però le Autorità competenti riescano a tempo debito a contrastare ed arginare effettivamente nella porta. Infatti, non è pensabile che il “voto di scambio” sia un metodo che possa riguardare soltanto una parte politica e non altre, o che venga praticato in campagna elettorale soltanto da qualcuno dei candidati e non anche da qualche altro, che forse lo pratica pure, però con più discrezione, perché non si rivolge ai clan, come è avvenuto nel caso oggetto d’indagine, ma attivandosi soltanto con personaggi non della malavita che, sempre a pagamento, procacciano consensi con metodi diversi da quello dei clan, ma ugualmente illeciti, perché a ben vedere trattasi comunque di “voto di scambio”. Infatti, basterebbe analizzare le liste dei voti di preferenza di alcuni partiti, sia delle amministrative che delle regionali, per rendersi conto che le concentrazioni di voti in talune sezioni elettorali non possono essere frutto soltanto di una ricerca ben organizzata e concentrata del consenso e che, invece, c’è stato verosimilmente altro per ottenere massicci risultati elettorali. E, conseguentemente, effettuare approfondimenti su certi exploit elettorali personali, spiegabili unicamente con l’uso di pratiche non proprio ortodosse di ricerca del voto e verosimilmente illecite. Di certo il fenomeno non è facile da scoprire e contrastare, però i tentativi di contrasto e repressione vanno fatti. Ma va fatta anche una seria riflessione sulle leggi elettorali degli ultimi venti anni che di tale fenomeno hanno consentito l’amplificazione e la degenerazione. Infatti, in un sistema elettorale dove il filtro partitico delle candidature è stato praticamente annullato a causa della demonizzazione dei partiti politici (pur previsti dalla Costituzione repubblicana e mai regolamentati per legge) e chi prende più voti, oltre ad essere eletto, è considerato anche il rappresentate assoluto dell’intero corpo elettorale della sigla con cui è stato eletto, allora è chiaro anche perché la corsa elettorale per un candidato è il solo momento importante del proprio impegno politico. Per cui, alla fine, come ha scritto il governatore pugliese, Michele Emiliano, nel suo post su Facebook a commento degli arresti avvenuti ieri per “voto di scambio”, coloro che ritengono che “la politica sia un modo per darsi un ruolo sociale con ogni mezzo” sono sempre di più ed il fenomeno, senza un efficace contrasto e repressione, è destinato sempre di più ad allargarsi, come è avvenuto da vent’anni a questa parte. Ossia dalla fine della famigerata e, forse, fin troppo vituperata Prima Repubblica. Quindi, il fenomeno andrebbe probabilmente combattuto anche con l’introduzione di necessari ed adeguati correttivi di recupero della funzione filtrante delle formazioni politiche e della loro organizzazione interna, che andrebbe quanto prima regolamentata per legge, in modo chiaro e trasparente all’esterno. E l’esempio di quanto tale carenza sia degenerativa dell’attuale sistema politico è fornito dalle cosiddette “primarie” che, essendo anch’esse non regolate normativamente, per chi le attua sono una vera e propria corsa effettuata con ogni genere di espedienti, leciti e talvolta illegali, come le cronache ci hanno in più occasioni raccontato. In definitiva, al di là delle polemiche ed accuse politiche che il “caso Mariella” sul voto di scambio, perseguito dalla Procura barese, sta suscitando da parte delle forze politiche di opposizione alla Regine Puglia, ciò che rileva ed interessa ai cittadini pugliesi, e in particolare baresi, è che qualcosa “si muove” sul fronte del malaffare elettorale e che finalmente le Autorità competenti stiano accendendo i riflettori anche su un fenomeno finora forse sottovalutato. Un fenomeno che nella sua potata sicuramente condiziona non poco gli esiti di una competizione elettorale. Ed è forse per questo che negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un progressivo peggioramento nella nostra regione della qualità politica ed amministrativa della maggioranza dei componenti di talune assemblee elettive e di chi le guida. Pertanto il “voto di scambio” non è affatto un “crimine” ininfluente ai fini del buon governo degli Enti locali e nazionali, ma è certamente un “fenomeno” non tollerabile, che va combattuto seriamente con ogni mezzo, sia da parte delle Istituzioni che delle formazioni politiche di qualsiasi colore queste rappresentino. Infatti, ne va di mezzo la “credibilità” ed il “valore” della democrazia.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 14 Dicembre 2016