Cultura e Spettacoli

Da Duca a Barone. Carriera d’un impostore

Alla proclamazione della Repubblica Partenopea nel 1799, nelle regioni del regno rimaste fedeli al detronizzato Borbone si scatenò la reazione sanfedista. A guidare la controrivoluzione furono spesso arruffapopoli manovrati da ‘pupari’ per lo più in abito religioso (il più famoso fu il cardinale Ruffo). Ogni regione ebbe i suoi condottieri. Alla Puglia ne toccarono due. Venivano entrambi dalla Corsica. Il primo. Francesco Boccheciampe, era un soldato disertore ; il secondo,  Giovan Battista De Cesare, un ex servitore in livrea con la Legge alle calcagna. A questi due avventurieri e all’ameno caso che li riguarda è dedicata una sapida pagina di ‘Cronache di una rivoluzione’. di Camillo Albanese (Franco Angeli – 1998). Sorpresi a Napoli dall’arrivo dei Francesi, giunti in sostegno della Repubblica Partenopea, il De Cesare e il Boccheciampe, insieme ad altri cinque conterranei di pessima fama (Casimiro Raimondo Corbara, Ugo Colonna, Lorenzo Durazzo, Stefano Pittaluca e Antonio Guidone, ) si misero in fuga. Raggiunta fortunosamente Brindisi, in attesa di trovare una nave per Trieste o Corfù, risolsero il problema dell’alloggio con un ingegnoso stratagemma : Malgrado le vesti lacere, si presentarono come il principe Francesco erede al trono (il Corbara), il fratello del Re (il Boccheciampe) e il Duca di Sassonia (il De Cesare) che, in incognito e seguiti dai servitori più fidati, cercavano di prendere il mare per raggiungere Sua Maestà in esilio. Avrebbero potuto essere facilmente smascherati giacché lì, fuggite da Caserta a Brindisi, le principesse Adelaide e Vittoria erano in attesa di una nave russa che le conducesse a Trieste. Le principesse, invece, avallarono l’equivoco nell’idea, poi rivelatasi vincente, di aumentare il fanatismo popolare a vantaggio della reazione. In tutto questo ebbe un ruolo anche l’arcivescovo Capecelatro il quale scrisse alla regina Maria Carolina di “informare il sovrano che la sola premura di rimettere il Regno sotto la Regia obbedienza era lo scopo della rappresentazione”. Per di più Capecelatro mise a disposizione della causa “un soccorso di mille e più ducati”. A questo punto Boccheciampe e De Cesare si diedero a raccogliere un esercito di facinorosi da guidare alla riconquista delle città che avevano aderito alla Repubblica Partenopea. Fu così possibile a quest’orda di tristi ripremdere Martina e poi devastare Acquaviva. Qui i due si divisero : il De Cesare si mise in marcia verso Bari, il Boccheciampe verso Brindisi. Andò meglio al primo ; l’altro morì in battaglia. Quando con i suoi uomini ebbe raggiunto le forze del cardinale Ruffo, il primo impostore ebbe il grado di “Generale” e successivamente il titolo di Barone. Le tracce del De Cesare si perdono a Gallipoli, nel cui forte si era asserragliato. Morì combattendo o, ancora travestito, se la svignò? – Nell’immagine, una stampa  sanfedista.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 2 Marzo 2019

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