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Work in progress, c’è ancora tantissimo da lavorare

Sono trascorsi soltanto due giorni dall’eliminazione in Coppa Italia, a causa del Foggia che ha ripetuto l’impresa di 18 anni fa, quando si impose sempre allo stadio San Nicola per 1-3 con le reti per il Bari di Di Vaio che portò in vantaggio i Galletti, e nella ripresa proprio come domenica, arrivò la doppia mazzata, in virtù di un autogol di Zanchi e di un gran gol realizzato da Di Michele. Corsi e ricorsi storici, a volte funzionano per capovolgere la cabala e le statistiche, altre volte vanno semplicemente aggiornate e gli allenatori interrogati a tal riguardo, risponderanno sempre: “Non me ne importa nulla”, ma beata ignoranza che lo desiderano o meno, la storia non solo calcistica conta eccome, ed è doveroso prenderne atto e conoscerla. I quattordicimila tifosi biancorossi accorsi per sostenere la squadra, come d’altronde hanno sempre fatto anche l’anno scorso, sono rimasti delusi non solo per la sconfitta cocente in un derby, ma per essere stati a tratti surclassati dal gioco di una squadra di LegaPro. Poi Probabilmente, quest’anno il Foggia di De Zerbi con un paio di innesti sulle fasce ed un altro a centrocampo, vincerà il campionato di LegaPro a mani basse, senza difficoltà e l’anno prossimo la vedremo in serie cadetta, ma domenica sera il Bari aveva il dovere di scendere con il coltello tra i denti per novanta minuti, e non solo per quarantacinque minuti come poi di fatto è andata. Con i ‘se’ ed i ‘ma’ non si va da nessuna parte, e soprattutto appellarsi come è stato fatto dal tecnico Nicola al termine della partita: “Se avessimo realizzato le ghiotte opportunità nel primo tempo sarebbe stata un’altra partita. Ma loro sono stati più bravi di noi nella ripresa, avanti per la nostra strada ed aspettando rinforzi per completare l’organico ed essere competitivi”.  Nel calcio come nella vita, conta assumersi le proprie responsabilità ed ammettere non solo il momento negativo psico-fisico della propria squadra, ma anche le lacune per poter trovare una volta per tutte il nodo della matassa, perché sinceramente sia col Perugia che con il Bastia, non si sono visti eccessivi miglioramenti rispetto al gioco o non – gioco dello scorso anno. Le critiche se fatte in modo costruttivo e non disfattista andrebbero accettate, e come è lecito e giusto che sia, l’allenatore, dirigenti, società di turno vanno avanti per la propria strada, uscendo tutto l’orgoglio per smentire gli addetti ai lavori ipercritici, ed i tifosi esigenti. La prestazione di domenica sera, insomma, sarebbe troppo riduttiva giustificarla perché mancavano De Luca, Caturano, i rinforzi e perché qualche mina vagante ha fatto uscire alla vigilia il caso Galano – Caputo, poi convocati ma non fatti giocare. Che senso ha avuto convocare due giocatori che non volevano neanche scendere in campo per poi non provare a gettarli nella mischia perché la situazione a gara in corso era critica? Per farli fischiare e insultare dai tifosi per la loro declinazione a rispondere alla convocazione? Non sapremo mai la verità, perché anche dietro una sola versione simil-veritiera, si nasconderebbero altri significati densi, tuttavia, la storia insegna ed il campionato cadetto dello scorso anno ha decretato il Carpi vincitore, che con pochi soldi investiti ed in primis un condottiero coadiuvato da dei soldati motivati a vincere la guerra, si sono imposti ed hanno stracciato e fatto razzia delle loro avversarie. Il tecnico Davide Nicola lo sa benissimo che molte volte si può vincere anche con i valori di un collettivo, ma se anche a fine partita sotto gli occhi delle telecamere Rai, e dei tanti tifosi accorsi, quando la squadra si è stretta a cerchio per la consueta riunione ed uno destinato a partire ma convocato (Galano) viene mandato letteralmente a ‘quel paese’, c’è evidentemente qualche problemino di spogliatoio da risolvere in fretta. Su una cosa infatti siamo totalmente in sintonia con la squadra e tecnico: lo spogliatoio è sacro e chi ne fa parte deve remare sempre unito dalla stessa parte, e quando vengono meno le motivazioni è giusto che sia messo da parte per essere ceduto o anche semplicemente che si alleni da solo, perché  se diversamente continuasse a far parte del gruppo creerebbe motivo di dissidio all’interno del gruppo.

 

Il presidente del grande Toro Granata della tragedia di Superga, era solito dire ai suoi guerrieri che scendevano in campo, “Non uscite dal rettangolo di gioco se non avrete fatto mangiare l’erba ai vostri avversari” e si tolsero sempre immense soddisfazioni sino alla tragedia E così ci sarebbero altre massime di personaggi che nel calcio hanno scritto pagine di storia, che solo a sentirle dire o leggerle, dovrebbero fungere da leit motiv per dare adrenalina. Poi per carità nel calcio, si può vincere, pareggiare ed uscire ‘vinti’ ma con dignità avendo versato però fino all’ultima goccia di sudore, ed in quel caso i propri tifosi saranno i primi ad applaudire la compagine di turno.  A tutto in ogni caso c’è una soluzione, e noi l’avevamo scritto anche qualche giorno prima dell’eliminazione dalla Coppa: testa bassa, più umiltà e soprattutto pedalare tanto anche se la strada è in salita ed irta di ostacoli, perché solo così si potrà giungere agli obiettivi prefissati, possibilmente senza presunzione e con quel pizzico di ‘cazzimma’ di cui parlava De Luca in una conferenza stampa dell’anno scorso.

 

Marco Iusco

 

 


Pubblicato il 11 Agosto 2015

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