Cultura e Spettacoli

Arciuli incanta il pubblico con Rzewsky e le variazioni di un tema infinito

Il tema di queste variazioni, che inneggiano al cambiamento sociale, era già noto in territorio cileno quando il compositore Ortega decise di dargli una struttura musicale definitiva

Numerosi aneddoti raccontano della vena ironica di Rzewsky, e di quanto detestasse la retorica. Durante un incontro qualcuno gli domandò cosa lo avesse spinto a comporre le sue celebri variazioni sul tema di El Pubelo Unido Jamás Será Vencido, un pezzo dalla forte valenza socio politica. Alla domanda Rzewski rispose candidamente: “I soldi della commissione”. In realtà per lui, che non si è mai davvero arricchito, questo era un modo di reagire anarchico e dissacrante al finto perbenismo e all’accademismo di tanta musica contemporanea. Era un musicista pieno di senso critico, ironico, paradossale, ma allo stesso tempo semplice, che amava demolire gli stereotipi comuni. Straordinario interprete di uno dei suoi capolavori, il pianista Emanuele Arciuli, che ha eseguito, dopo le variazioni in fa minore di Haydn, le sue 36 variazioni sul tema appunto di El Pueblo Unido, durante un concerto al Petruzzelli, la scorsa domenica 7 aprile. Il tema di queste variazioni, che inneggiano al cambiamento sociale, era già noto in territorio cileno quando il compositore Ortega decise di dargli una struttura musicale definitiva. Si deve però agli Inti-Illimani se il tema è divenuto poi celebre, fino a rappresentare l’inno a sostegno di ogni forma di lotta di resistenza civile. Nell’ambito di questo clima Rzewsky ha poi lavorato sulla melodia facendone 36 variazioni, che avrebbero dovuto rappresentare un omaggio alla lotta del popolo cileno contro la dittatura, e più in generale a favore di tutti i popoli oppressi. Un’opera complessa dal punto di vista tecnico: si tratta di una serie di sei cicli, ciascuno dei quali composto da sei stadi, in cui appaiono diverse relazioni musicali. Nell’ordine: il primo- eventi semplici, il secondo – ritmi, il terzo – melodie, il quarto – contrappunti, il quinto – armonie, il sesto, combinazioni di tutti i precedenti. Ciascuno dei cicli più lunghi sviluppa un carattere suggerito dal singolo stadio cui corrisponde, di conseguenza il terzo ciclo è lirico, il quarto tende al conflitto, il quinto alla simultaneità, il sesto ricapitola in modo tale che il primo stadio è un riepilogo di tutti i precedenti primi stadi, il secondo di tutti i secondi e così via. La lunghezza della composizione allude all’idea che l’unificazione dei popoli richiede uno sforzo lungo e tormentato, in una serie di rimandi, ma anche viaggi mentali, o momenti in cui il tema sembra essere solo un pensiero appena suggerito, come spiega al pubblico il maestro Arciuli durante il concerto: “Rzewsky fu un pianista definito granitico, capace di produrre enormi quantità di materiale sonoro. In tutte le sue pagine pianistiche c’è un elemento fisico tanto a livello percettivo, quanto strumentale”, parlando del suo un innato istinto votato alla rapidità d’esecuzione, senza soffermarsi troppo nella staticità del perfezionamento. Alla fine della performance Arciuli ha eseguito alcuni graditi bis, di William Duckworth The Time Curve Preludes I, di Claude Debussy Minstrels e Abschiedsgedanken di Beethoven.

Rossella Cea


Pubblicato il 9 Aprile 2024

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