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Vendola critica Emiliano e non considera “politicamente autonomo” Decaro

Per l'ex governatore pugliese, il partito di Elly Schlein in Puglia dovrebbe smarcarsi dall'ingerenza dei propri rappresentanti di governo delle istituzioni

L’ex governatore della Regione Puglia ed attuale presidente di “Sinistra italiana”, Nichi Vendola, critica Michele Emiliano e considera il PD pugliese ed Antonio Decaro politicamente non autonomi da Emiliano. Infatti il leader di Si, intervenuto ieri a Bari alla presentazione della candidatura al Parlamento europeo dell’ormai ex assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, parlando degli scandali verificatisi ultimamente alla Regione Puglia, ha dichiarato: “L’insieme degli scandali che hanno riguardato la Regione Puglia hanno rappresentato per me un grande dolore, perché hanno sporcato l’immagine della regione. Si è abusato della metafora della Primavera pugliese e abbiamo tutti avuto la sensazione di una gelata”. Difatti, secondo Vendola, sarebbe stato necessario un azzeramento della giunta regionale, anziché affrontare la questione “con una logica aritmetica”, come invece ha fatto il presidente Emiliano.  “Di fronte a una vicenda così dolorosa – ha spiegato il presidente nazionale di Si – che metteva in vetrina una sequenza di mala politica inquietante, l’azzeramento della giunta era un atto di assunzione di responsabilità necessario e avrebbe meritato parole all’altezza”. “Bisognava chiedere scusa ai pugliesi – ha detto inoltre Vendola – avendo l’umiltà di assumersi una responsabilità e non di scansarla continuamente. Questo avrebbe permesso di aprire un discorso sincero su ciò che non funziona”. Il leader di Si ha poi ammesso di aver desiderato di fare la propria parte “indicando un metodo di lavoro, anche grazie all’intervento così forte di Elly Schlein”, però il Pd pugliese non è pervenuto” ed “Emiliano ha scelto di fare un’operazione (ndr – il mini rimpasto della giunta, con la sostituzione dei soli due assessori esterni al Consiglio) che – ha sottolineato Vendola – è una burletta rispetto alla pesantezza della situazione che si è venuta a determinare”. E questo – ha fatto presente lo stesso Vendola – “crea un motivo di rottura” all’interno del centrosinistra. Infatti, per l’ex governatore della primavera pugliese, “il Pd in Puglia dovrebbe essere capace in prima persona di esprimersi in passaggi così difficili, invece sembra prigioniero politico”. Fatto, questo, “sgradevole” per il partito di Vendola. Mentre parlando del sindaco di Bari uscente il leader di Si ha affermato: “Abbiamo affetto e stima nei confronti di Antonio Decaro. Se potessi fare una critica a una persona che considero un fratello, riguarda la difficoltà di rendersi autonomo politicamente per poter esprimere una differenza che sarebbe importante rispetto ad altri luoghi della vita politica pugliese”. Insomma, le parole del presidente nazionale di Si alla conferenza stampa barese di ieri potrebbero essere considerate una sorta di invito alla segretaria Dem, Elly Schlein, a commissariare il partito in Puglia, per liberarlo dai “cacicchi” e “capibastone” che non lo renderebbero politicamente autonomo e svincolato da chi governa le istituzioni locali. Infatti, si chiede qualche attento elettore di centrosinistra, “cosa intendeva dire Vendola quando ha dichiarato che ‘il Pd pugliese è prigioniero politico’, invitando poi Decaro a rendersi autonomo, se non che entrambi sono ‘ostaggi’ del governatore Emiliano?”. Rilievo, questo, che potrebbe avere un fondamento di verità, ma che realisticamente andrebbe anche rilevato che il sindaco Decaro senza una dipendenza politica stretta con Emiliano, forse non sarebbe mai esistito come personaggio di vertice della politica pugliese e, in particolare, del Pd. Questo, però, è un discorso che esulta dai temi affrontati da Vendola, il quale – sempre nel corso della conferenza stampa barese di ieri – ha ribadito il proprio sostengo a candidato sindaco di Bari, e quindi di Si, al penalista Michele Laforgia, sostenuto – come è noto – dal gruppo di forze che la scorsa estate hanno dato vita a “Convenzione per Bari 2024” e dal M5S di Giuseppe Conte. “Abbiamo sempre considerato Laforgia – ha sottolineato inoltre Vendola – un riferimento di tutto il mondo progressista, delle battaglie decennali per la legalità”, evidenziando “quindi che non possiamo che stare da questa parte, anche con la convinzione che l’atto di intesa fra Larogia e Vito Leccese (ndr – candidato a sindaco del Pd e di altre liste civiche satelliti di esso) su una competizione che transitoriamente vede in competizione due diverse coalizioni di centrosinistra, si compirà nell’unità che sarà nell’attività di governo”. Vendola,a chi gli chiesto se l’estromissione dalla giunta pugliese di Maraschio, da parte del governatore Emiliano, possa essere stata una sorta di ritorsione politica a Si, per l’appoggio a candidato sindaco di Laforgia, ha spiegato che “le questioni andavano su due piani distinti” e che lui per un mese è stato notoriamente impegnato a tentare di ricucire l’unità del capo largo progressista. “Io – ha affermato ancora Vendola – non ho alcun rancore nei confronti di Michele Emiliano” perchè “non mi interessa come essere umano”. “Mi interessa – ha aggiunto il leader di Si – per le sue azioni e per come queste si riverberano nella vita dei pugliesi”. Difatti, ha poi rilevato Vendola: “Emiliano e il Pd hanno perso un’occasione che era quella di ragionare con serietà sui problemi politici legati a queste grosse dosi di trasformismo”. L’ex governatore pugliese ha inoltre evidenziato che al tempo in cui era lui alla guida della Regione Puglia non aspettò le inchieste della magistratura “per protestare quando nel 2014 Emiliano ha fatto l’accordo con l’Udc, o quando ha fatto entrare Anita Maurodinoia nella giunta”, come invece è accaduto con Emiliano. Vendola, poi, ha giustificato il suo silenzio su tali questioni politiche all’interno del centrosinistra pugliese affermando: “Se ho taciuto io è per evitare che ci fosse la caricatura di un qualche rancore personale”. Come dire che ha evitato di affrontare il tema, per non parlare di Emiliano. Ma – come è noto – anche in politica il “silenzio” non sempre “è oro”. Perché è anche noto che molti elettori talvolta decidono il proprio consenso nelle urne in base a ciò che una forza politica è in grado di denunciare, o dissentire, all’interno della coalizione di appartenenza e non soltanto per ciò che propone.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 1 Maggio 2024

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