Cronaca

142mila euro tra spese legali e buonuscita: il Comune mette mano al portafoglio

In attesa che i parlamentari pugliesi impegnati sul fronte Cassa Prestanza nelle stanze del Comune di Bari, a parte tavoli, incontri e promesse, trovino il bandolo della matassa per ripianare una esposizione debitoria milionaria, è proprio il Comune di Bari che, per adesso, è costretto a mettere mano al portafoglio. In poche parole si tratta di eseguire altre sentenze di condanna piovute a Palazzo di Città dopo i ricorsi e le cause vinte da un centinaio di dipendenti iscritti alla Cassa Sovvenzioni e Previdenza dello stesso Ente. Ed è stato il direttore della ripartizione al Personale Vito Partipilo, un mese fa preciso, a vergare una nota di poche righe indirizzata a segretario e direttore generale, nonché ad assessore al Bilancio e direttore dell’ufficio ragioneria, chiedendo l’autorizzazione all’utilizzo del fondo di riserva per restituire ai ricorrenti le somme trattenute sulla loro retribuzione a beneficio della Cassa Previdenza e Sovvenzioni nel periodo 23 giugno 2016 – 31 dicembre 2018, oltre alle spese di causa. In soldoni poco più di 142mila euro che l’ente civico dovrà rimborsare agli aventi diritto, anche se la stessa Civica Amministrazione allo stesso tempo ha disposto la proposizione dell’appello per entrambe le sentenze di condanna del Tribunale di Bari (nn. 1084/2020 e 2123/2020) che poi, sempre in soldoni a carico del contribuente barese, significa altre spese per pagare gli avvocati che rappresenteranno l’ente in cause che si sono rivelate già perdenti in primo grado. E tenendo presente la giurisprudenza già abbastanza consolidata in materia presso i giudici baresi, parliamo di ricorsi che potrebbero rivelarsi perdenti anche in appello. Ma oramai il Comune ha deciso di andare avanti a carrarmato resistendo dinanzi alle istanze dei dipendenti che, da parte loro, vantano tutte le ragioni di rivolgersi direttamente alla magistratura per il riconoscimento della loro buonuscita, nonostante il procedimento di liquidazione della Cassa affidata a un’equipe di esperti nominato dal presidente del Tribunale di Bari, all’inizio di quest’anno. Procedura che, però, non si sa bene né a che punto si trovi e tanto meno quando terminerà, tenendo anche presente che, per quanto se ne sa, i liquidatori finora si sono limitati a chiedere per iscritto direttamente ai dipendenti le somme da liquidare loro. Il guaio è che anche sugli incontri tra organizzazioni sindacali e parlamentari pugliesi per parlare e riparlare sulla questione e trovare soluzioni all’annosa vertenza che coinvolge oltre mille e cinquecento dipendenti e pensionati comunali baresi la nebbia è fitta. Specie con un’altra tornata elettorale all’orizzonte, alla Regione Puglia, tra poco meno di venti giorni. E ad accendere anche una seppur flebile fiammella di speranza da tenere viva a beneficio dei dipendenti comunali ancora a bocca asciutta (senza dimenticare che anche quelli vittoriosi in giudizio potrebbero decidere di ricorrere in giudizio, per riscuotere le differenze sulla buonuscita non percepite) costretti al prelievo ‘forzoso’, non ci sono più nemmeno le parole dei loro rappresentanti sindacali, trinceratisi quasi tutti dietro inspiegabili silenzi, anche dopo la pubblicazione della delibera di giunta comunale n. 385 del 6 agosto di presa d’atto delle sentenze di condanna per oltre 142mila euro emesse dal tribunale di Bari, notificate tra il 15 e il 17 luglio scorso. Con tanto di autorizzazione delle somme ingiunte al prelievo del Fondo di Riserva del Bilancio Comunale…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Settembre 2020

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