Cronaca

Addio alle province: arrivano altri e nuovi enti ancora più costosi e spendaccioni

Quello che molti cittadini e contribuenti temevano, si sta tramutando rapidamente in realtà; le nuove province e città metropolitana stanno dando dimostrazione della pessima gestione da parte della Regione Puglia. L’ente che doveva gestire il passaggio dal vecchio al nuovo, stando alla volontà del Legislatore, si sta limitando a ignorare le parti sociali: la riforma è semplicemente un aborto. Motivo? Secondo i rappresentanti dei lavoratori, “…si stanno partorendo enti inutili, più costosi e inefficienti a danno di cittadini e lavoratori”. Ma entriamo nei particolari. “La gestione delle nuove Province e della città metropolitana si sta rivelando un gran caos, un pataracchio che riflette lo spirito di una riforma che si è dimostrata inadeguata, addirittura dannosa e carente di coraggio, come da noi denunciato in svariate circostanze”. A parlare è il Segretario regionale della UIL Fpl, Giuseppe Vatinno, secondo il quale “è inaccettabile che la Regione Puglia agisca, su un tema così delicato, su due binari paralleli che invece dovrebbero essere congiunti e legati a doppio filo. E’ infatti assurdo che prima si convochino i tavoli istituzionali e che le parti sociali vengano relegate a una fase successiva”. “La riforma delle Province, così com’è, è un aborto – spiega ancora Vatinno – che rischia di produrre un ulteriore poltronificio, ma meno efficiente rispetto al passato, con tanti rischi, peraltro, per i lavoratori, che vedono il futuro più nebuloso che mai. Nel corso dei nostri incontri con i lavoratori è emersa forte la preoccupazione per la questione occupazionale creatasi in seno alla città metropolitana e alle Province: gli eventuali esuberi dovranno essere gestiti nel rispetto dei lavoratori e delle loro professionalità maturate nel tempo, nonché con la prospettiva di una macchina amministrativa che non può permettersi di fallire, onde evitare il serio rischio di un processo di privatizzazione dei servizi pubblici”. A preoccupare in particolare l’avviso di mobilità, ai sensi dell’art. 30 del d.lgs. 30/03/2001 n. 165 dove l’Amministrazione centrale ha individuato 1.031 posti vacanti a tempo pieno e a tempo indeterminato di vari profili professionali. Posti oggetto, quindi, di mobilità tra gli enti. Il dispositivo, all’articolo 8- Norme di salvaguardia, indica che l’effettivo trasferimento nei ruoli dell’amministrazione della giustizia del personale proveniente da amministrazioni diverse dai ministeri, è condizionato all’autorizzazione all’utilizzo del fondo, previsto dal comma 2, punti 1 e 3, dell’articolo 30 del d.lgs 165/2001, istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e finanze – di cui questa amministrazione intende avvalersi – e all’effettivo corrispondente trasferimento, fino a concorrenza delle disponibilità, delle risorse finanziarie necessarie a coprire i relativi oneri retributivi”. Quel richiamo all’articolo 30 del d.lgs chiarisce che le amministrazioni non ministeriali, devono contribuire per il “50% del trattamento economico spettante al personale trasferito mediante versamento all’entrata dello Stato da parte dell’amministrazione cedente e corrispondente riassegnazione al fondo ovvero mediante contestuale riduzione dei trasferimenti statali all’amministrazione cedente”. Ma di tutto ciò non vi è traccia nella legge Delrio. Insomma, oltre al danno la beffa, rischiando di pagare la metà degli stipendi a dipendenti che non lavorano più per il loro Ente, in un momento in cui davvero le Province si trovano in estrema difficoltà finanziaria e hanno in dovere di tutelare servizi e posti di lavoro”. “Si va incontro – ha proseguito il Segretario della UIL Fpl – a Province incapaci di risolvere e intercettare le esigenze dei cittadini. Certo, la razionalizzazione della spesa è importante, ma non si può attuare esclusivamente a carico dei cittadini, che avranno un pessimo servizio, e dei lavoratori, che nel loro futuro non vedono alcuna certezza”. E ancora. “Se tutti erano convinti che le vecchie Province non servissero più, ebbene, bisognava avere il coraggio di abolirle, punto e basta. Una battaglia che, mi piace sottolinearlo, proprio la UIL di Puglia, a ogni livello, ha intrapreso per prima. Le soluzioni salomoniche rischiano di creare pesanti scompensi – la chiosa finale del sindacalista barese – così potremmo ritrovarci enti intermedi senza reali poteri decisionali e con poche risorse a disposizione”.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 13 Febbraio 2015

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