Cultura e Spettacoli

Il virtuosismo di Zhu tra Schubert, Mozart e Beethoven

Domani sera a Bari il concerto del Premio Paganini 2023

Una prova poderosa che non mancherà di stupire il pubblico del Petruzzelli, quella che attende il giovane violinista internazionale premio Paganini 2023 Simon Zhu, domani sera al teatro Petruzzelli. Sotto la sapiente direzione del maestro Gabriele Ferro. In programma la Sinfonia n. 8, in si minore, D. 759 “Incompiuta”, il Concerto n. 5, in La maggiore, per violino e orchestra, KV 219 e la Sinfonia n. 8, in Fa maggiore, op. 93. di Beethoven. Il sinfonismo di Schubert è spesso noto per le sue caratteristiche ambivalenti, la ricerca di un tipo di perfezione formale estranea al modello beethoveniano, e la tendenza a catturare il senso musicale, senza volerlo eccessivamente rielaborare, nella sua forma definitiva. Quasi mai Schubert riprese, modificò o ampliò composizioni lasciate incompiute. Tra queste, nel genere sinfonico, troviamo la Sinfonia n. 7 in mi maggiore, e la celeberrima Sinfonia n. 8 in si minore. La genesi di questi due lavori è abbastanza simile. Lasciata la Settima nell’agosto del 1821, il viennese si impegnò a comporre l’opera Alfonso und Estrella, terminata la quale preferì iniziare un lavoro nuovo, l’Ottava, anziché completare il precedente. Così accadde per l’Ottava, che fu interrotta nell’autunno-inverno del 1822, per onorare la commissione delle opere Die Verschworenen (I cospiratori) e Fierrabras, e mai completata. E così continuò. Schubert preferì, ancora una volta, gettare le basi di un nuovo lavoro piuttosto che completare il precedente, quasi che l’Ottava, pur nella sua perfezione, fosse considerata dall’autore alla stregua di un momento preparatorio verso nuovi traguardi e quindi avesse esaurito il suo senso. Il primo movimento, Allegro moderato, si diversifica a livello formale rispetto alla forma-sonata beethoveniana: il secondo tema è presentato dai violoncelli in Sol maggiore, armonicamente collegato al primo, entrambi i temi derivano il loro assetto ritmico dal tema di violoncelli e contrabbassi con cui la Sinfonia si apre, una sorta di “tema-sipario” precedente l’esposizione vera e propria. Dinamica che conferisce una particolare coesione interna. Il destino di questa Sinfonia, forse il più grande capolavoro schubertiano rimasto incompiuto, fu di essere ritrovata da Robert Schumann tra le carte dell’amico Anselm Hüttenbrenner e proposta alla Società degli Amici della Musica di Vienna il 17 dicembre, diretta da Johann Herberch. Per quanto riguarda Mozart, sono molto più numerosi i suoi Concerti per pianoforte e orchestra, di quelli per violino e orchestra. I cinque Concerti per violino risalgano tutti al 1775, quando Wolfgang, tornato da Monaco riprese a lavorare a tempo pieno alla corte di Colloredo. Si ritiene che questi Concerti li avesse scritti per eseguirli egli stesso a corte. Non è escluso però che fossero destinati al violinista italiano Antonio Brunetti. Nei suoi Concerti Mozart amava particolarmente l’elemento melodico, l’ espressività elegante, l’equilibrio delle forme, il rapporto dialogico tra lo strumento e l’ orchestra, la ricerca del carattere peculiare di ciascuna opera, il rispetto della struttura barocca in tre movimenti, con un tempo lento centrale che separa due tempi veloci: questi gli elementi che caratterizzano le cinque composizioni per violino e orchestra, e siamo curiosi di assistere all’interpretazione che ne darà uno straordinario violinista come Zhu, musicista di Tubinga che si è formato in Austria, e suona già insieme ai più grandi musicisti delle più prestigiose orchestre del mondo. Giovanissimo, ma che già trovato un suo personalissimo e formidabile stile. Ascolteremo infine l’esecuzione dell’inafferrabile Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93, che Beethoven compose nel 1811 e completò durante l’estate del 1812. La prima esecuzione però avvenne nel 1814, ma non fu accolta molto positivamente dalla critica. È stata ritrovata un’enorme quantità di materiale relativo a quest’opera, a cui Beethoven teneva molto, che rimane però, ancora oggi, la meno popolare ed eseguita tra tutte le sue. L’Ottava Sinfonia dovette aspettare diversi anni prima di essere ben compresa nel suo elegante e misurato classicismo. Infatti l’inaspettato ritorno del musicista ai modi haydniani e mozartiani aveva disorientato i primi commentatori dell’opera, che non sapevano spiegare come mai in questa sinfonia l’autore, dopo tante esperienze innovatrici, avesse fatto dei passi indietro con il ripristino del Minuetto nella forma classica. Però, a parte certi richiami formali al passato, non si può negare che si tratti di un’opera eccelsa della maturità artistica del compositore, per la preziosità della fattura strumentale e per la novità del gioco armonico. Oltre a numerosi primi premi vinti nel corso della sua carriera, nel 2023 Simon Zhu si è aggiudicato il Premio Paganini a Genova, incluso l’onore di esibirsi sullo strumento che fu di Paganini, un violino Giuseppe Guarneri del Gesù del 1743, detto “Il Cannone”. Dal 2020 al 2023 ha suonato un bellissimo vecchio violino Montagnana, generosamente fornito dalla Florian Leonhard Fellowship. Attualmente invece suona un prestigioso Zosimo Bergonzi di Cremona del 1760, generoso prestito della Stretton Society.

Rossella Cea


Pubblicato il 27 Aprile 2024

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