Cultura e Spettacoli

Eh, Ferdinando, il medico aveva ragione…

Il 3 febbraio 1859 Ferdinando II, re delle Due Sicilie, era a Bari in attesa che da Trieste, a bordo della pirofregata Fulminante, arrivasse la Duchessa Maria Sofia di Baviera, futura sposa di Francesco II, erede al trono. Il monarca era in condizioni di salute così precarie che si dovette chiamare a consulto i migliori medici di Bari e provincia : Vincenzo Chiaia di Rutigliano, Enrico Ferrara di Bitonto e Nicola Longo di Modugno (quest’ultimo, in qualità di Presidente del Consiglio Sanitario della provincia di Bari si era distinto nel 1836 in occasione dell’epidemia di colera con metodi di cura e prevenzione che in seguito sarebbero stati utilizzati nel Regno delle Due Sicilie in occasione di altre cinque pandemie). Il consulto trovò i tre medici in disaccordo sulla diagnosi e quindi sulla terapia. Nell’incertezza, il malato decise di affidarsi alle cure di Longo. Avendo notato un ascesso nella regione femorale inguinale pieno di pus, il medico modugnese – già convinto della necessità di un intervento chirurgico – volle tentare prima una cura a base di risolventi al mercurio. Dinanzi all’inefficacia del rimedio, Longo sciolse ogni riserva : il malato andava operato senza indugio. Ma la Regina, il Duca di Calabria e il medico di corte Ramaglia erano contrari e rimandavano di giorno in giorno l’operazione, anche perché, conoscendo la fama di liberale del Longo, guardavano a lui con sospetto. Precipitando le cose, il medico pugliese parlò con schiettezza all’infermo : “Maestà, la sventura vostra in questa contingenza è l’essere re. Se foste un infelice gettato in un ospedale a quest’ora sareste probabilmente guarito”, alludendo ai medici che precedentemente per non spaventarlo, non gli avevano prospettato la realtà del male. Lì per lì Ferdinando fu sul punto di dare il suo assenso all’operazione, tant’è che avrebbe risposto : “Don Nicola, mo me trovo sotto ; facite chello che vulite”. Ma ancora una volta la Regina, il Duca di Calabria e Ramaglia brigarono perché il re desistesse dal suo proposito. Dopo aver titubato e rinviato l’operazione per un mese, Ferdinando II tornò a Caserta, ormai in condizioni gravissime (prima di partire, però, in segno di stima e gratitudine volle donare a Longo una tabacchiera d’oro cesellato con monogramma reale e corona borbonica in brillanti ; il dono è ancora custodito dagli eredi del medico). Nella reggia Ferdinando venne sottoposto d’urgenza alla stessa operazione che il Longo avrebbe voluto eseguire due mesi prima, ma ormai era troppo tardi. L’energico re morì il 22 maggio 1859, lasciando il trono al debole Francesco II. Fosse invece sopravvissuto, chissà come sarebbero andate le cose a proposito della spedizione dei Mille.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Aprile 2022

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