Cronaca

Ogni anno la stessa storia: d’estate sale la febbre del sesso

Rapite, stuprate, vendute, ridotte in schiavitù, infine costrette a prostituirsi e a garantire al ‘pappa’ centinaia e centinaia di euro al giorno. Donne nigeriane, senegalesi, albanesi e rumene, ma anche tante italiane, moldave e georgiane vittime di organizzazioni dedite ad altre attività parallele, compresa la prostituzione che fa però soltanto da cardine ad altri interessi ramificati: in mezzo ci sono, come sempre, l’ immigrazione clandestina e lo spaccio di sostanze stupefacenti. E non c’è operazione anticrimine o attività investigative che tengano: arrestato qualche pesce piccolo, c’è sempre chi li sostituisce, che riprende il turpe traffico di carne umana. I provvedimenti di rimpatrio, adottati ciclicamente sia nei confronti delle prostitute fermate, sia degli immigrati clandestini coinvolti nelle attività di sfruttamento della prostituzione e dello spaccio di droga, servono a poco e a niente. La prostituzione nelle strade cittadine di Bari è un ‘business’ assai lucroso, come testimoniano le numerose ragazze rumene e di colore che si vendono a cifre abbordabilissime da 30 a 50 euro, senza interruzione, dalle prime ore di sera, fino a notte inoltrata un po’ dappertutto. Sesso a pagamento sul lungomare di Bari, fino a San Giorgio, dove dominano nigeriane, albanesi e rumene, fino allo stadio S. Nicola, dove pullulano transessuali e travestiti, ma anche scambisti dai gusti forti. Tutto alla luce del sole, anche dalle parti del ‘Quartierino’ e all’imbocco della tangenziale verso Bitritto che porta sempre verso lo stadio-astronave, dove ci sono un paio di belle ragazze dell’Est visto che in queste notti d’estate si può davvero tirare fino a tardi. Tutto nonostante le luci azzurre di Polizia e Carabinieri – che non servono a fermare l’interminabile ‘parking del sesso’ in Città- ogni tanto occhieggiano nel buoi soprattutto a notte fonda. «L’ attività investigativa non si ferma qui”, diceva l’ex questore di Bari dopo l’ennesima retata in grande stile per individuare sia le organizzazioni sia i proventi derivati. Un’attività che doveva servire a dare l’esatta dimensione del fenomeno della prostituzione in provincia di Bari, localizzando i punti nevralgici e i collegamenti con altri interessi delle organizzazioni malavitose. Alla Polizia, dunque, il compito d’ individuare le strade sulle quali le «schiave del sesso» sono costrette a vendersi, come le statali 98 e 96 a nord di Bari, la statale 100 verso Taranto ed il litorale che da Bari porta a San Giorgio, a sud. Ma le ragazze più giovani e se vogliamo più attraenti si trovano a partire dalle prime ore del mattino e fino a sera sulle complanarie di Japigia, verso Torre a Mare: tutte o quasi ragazze dell’Est bionde e snelle, che si concedono in automobile per 30 euro…”bocca/fica”, come dicono loro. E poi la miriade di appartamenti e locali seminterrati presi in affitto dalle prostitute, tuguri dati in subaffitto alle donne in cambio di canoni esorbitanti. E proprio in questi appartamenti, concentrati nei quartieri Libertà, San Pasquale e Madonnella a Bari, ma anche a Modugno e Torre a Mare –per trovare i recapiti basta sfogliare il maggiore quotidiano locale- sono effettuati, ciclicamente e a più riprese, fermi e controlli che però non servono nemmeno a limitare il mercato più antico e prospero del mondo.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 1 Agosto 2015

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