Cultura e Spettacoli

Astragali, dal sacro al profano

In molte sepoltura precristiane, specie di bambini, conservati dentro ciotole o piccoli vasi sono stati rinvenuti astragali. Dalle necropoli pugliesi gli archeologi hanno riportato alla luce centinaia e centinaia di questi piccolissimi ossi del tratto terminale della zampa degli ovini e dalla forma irregolarmente cubica. In origine gli astragali erano usati per sondare il futuro. L’indovino ne lanciava  cinque, numero non casuale corrispondendo a quello delle dita di una mano. A seconda di come, cadendo, gli astragali si offrivano alla vista, l’indovino ‘leggeva’ immagini. Nel tempo il fascino degli astragali sedusse anche i non ’addetti’ ai lavori. Ora, siccome il degrado del sacro apre sempre le porte al profano, cominciò a prendere piede tra la gente comune l’uso di giocare con gli astragali con le stesse regole del gioco, antichissimo, delle cinque pietre (al posto delle quali possono essere impiegate anche noci, mandorle, fave, nocciole…) : Il gioco consiste nel lanciare e riprendere sassolini (generalmente di fiume, per la comodità dei bordi arrotondati) e riprenderli eseguendo diverse ‘figure’. Quella fondamentale – è rappresentata persino su un affresco di Pompei – chiede al giocatore di lanciare in aria le piccole pietre e riprenderle tutte assieme col dorso della mano. Non meno facile la figura ‘del padre’ : Gettati i sassolini in terra, il giocatore ne sceglie uno, che da questo momento si chiamerà ‘il padre’ e lo lancia per aria ; dovrà a questo punto raccogliere un altro sassolino prima di raccogliere al volo ‘il padre’ ; al turno successivo i sassolini da raccogliere saranno due, e poi tre, infine quattro. Nella figura definita “sotto l’arco” si lanciano ancora i sassolini a terra. Con il pollice e l’indice di una mano, appoggiata a terra il giocatore forma un arco. Poi prende il “padre”, lo lancia e mentre questo è in aria dà un veloce colpetto ad una delle pietruzze per farla passare sotto l’arco. Si ripete la figura, fino a quando tutti sassolini sono passati sotto l’arco… Rotolando sulla china profana gli astragali vennero assimilati ai dadi assegnando i valori 1, 3, 4 e 6 alle ‘facce’ estese e i valori 2 e 5 ai bordi degli stessi ossicini, che per irregolarità del terreno di gioco potevano , ma di rado, cadere verticalmente (in questo caso il 2 e il 5 fungevano da numeri jolly). La combinazione più ambita era il ‘colpo di Afrodite’ che consisteva nell’ottenere in un solo lancio le quattro facce diverse. Con l’assegnazione del valore numerico a questi ossicini, l’esercizio divinatorio decadde a trastullo irriverente verso la scienza divinatoria, oltre a venarsi di blasfemo dato che al pari dei dadi gli astragali si prestavano al gioco d’azzardo.

Italo Interesse


Pubblicato il 3 Ottobre 2015

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