Cultura e Spettacoli

Come il Della Vittoria, così il Meazza!

Quando nella seconda metà degli anni Ottanta si decise la costruzione del San Nicola, in vista prima dei Mondiali del ’90 e poi dei Giochi del Mediterraneo del 1997, ci si cominciò a chiedere che fine avrebbe fatto il Della Vittoria. Quando poi il glorioso impianto uscì devastato dalla disperazione dei ventimila albanesi sbarcati dal Vlora nel ’91 che lì  erano stati rinchiusi, si parlò di abbattimento. Alla fine prevalse il buon senso e il vecchio stadio barese, restaurato, potette fare la sua parte durante i Giochi del Mediterraneo. Sporadicamente impiegato tra concerti e partite di rugby, continua ad avere un senso svolgendo funzione monumentale. Quanto meno, una pagina importante della storia di Bari – e del Bari – non è stata sacrificata nel nome dell’interesse, eccezione ammirevole nella capitale del pensiero levantino. Se abbiano tirato in mezzo Bari e il Della Vittoria è perché proprio in questi giorni a Milano più che mai si dibatte se abbattere o meno lo storico stadio Meazza, stante la volontà di Inter e Milan di dotarsi di un impianto moderno. Per una serie di ragioni, anche sentimentali, oltre che storiche e monumentali, sono in molti ad opporsi alla demolizione della cosiddetta Scala del Calcio, che proprio oggi spegne  la sua 93esima candelina. L’impianto, che allora si chiamava Stadio Sa Siro per la vicinanza all’omonimo e preesistente ippodromo – fu infatti inaugurato il 19 settembre 1926 con una partita amichevole fra Inter e Milan (per la cronaca, vinsero i nerazzurri per 6-3). La struttura originale, costruita a spese di Piero Pirelli su progetto dell’ingegnere Alberto Cugini e dell’architetto Ulisse Stacchini, era composta da quattro tribune rettilinee, una delle quali parzialmente coperta ; poteva ospitare fino a 35 000 spettatori. Nel 1935 l’impianto – fino a quel momento di proprietà del Milan – venne acquistato dal Comune di Milano, che, contestualmente, diede inizio a una prima operazione di ampliamento costruendo quattro curve di raccordo tra le tribune. Al termine dei lavori, curati dall’ingegner Bertera e dall’architetto Perlasca, lo stadio aveva una capienza di 55 000 spettatori. Nel 1955 San Siro fu oggetto di una drastica e audace trasformazione per via del secondo ampliamento, questa volta curato dall’ingegner Ferruccio Calzolari e dall’architetto Armando Ronca: venne realizzata una struttura portante per un secondo anello di tribune che sovrastavano, e in parte coprivano, le vecchie tribune; la capienza totale salì così a 100 000 spettatori, che successivi provvedimenti dettati dalla sicurezza ridussero a 85 000. Nel 1980, l’impianto venne intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza, calciatore di Inter e  Milan. Nel periodo 1987-1990, venne costruito un terzo anello e furono coperti tutti i posti a sedere (progetto firmato dagli architetti Giancarlo Ragazzi, Enrico Hoffer e dall’ingegnere Leo Finzi). Oltre ad essere lo stadio più capiente d’Italia, potendo ospitare 80 018 spettatori, il Meazza, è stato inserito al secondo posto nella classifica degli stadi più belli del mondo redatta dal Times nel 2009. Infine, secondo i risultati di un’analisi condotta da Camera di Commercio e Università degli Studi di Milano nel 2014, San Siro rappresenta uno dei massimi simboli della città dopo il Duomo e la Triennale. È inoltre uno dei quattro stadi italiani (assieme all’Olimpico Grande Torino e all’Allianz Stadium, entrambi di Torino, e all’Olimpico di Roma) a rientrare nella Categoria 4 UEFA, quella di maggior livello tecnico… Con che cuore buttare giù un secolo di storia? Nessuno ha mai pesato a demolire il Colosseo, che , per quanto fascinoso, resta un rudere.- Nell’immagine, lo stadio di San Siro (a destra) e l’ippodromo di San Siro (a sinistra) alla fine degli anni Venti.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Settembre 2019

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