Zì Nicole amava lo ‘sperpero’
Fra le palme di Corso Vittorio Emanuele da oltre dieci anni, eretto su un piedistallo in pietra, fa ‘bella’ mostra di sé un faccione in bronzo. Chi è? E’ Nicola I, che fu re del Montenegro nella prima metà del secolo scorso. Una scultura obiettivamente malfatta, tant’è che molti la ritengono il monumento più brutto di Bari (ma quello eretto ai Caduti del 28 luglio ’43 in Piazza Umberto non gli è da meno). Quante polemiche a suo tempo a proposito dell’opportunità di quella scultura. Si malignò pure che dietro labili ragioni di carattere storico si nascondessero le mire di una cordata d’imprenditori baresi interessati a ottenere vantaggiosi appalti dal governo montenegrino. Una ruffianata, insomma. Chissà. Fermiamoci alla Storia. Nicola I, fu il padre di quella Elena che il 29 luglio 1900 divenne Regina d’Italia avendo in precedenza sposato Vittorio Emanuele III. Ciò rese quest’uomo assai popolare nel nostro regno, in Puglia soprattutto. Nicola, vuoi per vicinanza geografica, vuoi per devozione al Santo, veniva spesso a Bari, dove nel tempo divenne così di casa che il popolo quando parlava di lui diceva : Zì Nicole… E quando Zì Nicole veniva non badava a spese. Oltre a consistenti donativi al Capitolo nicolaiano, il re montenegrino usava svuotare il portafogli nei migliori negozi del capoluogo (e che mance ai commessi). Si vuole che le parole ‘sperpero’ e ‘sperperare’ le abbia introdotte lui nel nostro vocabolario, seppure involontariamente. Forse non è così, ma la spiegazione che qui segue ha del suggestivo. Quando salì sul trono, Nicola avviò una serie di riforme. Una di queste consisteva nell’introduzione di una nuova valuta : il ‘perpero’ montenegrino, così detto per distinguerlo dal perpero serbo. A Bari il monarca montenegrino era noto per il fatto di consumare una quantità impressionante di perperi, spesso per spese futili. Faceva, dunque, un cattivo uso della moneta del suo paese. E non lo vuoi chiamare ‘sperpero’ o ‘sperperare’, questo? Per evidenti ragioni linguistiche verbo e sostantivo non sarebbero stati coniati sull’altra sponda dell’Adriatico, bensì proprio qui, a Bari. Chi li coniò? Probabilmente i commercianti esclusi dal tour-shoppig del re Montenegrino. La fortuna di Zì Nicole, comunque, fu di breve durata. Il suo errore fu prendere parte alla Grande Guerra inviando truppe in sostegno della Serbia. Nel caos della spartizione dei Balcani a guerra finita, Nicola I finì col perdere il regno. Esiliato ad Antibes nel 1918, continuò a proclamarsi re sino alla morte, avvenuta tre anni più tardi. Nel 1989 i suoi resti sono stati riportati in patria e tumulati nella chiesa di Na Cipuru, a Cettinje, ex capitale del Montenegro.
Italo Interesse
Pubblicato il 23 Marzo 2017