Cultura e Spettacoli

Zio Vanja, una vita da mediano

Nel capolavoro di Cechov (‘Zio Vanja’) Ivan Petrovic Vojnickij non è mai se stesso : è lo zio di Sonja, l’innamorato respinto di Elena, l’ex cognato di Serebrijakov… Eppure in casa Serebrijakov, dove egli è tutto, gli spetta solo l’appellativo (riduttivo) di Zio Vanja. La sua, per dirla con Ligabue, è una vita da mediano, consistente – prendendo a prestito la terminologia del calcio di una volta – nello svolgere il lavoro ‘oscuro’, ovvero catturare palloni e consegnarli alla gloria del numero dieci, il regista, la stella, che nel caso della finzione drammaturgica è il tronfio padrone di casa. Come rendere questa solidità ‘strategica’ cui corrisponde un’inconsistenza di facciata? Massimo Marafante – che firma la scena di una produzione Marluna Teatro andata in scena al Nuovo Abeliano pochi giorni fa nell’ambito della stagione di teatri di Bari – accenna un interno piccolo borghese della Russia tardo-ottocentesca che appare assemblato nel nulla. La scena, bagnata da una luce sempre nitida anche quando è notte, è disposta con cura calligrafica, ma oltre i suoi confini essa svapora in una dimensione immateriale. Tale l’impressione infusa dal rifiuto di quinte e fondali, scelta che svela la desolante nudità delle muraglie di un palcoscenico. Questa sorta di ‘isola’ nell’oceano del tempo e dello spazio è l’habitat di Zio Vanja, l’unico personaggio che, a queste condizioni, possa dirsi ‘a casa sua’, immerso in un presente inamovibile, a differenza degli altri personaggi che danno invece l’impressione d’essere lì solo di passaggio. Su questa base, Roberto Marafante costruisce un allestimento ambizioso e dal colore epico : Vanja ha la grandezza di un dannato dantesco. Altre volte dà di eroe da mito ellenico. Quest’ultima impressione si fa forte quando nei momenti topici risuonano tuoni tremendi ai quali peraltro i protagonisti restano indifferenti. E’ l’espressione dell’ira di Zeus dinanzi alle miserie umane?… Uno spettacolo appassionante, specie nella seconda frazione. Ne sono stati applauditi protagonisti Pino Fusco, Marianna De Pinto, Maria Elena Germinario, Mariella Parlato, Marco Grossi, William Volpicella, Vincenzo Toma, Marisa Eugeni e Francesco Annoia. (aiuto regia : Alessandro Anglani ; assistente scene e costumi : Sara Terzulli ; luci : Gianluigi Carbonara – Prossimi appuntamenti per la stagione di Teatri di Bari : sabato 22 e domenica 23 dicembre al Kismet con ‘Sogno di una notte di mezza estate’, regia di Michele Schiano Di Cola ; sabato 12 gennaio al  Nuovo Abeliano con ‘Edith Piaf, l’usignolo non canta più’, un testo di Melania Giglio, con la stessa e Martino Duano, regia  di Daniele Salvo (produzione Mentecomica).

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Dicembre 2018

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