Cultura e Spettacoli

L’arcipelago di Guaceto

Nonostante il suo enorme sviluppo costiero – 829 chilometri – la Puglia è povera di isole. Di conseguenza sono pochi anche gli arcipelaghi, complessivamente tre: le Tremiti al largo del Gargano, le Cheradi che chiudono la darsena del Mar Grande di Taranto e le Pedagne poste all’imboccatura del porto di Brindisi. Volendo però elevare a ‘isolotti’ quelli che in realtà sono soltanto grossi scogli, si potrebbe considerare un quarto arcipelago, quello di Torre Guaceto, chiamiamolo così. A poche centinaia di metri dalla punta della nota Riserva dove svetta la torre di guardia, è possibile notare tre piatti affioramenti il più grande dei quali non supera l’ettaro. Procedendo in direzione sud est, in località Apani, ad un cinquecento metri dalla costa si notano altri due affioramenti, questa volta più estesi ed elevati. E’possibile che in passato questi cinque affioramenti facessero parte di una lunga lingua di terra che, partendo dalla punta di Torre Guaceto, si estendeva sino all’ultimo degli scogli di Apani. Una stretta e prolungata penisola delimitava un bacino paralitorale dando vita ad una cala preziosa? Recenti campagne di scavo hanno accertato livelli di frequentazione risalenti all’età del Bronzo sui due Scogli di Apani, che a questo punto si porrebbero come i terminali rocciosi della presunta penisoletta (i rinvenimenti parlano di un complesso di capanne, come testimoniano numerose buche da palo e resti d’intonaco ; all’interno del tracciato delle capanne sono stati rinvenuti numerosi manufatti in argilla, bronzo, osso e pietra ; infine l’elemento più interessante : avanzi di un muro a secco difensivo). Insomma, in punta a questa lingua di terra un villaggio fortificato accoglieva una comunità di pescatori-mercanti che aveva scelto d’insediarsi proprio in quel punto allo scopo di tenere sotto controllo l’imboccatura del fortunato approdo. La caletta che chiudeva quel bacino naturale accoglieva un vivace e frequentatissimo emporio? E’possibile. In questo caso possiamo immaginare che gli angoli del villaggio più esposti all’Adriatico ospitassero primitivi fari, ovvero postazioni di fuoco e fumo per segnalare l’ingresso del bacino. Che fine fece quella penisoletta? Forse sprofondò per effetto dello stesso bradisismo che circa duemila anni fa inghiottì la prima necropoli della vicina Egnazia, oggi sul fondo del mare a due metri di profondità. Venuta meno la possibilità di offrire riparo alle imbarcazioni, il sito perse gradatamente importanza come emporio, sino ad essere definitivamente abbandonato. Ma ad accelerare il processo di abbandono potrebbe aver contribuito un attacco nemico. Il villaggio infatti presenta tracce di incendio.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 16 Luglio 2020

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