Cronaca

Da una “periferia” a un’altra “periferia”

La sera del 21 febbraio, i Padri delegati del simposio barese “Mediterraneo, frontiera di pace” si sono recati in visita presso alcune delle parrocchie della diocesi per vivere un momento di incontro e testimonianza con la comunità locale. Anche il V municipio barese di Palese e Santo Spirito è stato interessato dalla visita di uno di codesti presuli. La messa con il momento di accoglienza e di festa si sono svolti presso la parrocchia di San Nicola nella zona santospiritese di Catino, periferia nord di Bari, organizzati dal parroco Don Luciano Cassano con la collaborazione degli operatori e della Comunità parrocchiale con l’ausilio e con l’assistenza civica del Sass Puglia, Associazione di Volontariato di Protezione Civile. In codesta periferia della Città è giunto ,da un’altra “periferia” della Chiesa  sua eccellenza mons. Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi, pastore di una piccola comunità cattolica in territorio a stragrande maggioranza islamica ed uno dei Padri delegati dell’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, al quale, dopo la celebrazione, abbiamo posto due brevi domande:

“Eccellenza, noi abbiamo innanzitutto questo tema: “Mediterraneo, frontiera di pace” .Il termine “Mediterraneo”, il termine “Pace” sono i termini più abusati, i termini più “esagerati” in questo momento. Il termine che quasi quasi viene trascurato è il termine “Frontiera”. Lei è in una realtà di frontiera. Che tipo di realtà vive nel suo Paese?”

Frontiera vuol dire un Paese che non è cristiano, una periferia come viene chiamata anche dal Papa. Io sono fiero di essere là e di poterla vivere. Perché, malgrado le difficoltà e la piccolezza della nostra Chiesa, la fragilità della nostra Chiesa, è una Chiesa viva che mi fa essere fiero dei cristiani che sono là, dei pochi cristiani che ci sono e che hanno una fede bella e grande e che sono di esempio a tanti cristiani che vivono in un mondo completamente cristiano.

“Durante l’omelia, ci ha parlato di testimonianza e di vivere il Vangelo nella prassi e non tanto con le parole e con le forme esterne. Questo concetto che il suo piccolo gregge ci mostra, quale significato può avere per il nostro Occidente?”

Forse anche noi, in Occidente, dobbiamo dimenticare un po le parole e vivere l’essenziale. Il papa Paolo VI diceva che il mondo d’oggi non ha bisogno di predicatori ma di testimoni. Forse ciò che c’è qui in Occidente ci sono più predicatori che testimoni. È una testimonianza che non viene soltanto dai sacerdoti, anche dai fedeli che sono loro che formano la Chiesa.

“Nel ringraziarla, porti il nostro saluto e portiamo nel cuore lei, Tunisi e lei porti nel cuore noi e soprattutto la nostra realtà di Catino con don Luciano che ci ospita.”

Grazie a voi, certamente!

 

Savio Ciciolla

 

 


Pubblicato il 27 Febbraio 2020

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