Cronaca

Zingari, accattoni e falsi mendicanti, ormai è una giostra infinita

Una vera e propria invasione, un esercito di uomini e donne di colore ha praticamente preso possesso degli ingressi di supermercati, centri commerciali, negozi, bar e tutti i locali frequentati in città, sia in centro e sia in periferia. Questo fenomeno, che non risparmia rom e zingari che ti cuciono addosso le loro litanie, se non gli scuci qualche spicciolo, è ormai evidente anche nelle periferie cittadine. Il povero cittadino (specie donne e anziani) sono tartassati e indifesi da uno stillicidio di “piccole molestie” o “piccole mance” e non ne possono più. Ma anche la truffa, furti e raggiri sono fenomeni in continua ascesa da parte di zingari: è di un bel po’ di tempo fa il furto ai danni della titolare di un’edicola molto nota a Palese, in via Armando Diaz, che però molti ancora ricordano. La tattica usata? Da manuale: fuori dell’edicola una giovane zingara con un bimbo in braccio fungeva da palo, chiedendo insistentemente l’elemosina a chi entrava nell’edicola distraendo i titolari dell’edicola; dentro due zingare ed una di esse con la scusa di vedere meglio un giornale si portava dietro al bancone, alle spalle della titolare, con mossa fulminea arraffava un borsellino e subito dopo tutte e tre le donne con sorrisi e saluti si allontanavano. Poi la scoperta del furto, seguita dalla classica e formale denuncia  alle autorità di pubblica sicurezza. Le autorità cittadine, il comitato dell’ordine pubblico che fanno per riportare” ordine e legalità”su questi fenomeni, si chiedono i cittadini che pagano le tasse e che rispettano le leggi. La legalità in molti casi per questi fenomeni  viene “valutata” a seconda di chi la compie: i poveri Rom, gli sfortunati lavavetri, gli emarginati venditori di contraffazioni, i perseguitati posteggiatori abusivi eccetera che fanno una spietata concorrenza a quelli nostrani. Il fatto più grave è che predicando tolleranza pietosa, all’insegna del vogliamoci bene, si potrebbe dare, ai Vigili Urbani ed a tutte le forze dell’ordine  che dovrebbero vegliare sulle illegalità, l’autorizzazione a non agire e a tollerare il fenomeno vistoso dell’accattonaggio, delle vendite illegali da parte di queste persone che di fatto hanno soppiantato quelli nostrani . Non aiutano di certo ai fini del controllo del fenomeno le leggi italiane e le varie sentenze degli organi giudiziari che a volte paiono contradittorie seppure emesse dallo stesso organo giudiziario. In tema di accattonaggio la Corte Costituzionale  decise tempo fa che  l’elemosina per strada non era più reato. Purchè sia “una legittima richiesta di umana solidarietà’ , volta a far leva sul sentimento della carità”, che non intacca ne’ l’ ordine pubblico ne’ la pubblica tranquillità. Per questo la Corte decise di delegittimare la norma del codice penale (il primo comma dell’ articolo 670) che puniva con l’ arresto sino a tre mesi “chiunque mendica in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Potrà invece essere arrestato chi mendica simulando infermità  in modo fraudolento, ipotesi questa che continuerà ad essere punita con la reclusione fino a sei mesi (stesso articolo 670 del codice penale), per la quale la Corte non accolse l’ eccezione di illegittimità . In ogni caso la decisione fece parecchio discutere perchè giungeva all’ indomani della condanna per sfruttamento di minore decisa dal pretore di Terni nei confronti di una zingara che chiedeva l’ elemosina con la figlia di tre anni in braccio, mentre la temperatura era sotto zero. E soprattutto perchè nella sentenza i giudici si lasciarono andare anche a valutazioni di natura sociologica “in controtendenza” rispetto all’ insofferenza che spesso l’ accattonaggio generava. D’altronde si trattava d’un cambiamento di rotta nell’ atteggiamento della Corte, che in questo modo sconfessava due proprie sentenze, la prima del 1959, la seconda del 1975, con le quali aveva dichiarato infondate analoghe eccezioni. Sulla questione  è intervenuto il Parlamento con l’introduzione  di altri strumenti per combattere il fenomeno e sono quelli previsti dalla legge 11 agosto 2003 n. 228 “Misure contro la tratta di persone” che ha profondamente innovato il reato previsto dall’articolo 600 c.p che recita così “Chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa(soprattutto minori), costringendola a prestazioni lavorative  o sessuali ovvero all’accattonaggio o comunque a prestazioni che ne comportino lo sfruttamento, è punito con la reclusione da otto a venti anni”. La maggior parte dei bambini coinvolti nell’accattonaggio appartiene a comunità di nomadi Rom di origine slava, per lo più stanziali sul nostro territorio ma anche di bimbi marocchini, e albanesi, specialmente nel nord Italia. Un giro d’affari da 200 milioni di euro, un numero di schiavi-bambini costretti all’accattonaggio che sfiora i 50mila in tutta Italia, la maggior parte dei quali di etnia sinti e rom. In Gran Bretagna che per civiltà non è seconda a nessuno, l’accattonaggio è considerato reato ed è causa di espulsione di numerosissimi immigrati, clandestini o meno .In particolare, qualche anno fa il sindaco di Londra dichiarò tolleranza zero nei confronti delle famiglie rom provenienti dall’est europeo, che facevano dell’accattonaggio la loro attività principale, soprattutto a copertura del furto con destrezza. In Francia l’ex ‘premier’ Sarkozy decise di espellere dal Paese tutti i rom irregolari, suscitando proteste da parte della Commissione Europea. Certamente ci sono tanti Rom e tanti extracomunitari che rispettano le leggi italiane, integrandosi perfettamente nella società che li accoglie. La vera lotta delle forze dell’ordine deve essere condotta contro tutti gli altri, irregolari e malavitosi in primis…

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 31 Maggio 2017

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