Cultura e Spettacoli

Watanabe, la disegnatrice giapponese che ha fatto la storia del manga

L’attenzione in Puglia verso il genere del fumetto è testimoniata dalle numerose fiere sul Comics che in questi ultimi anni, soprattutto in Salento, ospitano personaggi di rilievo del panorama internazionale, come nel caso di Yoshiko Watanabe, disegnatrice giapponese che ha fatto la storia del manga. L’abbiamo intervistata per il Quotidiano.

È mai stata in Puglia? Che impressione ne ha avuto?

“Sono stata in Salento, a Tricase. Ospite in una fiera dedicata al fumetto. Lì ho notato un grande fermento culturale. Molto interesse verso questo genere e soprattutto verso la tradizione del manga ( fumetto in giapponese ) “

Quando è iniziata la sua passione per i manga?

“Ero piccolissima, avevo 5/ 6 anni, a quell’età ho cominciato a disegnare, coltivando una passione che poi è durata tutta la vita. All’epoca c’erano solo 2/3 fumettisti famosi da noi, compravamo i mensili di Tezuka, all’epoca considerato il più grande. E tentavamo nei nostri disegni di imitarlo. Successivamente poi, a 22 anni, sono entrata a lavorare nella sua società di cartoni animati, realizzando un sogno:la celebre casa di produzione Mushi Production.”

Secondo lei, qual è stata la più grande lezione del maestro?

“Difficile dirlo. I più volenterosi tra noi imparavano semplicemente imitandolo. Spesso imparavo ascoltando le sue consultazioni con una grande disegnatrice della ToeiAnimation che lui ingaggió nel suo  team. All’epoca si facevano cartoni animati in bianco e nero. Non esisteva l’intervento della grafica e tutto era rigorosamente e faticosamente realizzato a mano, con  grande  dedizione e passione. Quella che oggi purtroppo temo si sia persa. Lui aveva un atteggiamento umile e colloquiale verso di noi, quasi amichevole, quindi i suoi consigli erano Insegnamenti utili per migliorare. Fondamentalmente il maestro mi ha insegnato che bisogna amare il fumetto. Che la tecnica si può acquisire con il tempo, ma la cosa fondamentale è coltivare la propria personalità artistica individuale, e le proprie idee di cui bisogna prendersi sempre cura, in maniera molto attenta e accurata. Nel nostro lavoro conta tantissimo la pratica per arrivare ad un livello di espressione che faccia la differenza. Nella squadra di Tezuka  eravamo tutti giovanissimi e disposti a collaborare insieme per il grande onore di lavorare per il Maestro. Ora tutto è cambiato, c’è molto più individualismo e lo spirito di squadra viene quasi messo da parte.“

Quali caratteristiche ha il suo stile?

“Ho conservato ancora uno stile molto vicino al manga 60,70. Una cosa che qui non fa più nessuno. Anche per questo ho pochi contatti con i miei colleghi. Che fanno generi un po’ diversi.”

Considerando che lei è una visione molto ampia di tutta l’evoluzione della storia del fumetto, facciamo un confronto tra manga  giapponese e fumetto italiano. Quali sono le differenze, i i parallelismi?

“Credo che nel fumetto italiano ci siano delle inquadrature molto più statiche. Mancanza di dinamismo e di ironia. Nel manga giapponese c’è molta più libertà di azione e stretto contatto con l’editore. Spesso si attuano delle modifiche in divenire, dovute alle esigenze di un mercato molto vasto. E bisogna tenerne conto. Nel fumetto occidentale posso invece notare e apprezzare una maggiore attenzione verso la le conoscenze anatomiche e lo studio della prospettiva. Cosa che al fumetto giapponese forse manca per tradizione.In italia ho compreso l’importanza di questoaspetto, fondamentale come sostegno di base, per poi sviluppare anche l elementi di fantasia. Ed è quello che cerco anche di insegnare nella scuola romana di fumetto ai miei allievi”

Qual è l’opera che ha amato di più ?

“Ho amato molto la serie a fumetti di Phoenix.. Una storia fantastica sulle origini dell’universo. Secondo me il più bel fumetto mai creato.”

Cosa ne pensa della censura che molto spesso viene attuata su prodotti di fumetto giapponese importati nel nostro Paese?

Ricordo la lezione di Bruno Bozzetto, con cui ho avuto il piacere di lavorare. Lui sosteneva che prima di criticare il manga giapponese bisognerebbe dimostrare di essere in grado di raggiungere quello stesso  livello di dinamismo e potenza espressiva. In Giappone non esiste questo tipo di ipocrisia e l’autore è completamente libero di esprimersi su qualsiasi tematica.

Forse una forma blanda di repressione c’era all’ inizio. Ma da Go Nagaiin poi, alcuni  atteggiamenti dei manga sono stati anzi quasi presi a modello e imitati dai giovani.“

E difficile oggi affermarsi come fumettisti? Quali consigli darebbe ai suoi allievi?

“Lavorare come fumettisti oggi è molto difficile, perché si è pagati pochissimo e si ha la necessità quindi di svolgere altri lavori. Non è semplice, anche perché è un lavoro che richiede molta dedizione. Ma il consiglio che posso dare ai giovani è senz’altro quello innanzitutto di studiare. Una cultura di base vasta è imprescindibile per sviluppare delle storie di valore. Oggi c’è troppa superficialità e attenzione soltanto verso la tecnica. Si è perso quel senso primo di cultura e passione che si infondeva nel fumetto dei primordi, e che sarebbe importantissimo recuperare ai giorni nostri.”

 

Rossella Cea

 


Pubblicato il 2 Marzo 2021

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