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Il mini rimpasto di Emiliano più una “minestra riscaldata” che un effettivo “cambio di passo”

La "montagna ha partorito un topolino". Ora, però, il Pd pugliese potrebbe essere a rischio commissariamento.

Il cambio di passo con cui il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ritiene di aver dato seguito alle indicazioni della segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, a seguito delle ultime vicende giudiziarie che vedono coinvolti esponenti di spicco del “cerchio politico” regionale di Emiliano, ha assunto il sapore politico più di una “minestra riscaldata” che di una decisa inversione di rotta nei metodi di gestione della Regione, come invece richiesto esplicitamente dalla segretaria Dem. Infatti, il mini-rimpasto effettuato qualche giorno fa dal governatore pugliese è considerato dalle due principali forze politiche del campo largo pugliese, il PD ed il M5S, una sorta di maquillage effettuato in solitudine dal governatore, al sol fine di dare comunque una riposta alle richieste dei vertici romani di Pd ed M5S, piuttosto che di un reale cambio di passo nel governo della Regine Puglia da parte di Emiliano. Come è noto, il  governatore pugliese ha piazzato la consigliera dem “schleiniana” Debora Ciliento all’Assessorato lasciato vacante da Anita Maurodinia (Pd), dopo le notizie giudiziarie che la riguardano, ed ha rimosso dei due assessori esterni (Maraschio e Palese), per far posto ad altri due nomi anch’essi esterni (Serena Triggiani e Viviana Matrangola) e rimanendo così di fatto vuote le caselle assessorili della Santità e del Wealfare, in precedenza affidate rispettivamente all’esterno Palese ed alla consigliera pentastellata Rosa Barone, dimessasi – come è noto – a seguito dell’uscita dalla maggioranza regionale del M5S, voluta dal leader nazionale dei pentastellati, Giuseppe Conte. Insomma, il mini rimpasto di Emiliano, effettuato per tentare di assecondare soprattutto Schlein da un lato e Conte dall’altro, sembra non aver convinto nessuno dei due leader. Anzi, all’interno del centrosinistra, pare che tale rimpasto stia generando più malcontento di quanto fosse già presente prima delle nuove nomine assessorili. Tra i primi a mal digerire il recente operato di Emiliano figura il partito di Nichi Vendola, Sinistra italiana, che pur non avendo alcun rappresentate in Consiglio regionale, aveva comunque ottenuto un posto in Giunta con la delega all’Ambiente alla Maraschio, in virtù del sostegno dato nel 2020 alla riconferma del governatore. Difatti, subito dopo l’estromissione di Maraschio, Sinistra italiana non ha avuto più alcuna esitazione a dichiarare il proprio appoggio alla candidatura a sindaco di Bari di Michele Laforgia e su cui non si era ancora espressa ufficialmente. Ma – come detto – a non dichiararsi entusiasti del mini rimpasto di Emiliano sono stati anche la segretaria Dem, Schlein, ed i pentastellati di Conte, che dal governatore si aspettavano forse un po’ di coraggio in più e, quindi, un maggior numero di sostituzioni all’interno dell’esecutivo, soprattutto tra i nomi dei politici piuttosto che dei soli due esponenti esterni, che sostanzialmente erano soprattutto nomine tecniche. Anche i tre consiglieri del Gruppo regionale di Azione (Fabiano Amati, Ruggero Mennea e Sergio Clemente), da cui in realtà potrebbe dipendere la tenuta in vita della maggioranza di centrosinistra alla Regione Puglia (dopo il recente passaggio all’opposizione del M5S e se fosse confermata in Aula con il voto dei pentastellati alla mozione di sfiducia presentata dall’opposizione di centrodestra), sono incerti sul reale cambio di passo di Emiliano, per cui stanno alla ricerca di motivazioni politiche valide al fine di giustificare la loro permanenza nel perimetro della maggioranza. Una permanenza che potrebbe passare anche attraverso il riconoscimento di un posto in Giunta ad uno degli esponenti di Azione. Non a caso il governatore Emiliano si è lasciato ancora un posto libero nell’esecutivo per Sanità e Welfare, che potrebbe essere assegnato al M5S in caso di rientro in maggioranza (ed in questo caso la Barone ritornerebbe al Welfare, mentre la Sanità resterebbe nelle mani di Emiliano), oppure andare in quota ad un rappresentate del partito di Calenda (verosimilmente ad Amati) nel caso in cui Azione garantisse i numeri alla maggioranza ed il M5S non più. Quindi, Emiliano sostanzialmente si è tenuta libera una “caselle” in Giunta, per averla come via d’uscita nel caso in cui i numeri della maggioranza dovessero traballare, come di fatto pare stia accadendo. Il segretario del Pd pugliese, Domenico De Santis, nonché vice-capo di Gabinetto del governatore, sta provando a gettare acqua sul fuoco del malcontento interno al Pd pugliese, sapendo che deve barcamenarsi, oltre che con Emiliano (da cui – come è noto agli addetti ai lavori della politica – dipende direttamente non solo sotto il profilo lavorativo ma anche politico), ma soprattutto con la segretaria nazionale Schlein, che sulla situazione pugliese del centrosinistra si gioca la credibilità personale e del partito non soltanto a livello locale, ma addirittura in campo nazionale. Difatti, la segretaria Dem già qualche settimana fa è stata sul punto di commissariare il Pd pugliese, dopo l’ultima ondata giudiziaria che ha visto arrestato il presidente dell’Arti, Alfonso Pisicchio, poi dimessosi. Commissariamento – a detta di qualche bene informato – sventato dal presidente dei senatori Dem, il pugliese Francesco Boccia, che avrebbe suggerito a Schlein di bloccare tale decisione, intimando Emiliano ad un “netto cambio di passo” con un ultimatum. Come difatti è poi avvenuto. Ma il governatore pugliese, con il recente mini rimpasto di giunta, ha effettivamente ottemperato al “cambio di passo” richiesto da Schlein, oppure finora si è trattato soltanto di un gattopardesco “giro” di nomi, per altro, del tutto irrilevanti ai fini di quanto auspicato alla Regione Puglia, sia dalla segretaria Dem che dal pentastellato Conte? Di certo uno spartiacque determinate, in Puglia, per il futuro politico dell’attuale governo regionale saranno i risultati delle imminenti elezioni europee. Il resto è tutto ancora da vedere.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 27 Aprile 2024

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