Cronaca

“E’ il premio a un percorso lungo sessanta anni”

Il professor Filippo Maria Boscia e il riconoscimento conferitogli alla carriera dal Comune

“E’ il premio e il riconoscimento ad un percorso lungo sessanta anni che non si è concluso”: commosso, ma soddisfatto, il professor Filippo Maria Boscia, luminare barese, ginecologo ed andrologo di fama nazionale, Presidente dei Medici Cattolici Italiani, in questa intervista che ci ha concesso, a cuore aperto, commenta in questo modo l’ambito e raro riconoscimento conferitogli alla carriera e ai meriti scientifici dal Comune di Bari.

Professor Boscia: un traguardo o che cosa?

“Intanto ringrazio il Comune di Bari per la sensibilità nel conferirmi questo ambito riconoscimento che mi gratifica ed onora. Penso che sia il premio ad un percorso di sessanta anni che, diciamolo subito, non si è affatto concluso, anzi. Voglio portarlo avanti. Questo cammino si è sviluppato fra Università, ospedale e città di Bari con la quale lo condividilo, perchè mi sento parte attiva del tessuto cittadino e quando incontro tanta gente che mi saluta con affetto mi sento ulteriormente motivato ad andare avanti”.

Insomma, un rapporto molto stretto con Bari e i baresi…

“Certamente, anche se io sono nativo di Sammichele, a due passi da qui. E assieme alla cittadinanza, mi sento grato all’ amministrazione di Bari e alla stessa Regione”.

Andiamo agli inizi della sua luminosa carriera…

“Quando ho cominciato la mia carriera universitaria, era il 1972, la mortalità del feto nell’ utero materno era elevata. Il mio obiettivo allora fu capire il perchè, la ragione di questa situazione. Devo ringraziare il Cnr che comprese le mie osservazioni e posizioni e non si oppose ad una mia ricerca. In particolare devo dire grazie al professor Ernesto Quagliariello. Ci rendemmo conto, ad esempio, che la posizione a schiaccianoci assunta da tante donne contadine nelle campagne, quando raccoglievano mandorle ed olive era un pericolo. Bisognava fare qualche cosa a tutela delle donne e il Cnr mi venne incontro e lo stesso dicasi per il ministero della Salute”.

Veniamo al medico. Che cosa deve fare e che cosa deve essere?

“Il medico è sicuramente una persona che deve dare risposte preparate e scientificamente corrette. Tuttavia non può e non deve mai venire meno al patto che è tra una fiducia e una risposta e ha il dovere di elargire speranze. Il grande limite di oggi è la aziendalizzazione della medicina che ha diluito e in gran parte cambiato il rapporto tra medico e paziente e la sua famiglia. Perchè quando si ammala una persona, ne soffre tutta la famiglia. Mio padre ere medico e mi ha insegnato che un medico lo è per sempre. Una volta medico, medico a vita, senza risparmio di tempo ed energie. Sono nato medico e voglio morire medico. Spiacevolmente il processo di aziendalizzazione per cui il malato oggi non è paziente, ma utente, ha messo il medico con la sveglia al collo, vittima del tempo e della burocrazia, con una visione quantitativa della medicina e non qualitativa o del rapporto personale. Il medico, al contrario, oltre alla scienza e alla capacità, deve accogliere, abbracciare, chinarsi sul malato, dare speranze. Impostare una relazione umana col paziente e con la sua famiglia anche nelle situazioni più difficili e delicate. Il medico deve essere disponibile e aperto alle emozioni. Insomma, dico no al medico burocrate, ma al contrario voglio e auspico una medicina dal volto competente ed umano. Quella che ricorda la parabola del Buon Samaritano. Tuttavia il medico è tenuto a soccorrere tutti, senza distinzione di razza, censo e religione, ma solo in scienza e coscienza e con senso di umanità. Da un punto di vista personale e lo ho detto pubblicamente, forse per l’amore alla medicina ho anche trascurato la famiglia, ma sono certo che mi perdoneranno. Il malato è al centro delle mie cure e non rinuncerò mai al mio ideale di una medicina dal volto umano e competente”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 4 Maggio 2024

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