Cultura e Spettacoli

Sigle e difesa dell’ambiente

La Montagna Spaccata è un taglio eseguito nella roccia in epoca romana allo scopo di creare un passaggio carrozzabile per le merci scaricate nel porto di Pozzuoli e destinate alla capitale passando per Capua ; in questo modo, abbreviando il percorso della Consolare Campana, ci si poteva immettere sulla via Appia con un risparmio di dodici ore. La strada taglia il bordo di uno dei vulcani dei campi Flegrei conservatosi per metà dopo l’eruzione avvenuta fra  10.000 e 8.000 anni fa e chiamata eruzione di Montagna Spaccata ; sono tuttora perfettamente conservati e visibili i blocchetti di tufo posti a impedire il collasso delle pareti, mentre al di sotto dell’asfalto si conservano ancora i basoli del selciato antico. Esistono altre ‘montagne spaccate’ : A Cuma, ancora in epoca romana, un’incisione naturale del Monte del Grillo venne ampliata e rinforzata con un arco, poi battezzato ‘Felice’, che faceva da porta di accesso all’abitato. A Gaeta, un costone presenta tra pesanti fenditure ; in una di queste sorge a strapiombo sul mare il Santuario della Montagna Spaccata ; vuole la leggenda che le tre fenditure siano state prodotte dal terremoto verificatosi alla morte di Cristo. Infine, esiste una montagna spaccata anche in Puglia, nel territorio di Galatone. Le Rupi di San Mauro è l’antico nome di un modesto promontorio roccioso  a picco sul mare e diviso in due dalla litoranea che collega Santa Maria al Bagno e Lido Conchiglie. Il toponimo ‘Montagna Spaccata e Rupi di San Mauro’ indica anche un SIC ricadente nel territorio dei comuni di Sannicola e Galatone. Sviluppato sulla costa per circa dieci chilometri, questo Parco si inoltra  nell’entroterra per altri quindici chilometri estendendosi complessivamente per 151 ettari. Il riconoscimento è avvenuto per la presenza di rare specie a rischio come alcune orchidacee in habitat di pseudo steppa e alcuni ‘percorsi substeppici’ di graminacee e piante annue. Arricchiscono l’area un cordone dunare alto dieci metri, depositi marini terrazzati ricchi di fossili, tracce di insediamenti neolitici e di insediamenti basiliani. Si diceva prima di SIC. Orientarsi fra gli acronimi è difficile anche quando di mezzo è la difesa dell’ambiente. Quale confusione si fa tra  SIC, ZPS, ZSC, RNI, RNO… I SIC o Siti d’Importanza Comunitaria sono habitat naturali individuati in base a direttive comunitarie. La ZSC è una Zona Speciale di Conservazione in cui sono applicate misure di conservazione approvate dalla Commissione Europea.  Per ZPS si intende un Zona di Protezione Speciale riservata all’avifauna migratoria. La RNI è una Riserva (area protetta) Naturale Integrata in cui non è ammessa alcun intervento umano, per cui, per esempio, se un albero cade, viene lasciato a marcire. RNO, infine, sta per Riserva Naturale Orientata, ovvero un habitat dove sono consentiti interventi colturali, agricoli e silvo-pastorali purché non in contrasto con la conservazione dello stato originale delle cose. – Nell’immagine, la Riserva di Torre Guaceto.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 15 Luglio 2020

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