Cultura e Spettacoli

Caparezza: antimilitarismo e non violenza

Nato a Molfetta nel ’73, Michele Salvemini, in arte Caparezza, è sulla breccia dal 1995. Venticinque anni di navigazione in controtendenza, di coraggio e rigore ideologico. Tale merito gli è stato di recente riconosciuto da Enrico De Angelis. Critico musicale e storico della canzone d’autore italiana, De Angelis ha dato alle stampe numerose pubblicazioni, l’ultima delle quali s’intitola: ‘Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e non violenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza’ (Vololibero 2020). La selezione operata da De Angelis ha fatto storcere il naso a molti: Perché un Caparezza e non anche Guccini, Lolli, Fossati, Vecchioni, De Gregori o Cristicchi? De Angelis ha ritenuto di selezionare gli autori che a suo giudizio si sono occupati di quei temi con maggiore coerenza e insistenza. Quanto al rapper pugliese, non casualmente considerato per ultimo, De Angelis ritiene sia l’unico erede autenticamente moderno dei cinque grandi. Forse questo Caparezza non lo sa, forse non ci ha mai fatto caso. Perché a lui d’imitare un Tenco o uno Jannacci non è neanche passato per la (riccia) testa. Non di meno i vari Endrigo, De Andrè e Bennato non possono non averlo fecondato. Ragazzaccio dell’era globale, Caparezza sfrutta l’anello di congiunzione rappresentato da Bennato e sostituisce l’indignazione vestita di sarcasmo dei padri con una carica musicale aggressiva e una non meno aggressiva requisitoria testuale. In più sfrutta (bene) la forza dell’immagine, dando vita a video di grande presa. Ma la sostanza delle cose resta la stessa. Camuffate o semplicemente rivestite, si agitano in Caparezza la solitudine di Tenco, la saggezza di De Andrè, l’irrazionalità di Jannacci, la dolcezza sospirosa di Endrigo, l’ironia graffiante di Bennato. Qualche stralcio dai testi: Scoppia la guerra, io me ne scappo, / ma quale patria, io me ne sbatto, / tu mi imponi le divise, io me le strappo, / ho due bottiglie tu combatti, io me le stappo. / Disertore a vita, e me ne vanto, / se voi foste come me non ci sarebbe guerra in atto. / La cadenza e il passo sono demodé, / io la sera me la spasso al Cabaret Voltaire! (‘Comunque vada’) – Soffiano venti caldi / siamo rimasti in venti calmi / e sono tempi pazzi / fricchettoni con i piedi scalzi / che diventano ferventi nazi (‘Ti fa stare bene’) – Mi prendono per il sedere tipo sedie / è come quando sei malato di schizofrenia e il prete ti convince / che il diavolo ti possiede… Avrai ragione tu / sono un treno che viaggia sulla quarantina / ma non ho ancora smaltito l’adrenalina / dovrei essere pacato come De Andrè… (‘Avrai ragione tu’). Nell’immagine, un ritratto di Caparezza firmato da Massimo Cavezzali e contenuto nel testo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Dicembre 2020

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