Cultura e Spettacoli

‘Cesare Suglia’, l’aeroporto mancato

In ‘Le strade di Bari” di Vito Antonio Melchiorre (Periodici Locali Newton) si legge che nel primo Novecento al tratto di strada oggi noto come Corso Mazzini corrispondeva una vasta e piana superficie utilizzata come campo d’aviazione, detta ‘di Marisabella’ per la vicinanza con l’omonimo pantano (formato dall’impaludarsi delle acque del torrente Picone la cui debole portata non riusciva ad avere ragione dell’accumulo d’alghe prodotto da uno sfavorevole gioco di correnti marine). Su questa assai improvvisata pista alle 07:20 del 5 agosto 1913 atterrava un Blériot XI, un monoplano monomotore di progettazione francese il cui modello aveva al suo attivo due record: la trasvolata dell’Atlantico e quella delle Alpi. L’atterraggio fu avventuroso: un gregge di pecore invase la pista all’ultimo momento e l’aereo finì fuori pista, per fortuna riportando solo danni al carrello. Malconcio ma felice, il pilota venne fuori dall’abitacolo, e migliaia di persone lo portarono in trionfo… Non sembri strano che tanta folla gremisse i bordi di un campo d’aviazione di così buon mattino. Quel pilota si chiama Cesare Suglia, era nato a Bari il 4 gennaio 1887 ed aveva appena portato a termine un’impresa, consistente nell’attraversare tutta l’Italia da nord-ovest a sud-est superando gli Appennini e volando da Torino a Bari per 1220 chilometri. Poiché il Blériot disponeva di un serbatoio piccolo, né c’era modo di aggiungerne uno supplementare senza squilibrare l’assetto di volo, era stato deciso che la trasvolata avrebbe avuto luogo in tre tappe. Così, alle 05:20 del 2 agosto 1913 il Comandante Maggiore Suglia e il suo Blériot prendevano il volo dall’aeroporto Mirafiori di Torino. Suglia atterrò all’aeroporto di Centocelle alle 12:34, dopo 6 ore e 35 minuti di volo condotti alla ‘vertiginosa’ velocità media di 100 kmh. Teoricamente, fatto rifornimento, Suglia poteva riprendere il volo e raggiungere Napoli. Era però più prudente che motore e pilota rifiatassero. La ripartenza era fissata per l’indomani mattina. Ma ecco il 3 agosto levarsi su Roma un vento impetuoso. Come avrebbe potuto contrastarlo un mezzo che pesava poco più di cinquecento chili ? Suglia si rassegnò a riprendere il volo l’indomani. Nell’attesa piloti, meccanici e ingegneri si consultarono : Se Suglia era pronto ad affrontare un’altra lunghissima stasi col sopraprezzo del freddo, ce l’avrebbe fatta quel povero apparecchio a volare per altre sei ore consecutive levandosi a più di mille metri di quota per superare gli Appennini ? Il buon senso suggeriva di fare tappa a Napoli, riservando il massimo sforzo solo all’ultima e più rischiosa frazione. Così, alle 06:20 del 4 agosto, Suglia e il Blèriot ripartivano per Napoli, poi raggiunta alle 08:30. Veniva ora il difficile : Se fino a quel momento era stato possibile orientarsi seguendo la linea costiera tirrenica, adesso non restava che affidarsi alle incognite della bussola di bordo, che per l’epoca era ancora un innovativo ‘accessorio’. Il pilota si sarebbe comunque rifatto a punti ‘cospicui’ stabiliti in precedenza: corsi d’acqua e centri abitati. All’alba del 5 agosto Suglia decollò per la terza ed ultima volta. Andò tutto bene e dopo due ore e 20 minuti giunse sulla verticale del Campo Aviatorio di Marisabella… Quel campo d’aviazione smise di funzionare nel 1934 con l’ingresso in servizio nella vicina Palese del primo aeroporto pugliese. Quell’aeroscalo doveva essere intitolato all’eroico aviatore barese. Diversamente, Cesare Suglia non sarebbe rimasto uno dei tanti carneade della toponomastica cittadina (solo una strada lo ricorda a Japigia).

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Gennaio 2023

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