Cronaca

“Il grande problema del lavoro? La mancanza di competenze specifiche”

Il grande problema del lavoro? La mancanza di competenze specifiche pur in presenza di elevatissime domande di impiego. In poche parole, non sempre si trovano risposte tecnicamente adeguate al fabbisogno di manodopera. Lo dice in questa intervista rilasciata al Quotidiano il dottor Raffaele Palma, manager, capo delle operazioni dell’Adecco per Puglia, Campania e Basilicata ottimamente coadiuvato dalla brava Filomena Italiano. Che cosa è Adecco? Una grande realtà, una garanzia di serietà nella ricerca di occupazione presente in 60 Paesi, con sede a Zurigo, presente a Bari dal 1998. In poche parole non la semplice soluzione tappabuchi per il posto interinale, ma una solida e collaudata via di accompagnamento al lavoro, anche a tempo indeterminato, con un sensibile rovesciamento di cultura.

Dottor Palma, parliamo di Adecco…

“La nostra mission è ovviamente quella di occuparci di risorse umane, comunemente l’ avviamento al lavoro anche se da tempo ormai abbiamo svoltato mettendo da parte l’ abusata logica dell’interinalità verso forme a tempo indeterminato cercando concretamente di accompagnare al lavoro il candidato”.

Siete per giovani e meno giovani…

“Siamo disponibili per chiunque cerchi impiego, naturalmente la età giovane, associata però a capacità tecniche favorisce maggiormente. Siamo qui a Bari dal 1998 e direi che è un ottimo mercato”.

Inutile o quasi dire che oggi il lavoro è una delle necessità, specie al sud, forse la prima necessità…

“Indubbiamente il lavoro è una urgenza e viviamo un periodo complicato da questo punto di vista. Tuttavia il grande problema che intendiamo segnalare è la discrasia tra domanda di impiego e capacità specifiche, preparazione culturale. In poche parole non riusciamo spesso a completare la richiesta di posti a causa della mancanza di figure professionali e tecniche adeguatamente preparate. Penso che in questa ottica sia importante riqualificare i corsi di studi, e potenziare i rapporti col mondo dell’Università, delle imprese e degli stessi ITS che sono delle eccellenze. Insomma, oggi non abbiamo tanto bisogno di domanda, che pur esiste ed è tanta, quanto di risposta qualificata e di istruzione tecnica e nel campo digitale”.

Qual è la situazione di Bari?

“Rispetto ad altre realtà del sud la situazione è più dinamica, lo vediamo dalle tante imprese che investono nel capoluogo e nella Puglia. Le opportunità non mancano, resta come dicevo sopra, il gap e la non semplice relazione tra quello che il mondo imprenditoriale richiede e le competenze dei candidati. Segnalo che comunque oggi da noi un lavoratore su due esce a tempo indeterminato”.

Magari è un problema che deriva dalla stessa formazione scolastica…

“Il tema è guardare per tempo a quanto offre il mercato del lavoro, saper seguire correttamente le attitudini e avere un buon orientamento. Bisogna fare in modo che alla fine del corso di studi il ragazzo esca già maturo verso il mondo del lavoro, ecco perchè vanno incentivate le relazioni con le imprese, gli atenei e soprattutto gli ITS. Il mio suggerimento è di sapersi adattare alle nuove situazioni, fare rete e squadra. Un buon lavoratore è  quello che si cala bene nella realtà in cui va a collocarsi anche dal punto di vista caratteriale”.

Che suggerimento darebbe?

“Oggi se dovessi dare un suggerimento direi: scegliete specializzazioni nel campo digitale, siamo nell’ ambito dei mestieri dell’oggi e del domani”.

Reddito di cittadinanza?

“Lo strumento in se stesso non è cattivo ed ha una sua utilità per chi è nel bisogno, per coloro che hanno perso il lavoro e non sanno come rientrare per motivi di salute ed età nel mercato. Semmai sarebbero stati necessari e lo sarebbero maggiori controlli e verifiche, manca un attento monitoraggio affinchè non sia a vantaggio di giovani che potrebbero essere indirizzati utilmente verso il mondo del lavoro al posto di stare sul divano di casa. Bisogna fare in modo che questo reddito non sia preso a vita o quasi, ma serva come avviamento al mondo del lavoro. Altrimenti facciamo un doppio danno: all’ economia e agli stessi giovani ai quali più che assistenzialismo dobbiamo offrire opportunità di lavoro”.

Donne in carriera. quanto conta la bellezza?

“Sicuramente ha un suo primo impatto. Tuttavia alla fine dei conti conta la preparazione della persona e non la sua avvenenza fisica che col tempo passa. In sintesi il successo nel mondo lavorativo non dipende dalla bellezza fisica e tanto meno dall’età, quanto dalla spendibilità personale del proprio percorso formativo”.

Bruno Volpe

 


Pubblicato il 4 Ottobre 2022

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