Cultura e Spettacoli

Trenini: l’angoscia del domani

 

Per essere fermodellista non basta avere il ‘trenino’, quella cosetta che monti in cinque minuti, ci ‘giochi’, smonti, rimetti in scatola e mandi tutto a dormire in cima ad un armadio. Ferromodellismo vuol dire vastità di un disegno tecnico, storico e culturale. Un plastico non si improvvisa. Deve essere invece il frutto di un ben meditato progetto. A volte possono essere necessari anche due, tre anni. E quando due mani non bastano (ciò capita spesso), gli appassionati si consorziano, consacrano alla ‘causa’ il fine settimana, in qualche caso trascurano la famiglia. Quanta ce n’è di gente così? A volerla mettere in termini numerici, e se il ferromodellismo comincia quando la superficie dedicata a questo svago raggiunge almeno i quattro metri quadrati, allora gli appassionati in Italia sono meno di mille, di cui una trentina in Puglia. Questi dati sono frutto della recente comparazione fra numeri forniti dalle associazioni di settore. L’esiguità del numero si spiega col fatto che l’hobby in questione ha costi altissimi e che da una quarantina d’anni a questa parte non incontra più il favore dei bambini (perché è quella l’età alla quale ci si ‘ammala’ di questa passione). Ciò spiega come il fermodellista medio abbia circa cinquant’anni ed appartenga alle fasce di reddito più alte. Una pensiero però gli annuvola ogni giorno di più il piacere di veder scorrere questi micro convogli :  A chi lasciare tanto patrimonio? (a volte una sola motrice può costare più di mille euro e mettendo assieme vagoni, binari, scambi ed altri elementi di ricostruzione si può arrivare a plastici del valore di centomila euro). Figli e nipoti, quando non arrivano in vita a compatire il ‘povero vecchio’, manifestano indifferenza in proposito. Che succederà ‘un domani’? C’è da non dormire la notte al pensiero di collezioni svendute allo sciacallo di turno. In questi casi la soluzione meno indolore è donare tutto a qualche museo del fermodellismo (il più grande d’Italia è sito a Bussana Vecchia, nel sanremese : 350 metri lineari di binari…). Il cruccio spinge il fermodellista ad aggrapparsi disperatamente alla propria passione. Nascono così capolavori come plastici a sbalorditiva imitazione di scorci ferroviari. I più riprodotti sono alcuni celebri valichi alpini. Alcune di queste riproduzioni sono state realizzate anche in Puglia. Spiace solo che nessuno dei nostri appassionati abbia pensato a riprodurre qualche angolo di casa nostra. Ad esempio esistono alcune tratte delle Ferrovie del Gargano, delle Appulo lucane e della Sud-Est che per suggestioni paesaggistiche nulla hanno da invidiare ai percorsi ferroviari d’alta quota di cui prima. Che i treni facciano spettacolo solo in montagna è pregiudizio da sfatare. Amare la nostra terra vuol dire anche riservarle attenzioni di questo genere.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Febbraio 2017

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