Cultura e Spettacoli

Il ‘Cratere di Memnon’

Le sale al pian terreno del castello normanno-svevo di Gioia del Colle ospitano un Museo Archeologico Nazionale dove sono raccolti reperti dell’Era dei Metalli e peuceta provenienti dagli scavi di Monte Sannace e di altri siti dello stesso territorio. Fra tante preziose testimonianze dell’era precristiana ivi conservate spicca il ‘Cratere di Memnon’. Si tratta di un ampio vaso di quelli in uso nei giorni dell’Ellade per mescolare acqua e vino nei banchetti (la corrente artistica di appartenenza è quella sviluppatasi a Corinto fra l’VIII e il VI sec. a. C.). La più bella fra le decorazioni che avvolgono tale cratere riproduce il combattimento fra Achille e l’eroe Troiano Memnon (vedi immagine). Figura semidivina – era figlio di Titone, uno dei fratelli del re troiano Priamo, e di Eos (l’Aurora) – Memnon era re dell’Etiopia. Quando Ettore morì nel duello contro Achille, Priamo invocò l’intervento del nipote, il quale accorse portando con sé 20.000 etiopi e un imprecisato numero di indiani. Le sue gesta sono narrate nel Posthomerica di Quinto Smirneo e nel pochissimo che resta di una trilogia di Eschilo e dell’Etiopide (poema epico greco attribuito ad Arctino di Mileto e andato perduto in cui si racconta la guerra di Troia). Omero parla di lui come del “più bello” tra tutti i guerrieri che presero parte alla guerra di Troia. Sotto le mura di Troia Memnon dimostrò coraggio e valore, uccidendo diversi guerrieri achei (tra cui Terone ed Ereuto) e arrivando a ferire Aiace Telamonio (fu forse l’unico a riuscirci veramente). Inseguì il carro di Nestore, il cui auriga era stato ucciso da Paride, e ammazzò Antiloco, accorso in aiuto del padre. Infine Memnon sfidò Achille dimostrandosi guerriero non inferiore ; le armi divine che possedeva – il guerriero era anche avvolto da un’armatura forgiata da Efesto – riuscirono a scalfire la pelle dell’eroe acheo, il quale, come noto, era vulnerabile solo nel tallone. Ma alla fine venne decapitato dall’avversario. Rimasto senza un condottiero, l’esercito etiope si disperse. Eos pianse la morte del figlio a tal punto che il cielo si ricoprì di nubi e quel pianto disperato diede origine alla rugiada. Mentre il corpo dell’eroe ardeva sulla pira, stormi di uccelli neri – detti poi Memnonidi – volarono sopra le fiamme, cadendovi come vittime sacrificali. In suo onore venne eretta a Tebe una gigantesca statua che aveva una particolarità: ogni giorno all’alba, quando i raggi del sole cadevano su alcune crepe aperte nella pietra da un terremoto e asciugavano l’umidità accumulassi durante la notte, la statua emetteva un suono armonioso che gli antichi interpretavano come il saluto di Memnon all’Aurora (Eos).

 

Italo Interesse


Pubblicato il 14 Luglio 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio