Cultura e Spettacoli

Vuoti di memoria e astuzia, la saggezza di Franca

Uno dei tanti problemi della terza età è il rapporto via via più sofferto con la memoria. La quale vacilla anche nella migliore vecchiaia costruendo ragione di vuoti, dubbi, illusioni. Franca Valeri, l’ultima regina della prosa italiana si pone il problema, che la tocca in pieno (classe 1920…), e con lucidità invidiabile vi riflette sopra. Frutto di questa riflessione, ‘Non tutto è risolto’ suggerisce una soluzione accomodante : Se il falso ricordo colma un vuoto lasciato dal ricordo vero o semplicemente si sovrappone a questo, oppure se i conti con la memoria non quadrano per via di un uso malizioso del limite mnemonico a scopo di difesa, ebbene c’è sempre modo di restituire un senso al nuovo (falso) ordine di cose. Dopotutto, aggiungiamo noi, se la realtà che ci avvolge è maya, cioè illusione, come insegna l’Oriente, allora una finzione vale l’altra. Questa ambiguità di fondo impregna interamente il testo della Valeri. Un’anziana, testarda e volubile nobildonna, accompagnata da una segretaria, mette piede in una casa cadente e abbandonata  che crede sua per averci abitato in tempi remotissimi. Vi trova un disgraziato che lì ha trovato rifugio e che nella donna è convinto di ritrovare la madre. Lo scontro fra i due abbagli genera un ordine di cose che, per il fatto d’essere da entrambi creduto vero, diviene funzionale alle rispettive esigenze di difendersi dai guai dell’esistenza. In questo limbo della memoria una donna arguta, pur fuori rotta, non manifesta segni di smarrimento. Il duttile rapporto con gli altri, le cose e le vicissitudini la rende inattaccabile. Nella sua ovattata visione la protagonista diviene impermeabile ai sentimenti (corrosivi) che invece assillano il prossimo più vicino. Una saggezza concreta e scaltra che s’impone senza bisogno di esclamativi. Un gran bel testo che esalta il talento di una Maestra nonostante i guasti impietosi dell’età. La voce della Valeri oggi traballa vistosamente ma la sapienza dello stare in scena, la quieta prudenza del movimento e l’inossidato senso del tempo compensano quel limite. E poi dopo cinque minuti lo spettatore è come preso dal sospetto che il testo preveda un personaggio proprio così, un personaggio di quelli che richiedono solo interpreti d’eccezione… Per novanta minuti la Valeri giganteggia e tra le righe insegna che significano decoro, sani valori e ‘buona’ volontà. Sul palco con lei sono (domani pomeriggio l’ultima replica) i bravi Urbano Barberini, Licia Maglietta e Gabriella Franchini. Un allestimento piacevole, malgrado la regia un po’ piatta (Giuseppe Marini). Molto bene le scene di Alessandro Chiti, meno bene i costumi (Mariano Tufano).

Italo Interesse


Pubblicato il 16 Marzo 2013

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