Cultura e Spettacoli

Co-belligeranti, non più che quello

Il 13 ottobre 1943, tra la generale disattenzione,  l’Italia sabauda, o ciò che ne restava a Mezzogiorno, formalizzava la sua ultima dichiarazione di guerra. Obiettivo delle inesistenti forze del Regno del Sud era l’ex alleato nazista (e per drammatica conseguenza anche la Repubblica Sociale Italiana, che del Reich era Stato fantoccio). Di quell’atto si sa solo che a firmarlo fu Badoglio. Dove e da chi fu presentato non si è mai saputo (a Ginevra, da un rappresentante diplomatico nominato in tutta fretta?). Non risulta nemmeno che la Germania abbia ‘accusato ricevuta’ di quella dichiarazione. E lo spazio riservato dai media italiani ed esteri a quella dichiarazione fu limitatissima. Non poteva essere diversamente. L’Italia poteva mettere in campo solo qualche migliaio di soldati pressoché disarmati, una decina di aerei miracolosamente in grado di volare e poche squadriglie di mas e cacciatorpediniere disdegnati dagli Alleati (i quali però avevano fatto riparare a Malta l’ancora quasi integro nucleo corazzato della Regia Marina). Il patetico atto di aggressione si spiega col disegno di far passare l’Italia per ‘alleata’ di USA e Gran Bretagna ; il che avrebbe attenuato le pesanti clausole della resa incondizionata firmata a Cassibile il 29 settembre. Ma gli Alleati misero subito in chiaro una cosa : l’Italia da quel momento andava considerata non più che come nazione co-belligerante, status che comportava un’inferiore posizione giuridica al momento di sedersi al tavolo delle trattative di pace. In concreto, l’Italia metteva a disposizione strutture (strade, ferrovie, aeroporti, acquedotti, stazioni radio…) che di fatto erano già in mano ai nemici di un mese prima. C’era però anche una ragione ‘nobile’ in quella dichiarazione di guerra : All’indomani dell’8 settembre i tedeschi avevano imprigionato 600mila soldati italiani, che nella generica qualità di ‘traditori’ languivano nei campi di concentramento a condizioni appena meno dure di quelle riservate agli ebrei. La dichiarazione di guerra, automaticamente,  metteva  costoro nella condizione di ‘prigionieri di guerra’, il che – almeno sulla carta – obbligava i tedeschi a trattarli in modo conforme alla Convenzione di Ginevra. In conclusione, l’atto firmato da Badoglio, ottenne attenzione (pessima) solo presso le classi 1922 e 1923 che, dopo l’iniziale sollievo d’aver scansato la guerra con la chiamata alle armi, si videro crudelmente beffate. Ad ogni modo il contributo numerico dei nostri soldati alla Campagna d’Italia fu modestissimo. Peraltro, quei pochi soldati, costretti anche all’umiliazione di vestire dismesse divise USA, vennero impiegati prevalentemente nelle retrovie, a conferma della scarsissima opinione che si aveva di noi sul piano politico e militare.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Ottobre 2016

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